I bombardamenti senza preavviso, la conta dei morti, e poi la (non) vita riprende il suo mortale e grottesco ritmo in attesa della fine. Così descrive Gaza nella sua ultima corrispondenza l’operatore umanitario che in queste settimane da Gaza ha inviato alla nostra Redazione la sua esperienza della situazione nella Striscia.
Prima di questo assedio coloro che giravano con l’asino lungo la striscia di Gaza erano le persone più indigenti. Oggi, in seguito all’impossibilità di reperire benzina se non a carissimo prezzo, costoro sono diventate improvvisamente le persone più ricche. La guerra mischia le carte. Scugnizzi felici, ubbidienti ma spericolati, attenti come gatti, belli come il sole riempiono tutti gli spazi possibili.
Gente i cui tratti somatici ricordano che siamo tutti fratelli, alcuni sembrano essere precipitati qui dall’Africa nera, altri potrebbero benissimo essere eredi della casa degli svevi con la loro carnagione chiara e la barba rossa come Federico II che qui compì la sua pacifica impresa. Gente che scommetteresti un braccio sul fatto che vengano dal Corno d’Africa, mentre per altri diresti che sono italiani delle tue parti. Per un momento sembra ci si dimentichi addirittura del continuo rumore dei droni sopra la testa se non fosse che i bombardamenti continuano, imprevedibili e incessanti.
Le esplosioni che avvengono a poche centinaia di metri sono terrificanti, fanno tremare la terra senza che si riesca a individuare nell’aria il minimo preavviso. Dopo il botto, le urla, le sirene, solo i sopravvissuti in prossimità dell’esplosione sanno più o meno cosa è successo, dopo pochi minuti la vita riprende il suo corso come niente fosse: incredibile.
La mattina dopo, il notiziario locale farà la conta dei morti e feriti della giornata precedente. La gente sorride e ti offre il Maqluba, un piatto tipico palestinese composto con riso speziato, carne e verdure, cucinato dentro ad una tenda, che ha più gusto di un menù stellato. La guerra mischia le carte e la vita, nonostante tutto, continua a scorrere forte nelle vene della Palestina.
E in tutto questo non si è mai sentita una parola contro i sionisti ne contro gli arabi che fanno il loro gioco. Appare così evidente che quelli che l’IDF sta compiendo contro la popolazione civile sono dei crimini di guerra.
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