Inchiesta: il gruppo Telegram dei sionisti italiani teorizza omicidi contro gli attivisti pro-pal

Il gruppo Telegram “Israele Senza Filtri” è un vero ricettacolo di violenza e intenti criminali attorno a cui si sviluppa un’inquietante rete di attivisti pro-israeliani in Italia, un forum in cui si incita apertamente e, ad oggi impunemente, all’omicidio dei sostenitori della causa palestinese in Europa. In questa inchiesta il nostro quotidiano ha documentato le prove che dimostrano la portata dell’estremismo del gruppo che arriva a teorizzare omicidi contro gli attivisti pro-pal in Europa.

Il gruppo ed il sondaggio sugli omicidi contro i pro-pal

Il gruppo Telegram “Israele Senza Filtri” è stato creato da Dario Sanchez, un fotografo con doppia cittadinanza italo-israeliana, e co-amministrato da Mikael Sfaradi, un giornalista che collabora con TGcom e altre testate italiane. La loro missione dichiarata è quella di fornire una visione “senza filtri” delle questioni legate a Israele, ma le discussioni nel gruppo spesso degenerano in incitazioni alla violenza e all’odio.

Recentemente, il gruppo ha attirato l’attenzione con un sondaggio inquietante denunciato su Instagram anche da Giuseppe Flavio Pagano, già nel mirino del gruppo che ha tentato di fargli perdere il post di lavoro: “Omicidi extragiudiziali mirati contro i supporter del terrorismo palestinese in Italia ad opera dei servizi segreti, sì o no?” L’esito del sondaggio è stato schiacciante: circa il 90% dei partecipanti ha votato a favore. La maggioranza dei partecipanti al sondaggio quindi si dichiara favorevole all’omicidio perpetrato sul territorio italiano svelando una disinvoltura allarmante dei membri del gruppo rispetto allo sdoganamento della violenza e del crimine. E così una delle tante reazione di soddisfacimento nel gruppo rispetto al risultato del sondaggio risulta essere “Tutti favorevoli!! Nemmeno le presidenziali in Uganda con 99.15% ci battono! A parte gli scherzi sono super d’accordo“.

E sono proprio i commenti seguiti al sondaggio che dipingono un quadro ancora più inquietante: un utente ha scritto: “È quello che bisogna fare”. E ancora un altro membro del gruppo afferma “Esattamente come è sempre stato fatto. I mandanti di Monaco 72 che trattamento hanno ricevuto? Un letto esplosivo a Parigi…e questo è solo un esempio. Un bel ripulisti in Europa è indispensabile”. Questi commenti non evidentemente sono semplici espressioni di opinioni, ma riflettono una cultura di odio e violenza radicata.

Un altro membro ha dichiarato: “Io in linea di principio sono contrario, ma ho votato favorevole. Purtroppo non esiste diplomazia o dialogo che tenga con certa gente.” Questa affermazione sottolinea un atteggiamento di rassegnazione e giustificazione della violenza come unica soluzione possibile. Altri commenti suggeriscono una normalizzazione della violenza: “La guerra è cambiata, non ci sono due eserciti con uniformi e pennacchi che marciano l’uno contro l’altro. Ma è una guerra contro terroristi vigliacchi che si nascondono tra i civili più o meno complici.”

I messaggi recentemente trapelati da fonti interne confermano la profonda implicazione di Mikael Sfaradi, giornalista di TGcom, con il gruppo Telegram “Israele Senza Filtri”. È chiaro che Sfaradi non solo è un membro attivo, ma co-fondatore del gruppo insieme al fotografo italo-israeliano Dario Sanchez. La pagina Facebook del gruppo e i suoi profili social mostrano chiaramente il suo coinvolgimento diretto, con post e dirette condotte da lui stesso.

Inoltre, Sfaradi e Sanchez hanno avviato una raccolta fondi attraverso la vendita dei libri di Sfaradi, destinata a sostenere le attività del gruppo, rafforzando ulteriormente i legami tra le loro attività professionali e la propaganda estremista. Anche Marco Carrai, console di Israele, ha ammesso pubblicamente il suo collegamento con “Israele Senza Filtri”, rendendo indispensabile un esame approfondito delle connessioni tra istituzioni ufficiali e gruppi che promuovono discorsi di odio e violenza.

Terrorismo sionista fuori controllo

Alcuni membri del gruppo cercano di legittimare la violenza definendo gli omicidi come “azioni belliche normali”. Questo cambiamento di retorica è preoccupante, in quanto cerca di presentare atti criminali come misure di difesa legittime. Un utente ha scritto: “Guerra nuova, regole nuove.” Un altro, Matteo Schillirò, ha espresso un desiderio disturbante di giustizia sommaria: “Se fosse per me, metterei cecchini su ogni tetto.”

Dopo l’assassinio del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, il gruppo non si lascia sfuggire l’occasione per rincarare la dose. Con un altro post infatti i moderatori della pagina commentano un articolo di Repubblica sulla storia degli assassini condotti da Israele negli anni affermando “i sostenitori del terrorismo in Europa,” che nel contesto si riferisce a tutti quelli che supportano la resistenza palestinese “comprendessero quel che ribadiamo da mesi: essere bianchi, cristiani, e occidentali non garantisce più alcuna immunità.” Quale è questa immunità di cui si parla e cosa comporta la sua assenza per i moderatori del gruppo? Il post continua “Questa è una guerra. I divani da cui vomitate le vostre caz*ate non sono zona franca. Non rompete il caz* agli ebrei.”

