Il recente pestaggio subito da Chef Rubio, noto attivista anti-sionista, non può essere visto come un episodio isolato.
Questo attacco violento è il risultato diretto di un clima di odio e intimidazione che è stato alimentato da figure di spicco della galassia sionista in Europa.
Un clima di odio teso a criminalizzare tutti coloro che si sono schierati attivamente contro il genocidio e contro l’occupazione israeliana.
Un caso eclatante di questo tipo di atteggiamenti è rappresentato dalle minacce lanciate da Riccardo Pacifici, già presidente della Comunità Ebraica di Roma che dal palco di una fiaccolata organizzata da Il Foglio aveva minacciato proprio Chef Rubio oltre agli accademici Orsini ed D’Orsi di “andarli a prendere a casa”
Ad oggi non sono ancora stati identificati gli autori dell’attentato a Chef Rubio ma la pista dell’estremismo sionista è una delle più accreditate.
L’Attacco a Chef Rubio: Un’Escalation Prevedibile
Chef Rubio (Gabriele Rubini), conosciuto per le sue posizioni e critiche contro le ingiustizie perpetrate dal governo israeliano, è stato brutalmente aggredito da sei individui con una sessantina di pugni, mattonate e martellate fuori dalla sua abitazione pochi giorni fa.
Delle fonti hanno anche condiviso con il nostro quotidiano che i medici avrebbero ipotizzato l’intenzione degli assalitori di uccidere Chef Rubio viste le dinamiche dell’aggressione.
Questo attacco non è un caso isolato ma una chiara escalation di un clima di violenza e intimidazione creato da una serie di azioni e dichiarazioni violente dei sionisti italiani, molti dei quali, è bene ricordarlo, sono riservisti dell’esercito israeliano e sono andati a Gaza partecipando al genocidio in corso.
Riccardo Pacifici ad esempio durante una fiaccolata a sostegno di Israele tenutasi nell’ottobre 2023, aveva infatti apertamente minacciato Chef Rubio e altri critici delle politiche israeliane (in particolare lo storico D’Orsi ed il sociologo Orsini) con parole inquietanti: “Vi veniamo a prendere.” Queste parole, pronunciate in pubblico da una figura di spicco e rappresentate della comunità ebraica, hanno contribuito a creare un clima in cui la violenza contro i dissidenti è stata implicitamente giustificata.
Questo episodio evidenzia una pericolosa cultura dell’intimidazione usata come strumento dal movimento sionista per silenziare le voci critiche. Gli attacchi personali, le minacce e ora la violenza fisica sono tattiche volte a mettere a tacere chi osa sfidare la narrativa dominante e a perpetuare un regime di apartheid contro i palestinesi.
Chef Rubio rappresenta da anni una voce dirompente che si oppone alle atrocità e alle violazioni dei diritti umani commesse contro i palestinesi. La sua determinazione a parlare contro l’ingiustizia, nonostante le minacce e ora la violenza fisica, lo rendono un simbolo di resistenza e di integrità morale.
Chef Rubio ha reagito infatti con forza dopo l’assalto affermando che non avrebbe smesso di parlare di Palestina e dei soprusi israeliani. Così la violenza mirata a far tacere Chef Rubio sembra aver sortito l’effetto opposto con un altro grave colpo subito dalla già dilaniata reputazione sionista ed israeliana.