Il 26 gennaio la Corte Internazionale di Giustizia ha emesso la sua prima misura nell’ambito del processo per genocidio intentato dal Sudafrica contro Israele per la sua invasione di Gaza. Abbiamo intervistato in proposito Luigi de Magistris, magistrato, ex sindaco di Napoli e leader di Unione Popolare.
Come valuta la decisione adottata dalla Corte Internazionale di Giustizia?
Un processo di questo tipo è molto diverso dal processo penale del nostro ordinamento al quale siamo abituati, e anche il parametro assoluzione/condanna va concepito diversamente. Questa chiaramente non è una decisione finale bensì un intervento interlocutorio. Io ci vedo elementi positivi e non scontati considerando che si tratta di una corte sì indipendente ma che avverte il peso degli stati, la decisione quindi ha l’aspetto positivo di non aver archiviato l’accusa contro Israele, ma non solo, ha detto che alcuni atti si configurano già come violazioni della Convenzione sul genocidio.
Ha affermato in sostanza che Israele deve adottare misure che evitino condotte che implicano un genocidio, sanzionare chi istiga il genocidio, e garantire l’assistenza umanitaria alla popolazione di Gaza.
Certamente se guardo alla giustizia e non alla legalità internazionale di fronte a ciò che accade l’unica cosa ragionevole sarebbe l’immediato cessate il fuoco e l’arresto dei criminali di guerra ma dobbiamo capire che dal punto di vista politico questo è un segnale più positivo che negativo perché sta crescendo la consapevolezza che non è in atto un eccesso di autodifesa ma un’azione di genocidio. Ora in molti ci stanno arrivando, politici giornalisti, stati, diplomazia, tanti di coloro che fino ad ora non avevano compreso appieno cosa stesse accadendo. Ritengo inoltre che l’elemento più importante sia stata la mobilitazione popolare che ha visto protagoniste anche le comunità ebraiche, soprattutto negli Stati Uniti.
Detto ciò, il diritto è necessario ma non sufficiente, perché anche in presenza di una sentenza poi serve la politica per farla applicare.
In molti hanno fatto notare la differenza di atteggiamento della Corte nel giudicare Israele e nel giudicare la Russia nei confronti della quale la sentenza è stata di un immediato cessate il fuoco, come mai questa disparità?
La Corte evidentemente risente degli equilibri internazionali, ad esempio, gli stessi organi inquirenti si sono recati più volte in Ucraina, non risulta che siano invece andati a Gaza, qui siamo di fronte a Davide contro Golia. Credo che abbiamo influito il tentativo di trovare un accordo quasi unanime su una decisione che non spaccasse la giuria, una spaccatura del genere avrebbe dato meno forza alla
determinazione. E comunque non dobbiamo dimenticare che ci potranno essere altre decisioni cautelari più forti ma anche una decisione definitiva.
Com’è possibile concretamente coniugare una guerra in un’area così densamente popolata con il rispetto di queste misure?
La Corte deve fare un’inchiesta sul genocidio si tratta di una fattispecie precisa e codificata altrimenti si cade nella banalizzazione di dire che siccome tutte le guerre sono genocidio allora nessuna lo è. Quindi dobbiamo auspicarci che il mese di tempo che la corte ha dato serva davvero a verificare che quelle condotte criminali siano cessate ed in caso contrario siano adottate misure più dure, però ripeto, è molto rilevante il fatto che la corte abbia messo per iscritto che alcune condotte di Israele si configurano come genocidio.
Si tratta di provvedimenti di natura cautelare ma dietro a queste parole c’è di più di quello che appare, perché pur non essendo ancora finito il processo già si afferma che ci sono atti che configurano genocidio e che va garantita l’assistenza umanitaria. Di fatto cosa significa? Significa cessate il fuoco.
Che effetti avrà questa decisione sul supporto diplomatico e militare che i paesi occidentali, a partire dagli Stati uniti, continuano a garantire a Israele?
Quando la Corte dice che bisogna punire chi istiga al genocidio non si rivolge solo ad Israele, si rivolge anche a tutti quei paesi che hanno sostenuto Israele, quindi si tratta di una sentenza che riguarda tutto il mondo, perché se il sostegno ai crimini continua, non è escluso che possano esserci misure anche nei confronti di chi sostiene militarmente e politicamente Israele in questo genocidio. Ad esempio l’Italia non ha votato per la tregua in sede ONU. Ci potrebbe essere in futuro una condanna non solo per il sostegno attivo ma anche per un’omissione, perché i firmatari della Convenzione sul genocidio hanno il dovere di prevenirlo.
A fronte di ciò potrebbe esserci anche un risvolto penale in sede giudiziaria nazionale, ad esempio si potrebbe agire in un tribunale italiano contro coloro che qui hanno manifestato intenti genocidari, hanno fatto l’apologia della distruzione di Gaza?
Io ritengo di sì, sulla scorta delle decisioni della Corte chi qui ha promosso azioni che si configurano come genocidarie è passibile di condanna, questo vale per politici, giornalisti, ex diplomatici ecc., anzi io mi auguro che ci siano denunce e processi contro queste condotte.
Come valuta la decisione del ministro dell’Interno di vietare tutte le manifestazioni contro il genocidio a Gaza argomentata con la necessità di non oltraggiare la Giornata della memoria?
La decisione è molto grave, perché bisogna comprendere il significato della Giornata della memoria, memoria significa non dimenticare la Shoah non dimenticare l’orrore, significa non dimenticare l’armata rossa che ci ha liberati dal nazifascismo, memoria significa non cambiare la storia per provare a vietare le manifestazioni in cui si denuncia Israele. Antisemita oggi è chi sostiene il genocidio.
La Giornata della memoria non è solo ricordo ma è anche creare consapevolezza per evitare che riaccada oggi e quindi, proprio in quest’ottica, è molto grave che le manifestazioni siano state vietate quando non ci sono ragioni di ordine pubblico, sono manifestazioni alle quale partecipano anche ebrei.
Ho sentito dichiarazioni di sindaci di città importanti avvallare questa decisione e mi dispiace molto , perché io da sindaco ho sempre garantito il massimo della libertà e perché ora a maggior ragione alla luce della decisione della Corte Internazionale di Giustizia onorare la memoria significa opporsi al genocidio in corso perché la memoria dev’essere una cosa viva.