Un operatore umanitario si trova a Gaza in questi giorni ci invia la quarta corrispondenza sulla situazione nella Striscia.
La gente lo chiama Abu Ibrahim, il padre di Abramo, preferiscono non nominare pubblicamente Hamas. D’altra parte la stessa polizia del governo ufficialmente in carica, cioè quello di Hamas, non può circolare nella Striscia in divisa o con segni di identificazione. Sarebbero immediatamente “targeted”, cioè in sostanza presi di mira ed uccisi, spesso insieme alle loro famiglie, dai missili israeliani. Di fatto però Abu Ibrahim ancora tiene le redini del governo della Striscia e gode del sostanziale appoggio della popolazione, perché nonostante tutta la sofferenza, Abu Ibrahim la guerra l’ha comunque vinta perché ha restituito a questo popolo la cosa a cui tiene di più, ovvero la dignità.
In guerra non ci sono le medesime regole che in tempo di pace, non ci sono tribunali né prigioni ma in qualche modo bisogna esercitare la giustizia. A Gaza i conti con la giustizia sono una faccenda piuttosto brutale ma anche condivisa. Si viene pestati a partire dalle gambe, poi le braccia, poi il tronco dipende dalla gravità del crimine e da quanto si è recidivi, mai visti pestaggi sul viso. I padri se ne hanno la possibilità mostrano ai figli la punizione. I dottori scrivono sulla cartella clinica BBO (Beaten By Other). Tutti sono coscienti che senza BBO sarebbe l’anarchia. I BBO che hanno subito solo una piccola ferita soffrono di più per la vergogna che per la ferita, le donne piangono per coloro che non sono in condizioni di farlo.
Tutto durante la guerra lo si vede con altri occhi, nessuno ha mai pensato che si potesse sconfiggere l’occupante, ma il fatto che ancora l’ IDF non sia riuscito a liberare nessun prigioniero ha un peso enorme, significa che la resistenza non è stata sconfitta, allo stesso tempo non ci sono molte aspettative riguardo a nessuno accordo di pace.
Come può esserci pace senza giustizia, come si può trattare con chi ancora in questi giorni continua a promuovere gli insediamenti illegali in Cisgiordania? Ma anche la risposta dell’Iran dopo l’attacco alla propria sede diplomatica in Siria significa molto per i gazawi: nessuno prima d’ora poteva permettersi una cosa del genere più o meno impunemente.
Abu Ibrahim ha aperto una breccia non solo fisica ma anche politica su di un muro che sembrava inscalfibile.