Un operatore umanitario si trova a Gaza in questi giorni ci invia la seconda corrispondenza sulla situazione nella Striscia.
Il valico di Rafah è il confine geografico tra la striscia di Gaza e l’Egitto il quale arriva in Palestina tramite la penisola del Sinai. Dall’inizio della guerra abbiamo tutti capito che questo confine sebbene non appartenga in nessun modo ad Israele è controllato da quest’ultimo. Quello che è meno chiaro è come questo stato di cose sia possibile. Come è possibile cioè che Israele controlli questo confine anche non essendo il proprio? Se ne possono capire le ragioni geopolitiche ma per capire come questo sia possibile nella pratica e quindi capire bene oltre mille parole e discorsi quale sia la situazione in medio oriente bisogna passarci di persona.
Il valico è una striscia di terra delimitata da due alte muraglie che si estendono per tutto il confine, prima di arrivarvi dall’Egitto attraversando il deserto del Sinai si costeggia un’altra e incomprensibile muraglia alta e lunga decine di chilometri che “protegge” la strada da Sud. Da chi? Come tutti sanno ci sono ormai da mesi centinaia di tir carichi di merce che attendono per entrare, ma almeno in queste settimana non c’è traccia dei coloni che ne impediscono il passaggio, e poi questi coloni o simpatizzanti sionisti come possono fare il loro comodo in terra straniera finanche’ protestare e bloccare il confine di una paese sovrano o a questo punto dovremmo dire totale? Si perché il lavoro “sporco”, quello di centellinare il passaggio di uomini e merci attraverso il valico non è materialmente eseguito dalle IDF ma dai soldati egiziani, dell’esercito israeliano non vi è traccia, neanche la minima, se non una quantità’ di telecamere, neanche troppo discrete, che scrutano i viaggiatori.
Insomma non c’è nessuno bisogno che gli Israeliani blocchino i tir, gli egiziani eseguono sufficientemente bene gli ordini. Ragazzini egiziani vestiti da soldati che eseguono ordini di cui verosimilmente non capiscono la portata li si vedono non solo al valico di per se ma anche nelle decine di postazioni armate di mezzi sbilenchi e fortini fatiscenti lungo la strada che attraversa il Sinai, l’esercito egiziano per quello che si può vedere praticamente non esiste ne nella forma ne nell’intenzione.
In ogni caso i passaporti vengono sottratti a coloro che attraversano il confine per molte ore in attesa di verifica, chissà se almeno questa fatica Israele non se la faccia da se invece che per interposta persona? Chi comanda in Egitto come in tutto il medio oriente a questo punto ci sembra più che chiaro e anche la modalità ci sembra quanto mai tipica, l’unica domanda a cui sembra poter aver senso rispondere è come sia mai possibile che siano proprio i fratelli ad essere la mano longa dei carnefici dei propri fratelli. Nelle lunghe ore di attesa ho visto gli stessi ragazzini che qualche ora prima erano vestiti da soldatini, rilassarsi facendo la preghiera e leggere il corano rivolti verso la qibla.
C’è qualcosa del messaggio coranico che sfugge alla umma se essa da fucina di uomini liberi e ‘divenuta la casa di piccoli uomini schiavi che non solo permettono, ma addirittura collaborano più o meno coscientemente e senza scrupolo alcuno all’oppressione dei propri fratelli nella fede. Dimenticavo, da Rafah gli aiuti entrano con il contagocce e uscire non è cosa semplice almeno che non hai diecimila dollari per persona da dare a delle agenzie che rendono magicamente la cosa possibile.