L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha recentemente adottato una risoluzione importante, intitolata “Misure per combattere l’islamofobia”, con un sostegno significativo proveniente da 115 paesi. Questa risoluzione rappresenta un passo cruciale verso la promozione della tolleranza religiosa e la condanna dell’odio, della discriminazione e della violenza rivolti contro i musulmani in tutto il mondo.
La risoluzione, intitolata “Misure per combattere l’islamofobia”, evidenzia i crescenti episodi di discriminazione, ostilità e violenza contro i musulmani. Condanna atti come la profanazione dei luoghi santi, gli attacchi alle moschee e gli stereotipi negativi, sottolineando l’importanza di misure legislative e politiche per contrastare tale odio.
Gli aspetti chiave della risoluzione includono:
1. Condanna dell’incitamento: la risoluzione condanna l’incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza contro i musulmani, evidenziando in particolare episodi come attacchi a siti religiosi e stereotipi negativi.
2. Invito all’azione: gli Stati membri sono invitati ad adottare tutte le misure necessarie, comprese misure legislative e politiche, per combattere l’islamofobia e vietare l’incitamento alla violenza basata sulla religione o sul credo.
3. Nomina dell’inviato speciale: la risoluzione chiede al Segretario generale delle Nazioni Unite di nominare un inviato speciale dedicato alla lotta all’islamofobia. Questo inviato avrebbe il compito di coordinare gli sforzi internazionali e di sostenere misure concrete per affrontare la discriminazione contro i musulmani.
4. Meccanismo di reporting: al Segretario Generale è inoltre richiesto di preparare e presentare un rapporto all’Assemblea Generale sull’attuazione della risoluzione e sulle misure pertinenti adottate dagli Stati membri e dalle Nazioni Unite per combattere l’islamofobia.
Astensione e dichiarazione dell’UE
Ciò che desta preoccupazione è il comportamento di molti paesi europei che hanno scelto di astenersi dal voto su questa risoluzione, tra cui Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna e molti altri. Questa decisione, o piuttosto mancanza di decisione, è non solo sorprendente ma anche deludente.
La recente adozione della risoluzione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per combattere l’islamofobia segna un passo cruciale nell’affrontare l’intolleranza religiosa e la violenza contro i musulmani in tutto il mondo che si sono esacerbate fortemente negli ultimi decenni diventando sempre più istituzionalizzata. Nonostante le riserve europee, questa risoluzione sottolinea l’urgente necessità di un’azione collettiva per promuovere la tolleranza e il rispetto per tutte le religioni.
L’obiezione europea, sottolineata nella dichiarazione stampa pubblicata dal Servizio europeo per l’azione esterna (EEAS), menzione l’attenzione rivolta a un’unica religione nella risoluzione come problematica oltre alle implicazioni finanziarie della creazione di una nuova posizione delle Nazioni Unite dedicata alla lotta all’islamofobia proposta dalla risoluzione. .
La posizione dell’UE solleva diverse preoccupazioni. In primo luogo, l’insistenza su un approccio “religiosamente neutrale” trascura le sfide specifiche affrontate dai musulmani in tutto il mondo. Ignorare la presa di mira dei libri sacri nel contesto dell’islamofobia mina gli sforzi volti a combattere gli attacchi di matrice anti-religiosa. In secondo luogo, la preferenza per un punto focale europeo rispetto a un inviato speciale ONU rischia di diluire l’attenzione necessaria per affrontare le complesse questioni che circondano l’islamofobia e di minare i principi di trasparenza ed indipendenza necessari per questo tipo di incarico. Le preoccupazioni circa la duplicazione dei meccanismi e le implicazioni finanziarie appaiono miopi alla luce dell’urgente necessità di affrontare la discriminazione contro i musulmani.
L’astensione dell’UE dal voto e la successiva dichiarazione riflettono un’occasione mancata per dimostrare un forte sostegno alla lotta all’islamofobia e per estensione alla discriminazione anti-religiosa. Pur sottolineando la condanna di tutte le forme di discriminazione, la scelta europea rischia di minare gli sforzi volti ad affrontare le sfide specifiche legate all’islamofobia.