Un deputato francese, Thomas Portes, ha sollevato una questione controversa riguardante la presenza di cittadini francesi nelle fila dell’esercito israeliano a Gaza. Secondo quanto riferito da Portes, più di 4.000 soldati israeliani impegnati nel conflitto nella Striscia di Gaza detengono la doppia cittadinanza franco-israeliana.
Il dato emerge da un sondaggio condotto dalla rete “Europa 1”, che indica la presenza di 4.185 soldati di nazionalità francese attualmente mobilitati sul fronte di Gaza. Questa cifra renderebbe il contingente francese il secondo più numeroso dopo quello statunitense.
La questione assume una rilevanza particolare alla luce delle accuse di crimini di guerra rivolte all’esercito israeliano per le sue operazioni sia nella Striscia di Gaza che in Cisgiordania. Portes ha espresso una ferma condanna per il coinvolgimento di cittadini francesi, considerandolo inaccettabile e un insulto alla Francia.
Il deputato ha chiesto al governo francese di prendere una posizione decisa contro la partecipazione di cittadini francesi, anche se con doppia nazionalità, a crimini di guerra. Ha inoltre sollecitato il ministro della Giustizia a perseguire legalmente coloro che sono stati condannati per tali crimini.
L’appello di Portes giunge in un momento in cui le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per il rischio di genocidio, facendo riferimento a un bilancio di più di 18.000 palestinesi uccisi, un numero che ha superato il tragico totale di 18.700 vittime.
La questione sollevata dal deputato francese apre un dibattito complesso sulla responsabilità dei cittadini che detengono doppia cittadinanza e sulla loro partecipazione a conflitti armati all’estero. Il caso pone in evidenza il conflitto tra le leggi nazionali e le implicazioni internazionali della cittadinanza, nonché le tensioni etiche e legali che emergono quando cittadini di uno Stato sono coinvolti in azioni militari controverse di un altro.
Questo scenario pone sfide significative per il governo francese, che si trova di fronte alla necessità di bilanciare i diritti dei suoi cittadini con l’impegno per il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale. La risposta del governo francese e le azioni che intraprenderà saranno osservate attentamente sia a livello nazionale che internazionale, mentre il conflitto israelo-palestinese continua a generare divisioni e discussioni a livello globale.
Complicità
La questione della partecipazione di cittadini francesi nelle operazioni militari israeliane nei territori palestinesi occupati è tornata prepotentemente alla ribalta, come riportato da Middle East Eye. Il dibattito si è riacceso a seguito della mobilitazione di centinaia di migliaia di soldati di riserva da parte dell’esercito israeliano, tra cui numerosi francesi con doppia cittadinanza.
Il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, aveva comunicato il richiamo di circa 300.000 riservisti, molti dei quali cittadini francesi, pronti a partire dalla Francia per unirsi alla lotta contro le fazioni palestinesi a Gaza. Il coinvolgimento di questi cittadini ha sollevato interrogativi etici e legali in Francia, dove la partecipazione a conflitti esteri è oggetto di intenso dibattito politico.
David, un giovane riservista di 20 anni, ha espresso la sua determinazione a proteggere Israele e il suo popolo, rispettando il giuramento prestato. Un altro giovane, intervistato anonimamente da “20 Minutes”, ha condiviso sentimenti simili, sottolineando il senso di dovere verso la sua famiglia e i suoi amici in Israele.
Tuttavia, la complicità di cittadini francesi in azioni militari all’estero non è passata inosservata ai politici francesi. Una rappresentante del partito “La France Insoumise” ha sollevato la questione al Ministro della Giustizia francese, denunciando il supporto di associazioni e gruppi francesi che facilitano il trasferimento di donazioni ai soldati israeliani, approfittando di detrazioni fiscali. Queste azioni sono state criticate per il loro potenziale coinvolgimento in “azioni illegali dell’esercito israeliano” e per il “silenzio” della Francia su tali questioni.
Lo storico e ricercatore Thomas Vescovi ha sottolineato che le autorità francesi non dovrebbero ignorare la partecipazione dei loro cittadini con l’esercito israeliano, accusato di commettere crimini di guerra e contro l’umanità nella Striscia di Gaza. Vescovi ha richiamato l’accordo del 1959 che permette il servizio militare a persone con doppia nazionalità, ma ha evidenziato che ciò non esonera gli individui dalla complicità in ingiustizie.
Un caso emblematico è quello di Elor Azaria, franco-israeliano e sergente dell’esercito israeliano, condannato per omicidio premeditato nel 2017 dopo essere stato filmato mentre uccideva il palestinese Abdullah Fattah Al-Sharif.
Nonostante la difficoltà di ottenere dati ufficiali, il quotidiano Liberation nel 2018 ha rivelato che 4.185 soldati in servizio regolare detenevano la cittadinanza francese, un numero che potrebbe essere sottostimato. Secondo le stime, i francesi o franco-israeliani rappresentano tra l’1,7% e il 3,5% del totale dell’esercito israeliano, rendendo la Francia la seconda nazionalità più rappresentata dopo quella americana.
La situazione pone la Francia di fronte a un dilemma: da un lato, il rispetto dei diritti dei suoi cittadini alla doppia nazionalità e al servizio militare volontario; dall’altro, la necessità di confrontarsi con le implicazioni internazionali e i principi di giustizia e diritti umani. La risposta del governo francese a questa sfida complessa sarà determinante per definire la sua posizione sulla scena internazionale e la sua politica in materia di conflitti esteri e doppia cittadinanza.