Le tende si sono trasformate in trappole di fuoco. I corpi carbonizzati, la disperazione, l’odore acre di carne bruciata. È successo di nuovo. L’attacco aereo israeliano su Gaza ha colpito un campo di sfollati all’interno dell’ospedale Al-Aqsa Martiri a Deir el-Balah, nel cuore della notte. Decine le vittime. E tra le urla e il caos, il fuoco ha consumato tutto.
I video che circolano online mostrano scene apocalittiche: persone corrono tra le fiamme, soccorritori disperati che cercano di estrarre i sopravvissuti, corpi senza vita trascinati tra i resti fumanti delle tende. “Ci siamo svegliati con il fuoco tutto attorno, scoppiavano esplosioni ovunque,” racconta Om Ahmad Radi, una delle sopravvissute. “C’era fumo dappertutto, i corpi bruciati per terra. Non potevamo scappare, non c’era via di uscita.”
I soccorritori non riuscivano nemmeno ad avvicinarsi. “Abbiamo visto persone bruciare vive sotto i nostri occhi,” ha raccontato un volontario con le mani tremanti, mentre intorno a lui c’erano solo macerie e resti anneriti.
All’interno dell’ospedale, i medici lottano contro il tempo. Molti feriti sono stati portati con ustioni che coprono il 60, l’80% del corpo. “Non ce la faranno,” ha detto il chirurgo volontario Mohammad Tahir con uno sguardo vuoto. “Li stiamo perdendo uno dopo l’altro. È una scena da incubo.”
Questo non è il primo attacco contro l’ospedale Al-Aqsa. Sette volte, sette dannate volte, le bombe sono piovute qui, su persone che già non avevano più nulla. Solo negli ultimi giorni, le tende degli sfollati, che cercavano rifugio dal conflitto, sono state colpite tre volte. Ogni volta è peggio.
L’esercito israeliano ha giustificato l’attacco dicendo che il bersaglio era un “centro di comando” di Hamas, ma per chi è rimasto sotto quelle tende, i loro figli bruciati, non ci sono scuse che tengano. Nessuna giustificazione può spiegare l’orrore di una notte come questa.
Mentre i sopravvissuti si aggrappano a brandelli di vita, Gaza continua a sanguinare. Ogni giorno, la lista delle vittime si allunga, i campi profughi vengono rasi al suolo, e i corpi si ammucchiano nelle strade. Anche i soccorritori spesso non riescono a recuperare i cadaveri – troppi, troppi per essere contati. A nord, i cani randagi hanno cominciato a nutrirsi dei resti umani abbandonati sotto le macerie. “Non possiamo nemmeno arrivare a loro,” ha detto un soccorritore sconvolto, con gli occhi colmi di rabbia e impotenza.
L’assedio di Gaza non conosce tregua. Da più di un anno le forze israeliane bombardano senza sosta. Le case, gli ospedali, persino le scuole dove la gente cerca rifugio non sono al sicuro. Ogni colpo lascia dietro di sé più macerie, più dolore, più vite spezzate. L’ultima cifra delle vittime supera le 42.000 persone (200.000 vittime incluse quelle indirette secondo le stime di The Lancet), la maggior parte donne e bambini.