“Sto venendo ad occupare Gaza e sconfiggere Hezbollah. Mi attengo ad un mitzvah, per sterminare la discendenza di Amalek”. In mezzo agli scontri in corso nella Striscia di Gaza, sono emersi di recente le immagini dei canti dei soldati israeliani che fanno riferimento ad antiche figure bibliche, in particolare agli Amaleciti. Questi versi, intonati con fervore, stanno suscitando preoccupazioni internazionali e attirando l’attenzione sul carattere genocida dell’assedio israeliano e sulle connessioni tra la guerra contemporanea e le radici religiose profonde. Questi fatti sono stati preceduti dal discorso di Netanyahu di qualche settimana fa in cui egli fece riferimento proprio agli Ameleciti davanti alla nazione per giustificare la violenza dell’offensiva a Gaza e contro i civili palestinesi invitando gli israeliani a ricordare Amelek ed esplicitando ulteriormente l’intenzione genocida dell’attuale aggressione israeliana.
L’uso di riferimenti agli Amaleciti, antico popolo biblico considerato simbolo del male dagli ebrei, sta alimentando la già accesa controversia sulla natura della guerra in corso nella regione. I soldati israeliani cantano di venire ad occupare Gaza, sconfiggere Hezbollah e attuare una “mitzvah” – un comandamento religioso ebraico – per sterminare la discendenza di Amalek. Questo solleva preoccupazioni forti anche sulla connessione tra la strategia militare e la motivazione religiosa dietro l’offensiva. Questo caso non è isolato ed è stato preceduti da molti altri video che ritraggono l’ideologia estremista che sta guidando l’azione israeliana a Gaza. In un video recente, la cantante israeliana Narkis ha promosso la distruzione di Gaza e la creazione di insediamenti coloniali illegali. In un video recente, la presentatrice televisiva israeliana Rotem Achihun, beffardamente, si è filmata in un campo militare israeliano scrivendo delle “dediche” sulle bombe destinate a essere lanciate sulla popolazione civile di Gaza. In un atteggiamento provocatorio, è salita poi su un carro armato chiedendo che tali ordini di lancio degli ordigni fossero eseguiti seguendo la sua guida.
Questa connessione tra la guerra e la Bibbia è una chiave importante per comprendere la mentalità dei militari israeliani, che sembrano attingere direttamente alla loro eredità religiosa per giustificare le azioni in corso nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. La tribù di Amalek, citata frequentemente nei testi religiosi, viene evocata anche dal primo re di Israele, Saul, che ordinò la totale distruzione degli Amaleciti, compresi uomini, donne, bambini e addirittura il bestiame. La dichiarazione di guerra contro gli Amaleciti reinterpretata nei confronti della popolazione palestinese, rafforza ulteriormente il carattere coloniale e genocida del conflitto portando alla luce la discriminazione più profonda in atto contro i palestinesi da decenni e che ha guidato i discorsi messianici e di carattere religioso da parte degli estremisti ebrei sionisti risultando in violenze ed istanze di oppressione sistemica.