A seguito della prima rilevazione da noi effettuata la prima settimana di novembre del 2023 fa, abbiamo voluto sondare nuovamente l’opinione dei musulmani italiani in merito alla guerra in corso a Gaza e più in generale alla questione Palestinese.
La guerra sembra oggi essere entrata in una nuova fase ed anche i quesiti indagano nuovi aspetti della questione come la percezione rispetto al ruolo delle comunità religiose, le soluzioni politiche o il peso che questo conflitto ha nel determinare le scelte elettorali dei cittadini musulmani.
In un periodo di crescente tensione e attenzione mediatica sulla guerra di Gaza iniziata il 7 ottobre, il nostro recente sondaggio ha cercato di riportare una rappresentazione delle opinioni e delle percezioni al riguardo in seno alla comunità islamica italiana. In questo secondo sondaggio abbiamo voluto analizzare gli aspetti legati alla reazione delle varie comunità in Italia – ed in particolare quelle islamica, cristiana, ed ebraica – e la reazione delle istituzioni.
Le domande del sondaggio coprono un ampio ventaglio di temi, dall’obiettivo percepito delle parti coinvolte nel conflitto alle azioni desiderate o attese dalla comunità internazionale, e dalle percezioni del trattamento mediatico del conflitto alle questioni di identità, memoria e azione politica. Le risposte offrono un quadro di piena solidarietà, empatia e sostegno per la causa palestinese accompagnato da una forte condanna delle azioni di Israele e della risposta della cosiddetta comunità internazionale.
L’analisi dei risultati
L’analisi dei risultati rivela una visione profondamente radicata e coerente riguardo alla guerra tra la resistenza palestinese e l’occupazione israeliana: i partecipanti percepiscono l’obiettivo principale di Israele in questo conflitto come uno sforzo per compiere un genocidio e annettere Gaza, una visione condivisa da una schiacciante maggioranza (97.9%). L’obiettivo della resistenza palestinese è visto quasi unanimemente (97.1%) come una difesa della propria terra e del proprio popolo, sottolineando una forte solidarietà con la lotta palestinese e una percezione di legittimità della loro causa.
La percezione della vittoria nel conflitto è inclinata significativamente verso la resistenza palestinese, con oltre la metà dei partecipanti (60.9%) che la identificano come la parte vincitrice. Questo sentimento di supporto o speranza nella resistenza si riflette anche nella visione del conflitto come principalmente politico, piuttosto che religioso, con una maggioranza (72.7%) che lo interpreta in termini di questioni territoriali e di sovranità.
Quando si tratta di azioni da parte dei paesi islamici, c’è una marcata preferenza per un intervento militare (52.1%), indicando un forte desiderio di azione concreta e diretta supporto alla causa palestinese. La mancata risposta attiva dei paesi islamici è percepita come un risultato di interessi politici ed economici che prevalgono sulla solidarietà religiosa o etica, con oltre la metà (52.9%) dei partecipanti che attribuiscono questa inazione all’esistenza di collusioni con Israele.
In termini di governance futura, quasi unanimemente (97.1%) i partecipanti vedono Hamas e altre forze della resistenza palestinese come legittimi amministratori di Gaza dopo la guerra. Questa percezione rafforza la legittimità e il supporto per la resistenza palestinese e indica un forte desiderio di autodeterminazione per il popolo palestinese.
La Giornata della Memoria è un tema di dibattito complesso, con opinioni divise tra coloro che ne rimarcano la sua funzionalità al progetto sionista (47.9%) e la proposta di dedicarla a Gaza (49.6%), evidenziando la complessità della memoria storica e delle attuali percezioni del conflitto.
Per i musulmani italiani (99.2%) la comunità ebraica italiana dovrebbe manifestare contro il terrorismo di Israele, indicando aspettative elevate sul ruolo che questa comunità dovrebbe giocare nel contesto del conflitto.
La distinzione tra ebraismo e sionismo è particolarmente marcata, con una grande maggioranza (90.5%) che si identifica come anti-sionista ma rispettosa verso gli ebrei, sottolineando un tentativo di separare la politica/ideologia statale dall’identità/credenza religiosa.
L’influenza della questione palestinese sul voto alle elezioni Europee del prossimo 6 giugno è significativa, con una notevole maggioranza (78.2%) che afferma che il loro voto sarà fortemente orientato a favore di candidati che sostengono la causa palestinese. Questo mostra come il conflitto influenzi significativamente l’opinione pubblica e le scelte politiche.
La fiducia nelle istituzioni italiane è diminuita per l’85.7% dei partecipanti, molto probabilmente a causa delle percezioni sull’azione (o mancanza di azione) dell’Italia nel contesto del conflitto, inclusa la doppia astensione al cessate il fuoco in sede l’ONU. Questo giudizio negativo si estende anche all’impegno delle comunità islamiche e della Chiesa, il cui impegno viene giudicato insufficiente o nullo.
Il trattamento mediatico del conflitto, in particolare da parte della Rai, è visto in modo estremamente critico. La maggioranza (84.5%) dei partecipanti percepisce la copertura come negativa e distorta, contribuendo a una narrazione che non rispecchia la realtà del conflitto.
In termini di mobilitazione per la pace a Gaza, le opinioni variano, ma c’è una significativa preferenza per la pressione politica (39.9%) e il boicottaggio (27.3%), suggerendo un approccio attivo e diversificato alla risoluzione del conflitto e al sostegno della causa palestinese.
Il questionario riflette chiaramente una visione coerente e profondamente radicata di solidarietà con la causa palestinese, critica marcata verso le azioni di Israele, e un desiderio di azione concreta e di cambiamento a livello locale e internazionale. La distinzione tra antisemitismo e anti-sionismo, l’importanza del conflitto nelle percezioni pubbliche e nelle scelte politiche, e la richiesta di impegno attivo da parte delle comunità religiose e delle istituzioni politiche sono tutti aspetti che emergono in modo evidente da questa analisi, sottolineando la complessità delle narrative e delle posizioni relative alla situazione in Gaza.