Secondo i media israeliani l’attuale aggressione militare contro Gaza ha profonde implicazioni, sollevando preoccupazioni sull’occupazione e la mancanza di una soluzione politica. Al centro di questa situazione, il Primo Ministro Netanyahu sembra focalizzato esclusivamente sul mantenere il potere, ignorando le gravi conseguenze della guerra.
Secondo funzionari israeliani, l’escalation a Gaza potrebbe offrire a Hamas l’opportunità di accettare un accordo significativo sullo scambio di prigionieri, senza che Israele debba sostenere costi eccessivi. Tuttavia, un’ex alto ufficiale israeliano avverte che – nel caso Hamas sia sconfitto – una volta conclusa la guerra, Israele potrebbe dover affrontare un prezzo molto alto dovuto alla catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza.
L’analista militare Tal Lev Ram, del quotidiano Maariv, sottolinea che in Israele la posizione dominante è che l’esercito dovrebbe esercitare pressioni su Hamas per raggiungere un accordo migliore sulla liberazione dei prigionieri. Lev Ram ha criticato l’esercito israeliano per il fallimento nella sicurezza che ha preceduto l’attacco di Hamas, attribuendo la mancanza di preparazione a una “stagnazione di pensiero”. Inoltre, egli ritiene che Netanyahu, in qualità di Primo Ministro, abbia ignorato avvertimenti cruciali sull’aumento delle tensioni interne, mettendo a rischio la sicurezza israeliana.
L’ex maggiore generale Yisrael Ziv, capo della divisione operativa, evidenzia la complessità della situazione. Israele si trova a un bivio strategico: da un lato, deve sconfiggere Hamas militarmente; dall’altro, deve riconoscere che a Gaza, nel caso in cui Hamas sia sconfitto, ci sarà una crisi umanitaria su scala mondiale. Ziv ha criticato Hamas per la costruzione di un’infrastruttura militare all’interno delle zone civili di Gaza, giustificando in questo modo la necessità della guerra. Tuttavia, avverte che finché gli ostaggi israeliani rimarranno a Gaza, Israele non potrà ottenere risultati decisivi.
Ziv guarda alla proposta politica americana come a una possibile soluzione. Egli ha criticato Netanyahu per averla respinta, accusandolo di mettere la sua sopravvivenza politica prima del futuro di Israele. Ziv ha anche avvertito che se Israele rifiuta di assumersi la responsabilità della sicurezza di Gaza, sarà completamente responsabile della distruzione della Striscia e dei due milioni di rifugiati. La sua preoccupazione è che l’annessione di Gaza comporterebbe gravi conseguenze, indebolendo l’esercito israeliano, causando il crollo dell’economia, minando la sicurezza interna e portando a una forte condanna internazionale. In sostanza, la mancata accettazione della proposta americana di mediazione da parte di Netanyahu potrebbe danneggiare la strategia di sicurezza nazionale, risultando in una politica a medio termine che potrebbe avere impatti sulla stabilità e sulla reputazione di Israele nella comunità internazionale nel lungo termine.