Oggi come poche volte in passato quegli Stati della comunità internazionale che non riconoscono lo Stato della Palestina professano l’intenzione di un impegno verso una soluzione a due Stati. Tuttavia, la palese ipocrisia di questi Stati diventa evidente se si considera l’inspiegabile riluttanza a riconoscere la Palestina come entità sovrana. Questi Stati, inclusa l’Italia, sostengono una soluzione a due Stati senza però compiere il primo passo cruciale: riconoscere la Palestina come Stato. Questa farsa ipocrita non solo perpetua la sofferenza del popolo palestinese, ma incoraggia anche gli sfrenati atti di oppressione e apartheid di Israele.
La farsa di una soluzione a due Stati
Il concetto di una soluzione a due Stati è stato pubblicizzato come la panacea per il conflitto israelo-palestinese, un’utopia diplomatica in cui entrambe le nazioni coesistono fianco a fianco in pace. Tuttavia, la riluttanza di molti Stati a riconoscere formalmente la Palestina solleva dubbi sulla sincerità del loro impegno verso questa presunta soluzione. Sembra che, nel grande teatro della diplomazia internazionale, la soluzione dei due Stati serva più come uno strumento retorico che come una vera e propria strategia per risolvere il conflitto. Una propaganda per calmare gli animi mentre i palestinesi vengono trucidati da Israele. Quando Israele finirà il massacro non se ne parlerà più come non se ne è parlato negli ultimi anni, arrivando alla situazione paradossale in cui Netanyahu presenta spavaldo di fronte all’ONU una mappa di Israele che include la Striscia di Gaza, la Cisgiordania, e le alture del Golan.
Il rifiuto di questi Stati di riconoscere la Palestina come Stato serve solo a mantenere lo status quo, uno status quo definito dall’oppressione sistematica del popolo palestinese. Negando il riconoscimento, questi Stati sostengono la continua espansione di Israele nei territori palestinesi, i suoi insediamenti illegali e la perpetuazione di un sistema di apartheid che rispecchia alcuni fra i capitoli più oscuri della storia.
Il riconoscimento della Palestina come Stato non è un mero gesto simbolico; è un potente strumento per portare avanti la causa della giustizia capace di inviare un chiaro messaggio a Israele mostrando che le sue azioni non sono prive di conseguenze. Ciò conferirebbe al popolo palestinese il diritto immediato di rivendicare e realizzare l’autodeterminazione. Il rifiuto di riconoscere la Palestina, invece, comunica la volontà di chiudere un occhio di fronte alle atrocità commesse contro un intero popolo e questo è quello che osserviamo oggi.
L’esitazione di alcuni Stati a riconoscere la Palestina può essere ricondotta a una rete di alleanze e interessi geopolitici. Israele, spesso considerato un alleato strategico, gode dello scudo diplomatico di nazioni potenti ed in particolare gli USA, che lo preservano dalla responsabilità delle sue azioni. L’ironia sta nel fatto che proprio queste nazioni che predicano un impegno per i diritti umani e la giustizia sono complici nel perpetuare la sofferenza del popolo palestinese attraverso il loro silenzio strategico.
Ipocrisia e doppi standard, sempre
Mentre gli Stati che rifiutano di riconosce la Palestina come Stato aderiscono formalmente ai principi di democrazia e uguaglianza, il loro mancato riconoscimento della Palestina contribuisce alla perpetuazione di un sistema di apartheid. La palese discriminazione affrontata dai palestinesi nella loro stessa terra, con movimenti limitati, accesso limitato alle risorse e trattamento legale ineguale, torture, omicidi, e abusi di ogni genere su base quotidiana rispecchia la vergognosa storia dell’apartheid in Sud Africa. Il rifiuto di riconoscere questa realtà mina ulteriormente la credibilità degli Stati che affermano di difendere i diritti umani. E’ anche per questo che oggi molti esperti ed analisti politici parlando di bancarotta morale Occidentale.
Nel contesto della diplomazia internazionale, il paradosso di sostenere una soluzione a due Stati rifiutandosi di riconoscere la Palestina è un affronto alla giustizia e ai diritti umani. È giunto il momento che la comunità internazionale si tolga il mantello ipocrita e compia un passo decisivo verso la giustizia. Riconoscere la Palestina non è solo una formalità diplomatica; è un imperativo morale e una dimostrazione tangibile dell’impegno a porre fine alle sofferenze del popolo palestinese. Fino ad allora, la comunità internazionale rimane complice nella perpetuazione di uno status quo ingiusto, garantendo a Israele l’impunità per continuare la sua brutalizzazione e l’apartheid. Il mondo deve rendersi conto della scomoda verità: il percorso verso una soluzione a due Stati inizia con il semplice atto di riconoscere la Palestina.