Ci sono voluti dieci anni per la coppia palestinese composta da Rania Abu Anza e suo marito per riuscire ad avere dei figli. Dopo un decennio, il difficile percorso è risultato nella nascita di due gemelli di pochi mesi, Naim e Wissam. Poi i bombardamenti, l’esplosione, il crollo dell’edificio, ed è così che di quella famiglia nata col sangue e col sudore non resta che Rania.
Dopo due tentativi falliti di rimanere incinta col supporto della fertilizzazione in vitro, Rania rimane incinta al terzo tentativo dopo dieci anni pieni di paure e speranze. I piccoli Naim e Wissam nascono il 13 Ottobre 2023. Moriranno la notte del 2 Marzo 2024 sotto le macerie.
Davanti alle telecamere, Rania tiene in braccio i suoi due bambini, le lacrime sono finite, il dolore è infinito. Rania, sopravvissuta al bombardamento contro la sua casa a differenza di altri 30 innocenti, ha perso tutto, o quasi. Le rimane la fede. Sa che un giorno, in un’altra vita, rivedrà i suoi figli e suo marito. Così bisbiglia ancora parole di amore ai suoi piccoli, come se fossero lì con lei semplicemente addormentati.
Naim e Wissam sono due dei 13.000 bambini trucidati dal male sionista. Altre migliaia di bambini sono sopravvissuti mutilati nel corpo e nella psiche e non saranno mai gli stessi. Noi che da lontano li guardiamo non saremo neanche più gli stessi.
Tutte le richieste di pace e giustizia e di libertà e di autodeterminazione urlate a squarciagola e sussurrate sono finite nel vuoto e nel silenzio. Rimangono gli interessi geopolitici, rimane l’impunità. Ma una concessione noi che guardiamo da lontano e ci sentiamo impotenti ce la dobbiamo; lo dobbiamo ai palestinesi e lo dobbiamo a noi stessi: il diritto di odiare l’oppressore, di odiare i malvagi. Le guance da porgere sono finite, le lacrime anche.