Nel corso di uno dei capitoli più bui della storia del popolo palestinese, domenica 3 dicembre a Milano, ha avuto luogo la prima conferenza per parlare di Palestina.
Il convegno ha visto la partecipazione di politici e di diverse figure di spicco, tra cui Moni Ovadia, l’onorevole Stefania Ascari, l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, l’ambasciatrice Elena Basile e Alessandro Di Battista. Inorriditi dalla morte e dalla distruzione che hanno inghiottito la Palestina, sommersa dal dolore, dall’angoscia e dallo strazio, un gruppo di giovani italo palestinesi di seconda generazione ha deciso di organizzare un convegno per condannare la violenza dello Stato di Israele e denunciare il silenzio della comunità internazionale e del governo italiano, complice in questo genocidio.
I palestinesi di Gaza stanno subendo una catastrofe umanitaria. Quasi 1,7 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case, ma nessun luogo è sicuro. Nel frattempo, la situazione nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, rischia di degenerare. Le vittime sono ormai più di 400 e gli arresti più di 3000.
Ad iniziare è stato Moni Ovadia, regista teatrale e scrittore italiano ebreo di origine bulgara, accolto calorosamente da una sala piena ed elettrizzata, Ovadia ha ribadito il suo sostegno al popolo palestinese, l’importanza di avere un solo Stato per due popoli che possano vivere in Pace e in sicurezza. L’Ex direttore del teatro comunale di Ferrara, non ha esitato nel condannare lo Stato di Israele e la criminalità e il sadismo dell’attuale governo Netanyahu per il genocidio che sta perpetrando a Gaza e per tutti i crimini di guerra che ha commesso dalla sua nascita nel 1948 fino ai giorni nostri.
Poi è la volta di Luigi de Magistris: “Il diritto alla resistenza, il dovere alla resistenza, noi lo riconosciamo sempre in Occidente o a seconda dello Stato che deve resistere? Io ritengo che l’invio delle armi in Ucraina rappresenti una violazione dell’articolo 11 della Costituzione italiana ma riconosco il diritto ovviamente del popolo ucraino a resistere. Se fosse vero quel pensiero occidentale della Nato, degli Usa dell’Italia e dell’Unione Europea che invece è doveroso armare le resistenze nei confronti dei paesi illegalmente occupati mi chiedo allora come mai l’Italia, l’Unione Europea e la Nato non abbiano armato la resistenza palestinese (…) Il popolo palestinese non ha solo diritto a resistere, ha il dovere di resistere.”
Inizia così l’intervento dell’ex magistrato che ha ricevuto il passaporto palestinese concesso ad honorem dallo stesso presidente dell’ANP Abu Mazen nel 2013. L’ex sindaco della città di Napoli ha poi messo alla luce le difficoltà che ha dovuto affrontare a livello sociale e politico per essersi schierato dalla parte degli oppressi, dei più deboli, per aver concesso la cittadinanza onoraria di Napoli ad Abu Mazen come segno di riconoscimento dello Stato della Palestina, per aver boicottato i prodotti israeliani, per aver fatto entrare le navi della Freedom Flotilla nonostante l’ordine di chiudere i porti. Conclude dicendo “in Palestina è in atto un genocidio, e lo dico da giurista”.
Presente anche la nota scrittrice Alaa Al said che ha commosso tutta la platea con una storia che accomuna tutti i palestinesi vittime di questa occupazione esiliati dalla loro terra martoriata da quasi un secolo. La scrittrice del romanzo “Sabun”, con la voce tremante e chiaramente sofferente, ci spiega come i numeri del genocidio in corso a Gaza hanno superato di gran lunga quelli della Nakba, la catastrofe che ha permesso la nascita dello Stato di Israele; deportazioni e massacri di donne e bambini per fare spazio a cittadini di altri Stati permettendogli di sottrarre una terra appartenente già ad un altro popolo: quello palestinese.
La presenza istituzionale quella della deputata 5 Stelle Stefania Ascari che ha sottolineato l’importanza di informare i colleghi in Parlamento e di creare una rete di comunicazione perché esiste una responsabilità collettiva, nel momento in cui si ha conoscenza di una catastrofe del genere è doveroso combattere una politica che vede la rivendicazione delle armi e della guerra. Le armi, continua, non possono essere l’arma per la pace, perché le armi portano solo a morte e distruzione. L’onorevole cita anche Julian Assange nel suo discorso e afferma che il cessate il fuoco deve essere immediato e definitivo. “È inaccettabile una tregua che serve solo per togliere i cadaveri”.
Da remoto è quindi intervenuta l’ex ambasciatrice Elena Basile, alla quale gli organizzatori dell’evento hanno espresso la loro totale solidarietà per gli attacchi che ha subito in seguito alla sua condanna della violenza dello Stato di Israele nei confronti di civili donne e bambini palestinesi. Elena Basile ha allargato molto il campo fornendo un’analisi geopolitica esaustiva e denunciando che le ragioni dietro la voglia occidentale di guerra sono anche di natura finanziaria.
Sempre in collegamento anche il giornalista Wael Al Dahudh, direttamente da Gaza; il noto volto di Al Jazeera, è stato preso di mira dall’esercito d’occupazione israeliano per riportare i fatti che accadono nella striscia, e il prezzo che ha dovuto pagare è stato molto alto: l’esercito infatti ha ucciso 14 membri della sua famiglia, tra cui sua moglie, suo figlio, sua figlia e suo nipote. Wael chiarisce il fatto che, da Gaza, non si sposteranno mai e che continueranno a combattere fino all’ultimo respiro e che il giornalismo è una grande responsabilità e loro devono esserne all’altezza.
Uno degli ospiti più attesi era Alessandro di Battista, che senza esitazione, ha condannato la politica e la stampa italiana per il suo servilismo e la sua disonestà. L’ex deputato della Repubblica ha fatto un’ampia parentesi sulla situazione internazionale e ha ribadito il suo disinteresse nei confronti di tutti gli attacchi che ha subito per essere dalla parte del popolo palestinese, “i giornali che mi attaccano sono buoni solo per incartare falafel” ha dichiarato.
Ha spiegato inoltre che l’amore per la Palestina nasce dalla prima intifada quando ancora era piccolo, e non l’ha mai abbandonato anzi. Il suo obbiettivo oggi è quello di convincere le persone ad informarsi davvero perché la politica italiana è eticamente corrotta. L’attuale giornalista ha affermato che la stampa ha cercato di fermarlo tramite la delegittimazione, gli attacchi mediatici e l’uso strumentale dell’antisemitismo; ha inoltre denunciato la dilagante diffusione della piaga dell’antisemitismo e dell’islamofobia, fomentati da una tv incapace di riportare la realtà dei fatti ma solo di storpiare avvenimenti in funzione dei propri interessi politici ed economici; tuttavia, continua, “solo le immagini da Gaza mi tolgono il sonno, a me di quei giornali non me ne frega più niente.” Ha concluso il suo discorso esprimendo il suo desiderio di ottenere la cittadinanza palestinese ma a Gerusalemme, quando sarà capitale della Palestina.
L’evento organizzato da un gruppo di giovani italo palestinesi di seconda generazione è stato un enorme successo, apprezzato da tutti anche dalle stesse forze dell’ordine che si sono presentate a sorpresa in sala.
Intanto a Gaza continua a salire il numero di morti civili per mano dell’esercito di occupazione israeliano, sono state superate le 20mila vittime.