Il conto di una affermazione terroristica in pieno stile Al Qaeda versione sionista è presto fatto: Israele ha una storia di uccidere chi gli sta scomodo. Oggi chi sta scomodo è chi supporta la resistenza palestinese criticando Israele e questa critica viene considerata un’azione di guerra che rende lecito lo spargimento di sangue anche fosse nel privato di casa propria, anche sui propri divani. Questo viene giustificato non perché a propria volta questi critici abbiano adottato attacchi violenti contro i sionisti, bensì perché questi individui hanno criticato verbalmente Israele, cosa che il gruppo definisce “vomito” meritevole di morte.

Questa situazione chiama in causa autorità e dei media. Com’è possibile che un gruppo che promuove apertamente l’odio e la violenza oltre che il terrorismo possa operare impunemente? Cosa accadrebbe se le stesse cose venissero affermate su un gruppo Telegram di musulmani. 

L’influenza del gruppo non è da poco con 6000 iscritti e con contatti con personaggi come Marco Carrai, console di Israele in Italia che secondo fonti avrebbe sostenuto rapporti di fiducia con i membri del gruppo Israele senza filtri.

La rete comprende personaggi come Mikael Sfaradi, co-amministratore del gruppo Telegram e giornalista per TGcom24. Ad ora TGcom24 e di altre testate giornalistiche con cui collabora Sfaradi non si sono espresse così come l’Ordine dei Giornalisti.

La pericolosa equazione che rende il sondaggio del gruppo Telegram un rischio per la sicurezza vede l’iniziale accostamento al supporto della resistenza armata dei palestinesi così come sancita dal diritto internazionale come terrorismo, narrazione questa comunemente adottata e promossa dal regime israeliano. E’ chiaro dunque a chi il sondaggio faccia riferimento quando si parla di ”supporters del terrorismo palestinese”: chiunque ritenga legittima la resistenza all’occupazione. 

Rischi legali e di sicurezza

Le attività del gruppo “Israele Senza Filtri” potrebbero configurarsi come incitamento alla violenza, minaccia e persino terrorismo. Le autorità italiane, tra cui la DIGOS e l’antiterrorismo, sono gli attori a cui spetterebbe monitorare attentamente questo gruppo e prendere misure appropriate per prevenire atti di violenza in vista della presenza di discorsi di odio così espliciti online.

L’analisi rivela anche un altro aspetto inquietante: l’individuazione di target specifici. Cecilia Parodi, scrittrice e attivista molto attiva nel denunciare il genocidio in atto a Gaza per mano di Israele, è stata recentemente presa di mira dal gruppo. Un post che menziona un suo intervento sui bombardamenti in Yemen ha generato minacce di morte nei suoi confronti. Questo esempio sottolinea il pericolo reale e immediato che tali gruppi rappresentano per gli attivisti e i sostenitori dei diritti umani.

Nel mirino del gruppo si trova anche Alessandro di Battista definito uno dei ”pacifinti” e criticato oltre che il suo generale supporto per la causa palestinese anche per la recente iniziativa di raccolte firme da lui promossa assieme all’associazione Schierarsi che ha ottenuto 80.000 sottoscrizioni consegnate in Senato per una legge di iniziativa popolare affinché l’Italia riconosca la Palestina.

I toni del gruppo ricordano anche i recenti pestaggi contro altri critici del regime israeliano e delle sue politiche doi occupazione, tortura, ed apartheid come successo a Chef Rubio e Karem Rohana (sui social Karem from Haifa). Nel gruppo Chef Rubio viene tacciato di aver mentito e di essere ”inciampato su una pentola piena di ketchup” in riferimento al volto insanguinato condiviso nel gruppo. Karem viene accusato di voler porre fino ad Israele mentre del cantante Ghali il gruppo afferma che sia stato premiato dalla ”succursale” di Hamas, in riferimento ai tanti supporters che hanno favorito Ghali a Sanremo che da parte sua ha denunciato il genocidio a Gaza e l’occupazione sionista in Palestina.

L’analisi sul gruppo “Israele Senza Filtri” mette in luce un problema grave e sistemico di odio e violenza che prospera su piattaforme di messaggistica come Telegram. Spetta alle autorità italiane prendere provvedimenti urgenti per affrontare questo fenomeno mentre organi giornalistici ed istituzioni con contatti con i membri del gruppo, come nel caso di Sfaradi, dovrebbero fare chiarezza sull’aspetto deontologico che ad oggi non vede alcuna indagine sul livello di coinvolgimento di tali individui con il gruppo Telegram in questione in cui contenuti pericolosi vanno oltre la libertà di espressione sfociando nella violenza, la discriminazione, e l’invito ad attacchi terroristici in Italia ed altrove contro le voci critiche di Israele e favorevoli alla resistenza palestinese come sancita dal diritto internazionale.

Le prove documentate

Alla luce della gravità dei fatti evidenziati sopra dedichiamo sotto una sezione con le prove raccolta a supporto di quanto affermato che ogni lettore può autonomamente verificare.