Sta circolando da qualche giorno il video, che è diventato virale, di un bambino di 10 anni inseguito e arrestato dalla polizia tedesca. Il video che ha suscitato molta indignazione mostra diversi agenti di polizia che inseguono il bambino, che portava una bandiera palestinese, mentre altri manifestanti cercavano di proteggerlo. Nonostante il ragazzino appariva visibilmente terrorizzato, gli agenti hanno continuato il loro inseguimento, circondato il bambino e infine lo hanno arrestato portandolo via con un’auto della polizia. Chiaramente l’accaduto ha suscitato enorme sdegno e ha scatenato diffuse critiche alle azioni delle autorità. Alcuni utenti di X infatti hanno commentato così:
“La coraggiosa polizia di Berlino ha arrestato il bambino più pericoloso della città. Voleva usare la sua bandiera per rovesciare il governo federale e dichiarare uno stato palestinese” — commenta sarcasticamente un utente.
“La polizia di Berlino ha arrestato un bambino di 10 anni per aver portato una bandiera palestinese. Inquietante, vergognoso, Germania del 2024” — afferma un altro utente.
Le autorità tedesche non hanno rilasciato dichiarazioni dopo la diffusione del video.
Per la polizia tedesca infatti non è la prima volta che arresta o aggredisce bambini durante manifestazioni per la Palestina a Berlino. A Luglio, infatti, alcuni attivisti tedeschi hanno espresso la loro preoccupazione per l’escalation di violenza da parte della polizia contro i bambini in una lettera aperta indirizzata al Ministero degli Interni e al capo di polizia.
Dall’inizio dell’assedio israeliano a Gaza il governo tedesco ha assunto un forte e chiaro sostegno a Israele, cercando di reprimere — anche con violenza — le proteste e gli eventi in solidarietà per la Palestina.
Il premier tedesco Scholz ha sin da subito dichiarato:
“C’è un solo posto per la Germania, al fianco con Israele”.
In effetti il governo tedesco non solo ha fornito un ampio sostegno politico e diplomatico a Israele, ma ha anche accelerato le esportazioni di armi, facilitando il massacro di civili palestinesi.
Durante il genocidio in atto a Gaza, in Germania è stata adottata una vera e propria linea “antipalestinese” da parte delle autorità tedesche. La libertà di espressione riguardo all’attivismo in difesa dei diritti fondamentali dei palestinesi è stata soppressa. E’ vietato lo slogan “dal fiume al mare”, considerandolo un invito all’eliminazione di Israele. L’Unione Cristiano-Democratica di Germania, uno dei principali partiti tedeschi, ha dichiarato che le parole “Palestina libera” non hanno posto in Germania e ha etichettato l’espressione come “un grido di guerra di una banda terroristica attiva a livello internazionale”, sostenendo che avrebbe significato “l’estinzione dello stato ebraico, l’unica democrazia della regione, da parte di terroristi islamici”. Anche lo stato della Baviera ha definito la frase come un “simbolo del terrorismo”.
Diverse voci a difesa dei diritti palestinesi, comprese quelle degli stessi attivisti ebrei, sono state messe a tacere. Centinaia di manifestanti sono stati arrestati, molti hanno subito violenze da parte della polizia e alcuni sono stati indagati per incitamento all’odio. Attivisti anti-sionisti della minoranza ebraica sono stati attaccati. La keffyeh — simbolo culturale della resistenza palestinese — è stata vietata in diversi luoghi pubblici e istituzioni.
La sistematica repressione dell’attivismo per la Palestina ha coinvolto anche i luoghi di istruzione. Gli studenti hanno protestato nei campus — visto che le università tedesche hanno seguito la posizione filo-israeliana del governo — dovendo affrontare la violenza della polizia e campagne diffamatorie sui media.
L’attivista sudafricano Andrew Feinstein ha definito l’arresto del bambino alla manifestazione di Berlino “tragico e indifendibile” aggiungendo anche:
“Ci si aspetterebbe che un paese che ha perpetrato due genocidi possa imparare qualcosa dalla sua storia”.
Crediti immagine copertina: Munsif Daily