Questa dichiarazione, apparentemente cauta e fondata su una richiesta di ulteriori verifiche, ha suscitato una reazione feroce e sproporzionata da parte della comunità sionista italiana. Tra i più accesi critici, spiccano le parole della redazione di Israele Senza Filtri, un gruppo di propaganda filo-israeliana che opera dall’Italia e da Israele, guidato da figure come Dario Sanchez e Mikale Sfaradi (TGcom24). Nei loro commenti, il Papa viene definito un “anticristo”; un “falco mascherato da colomba” e accusato di alimentare “l’anticamera del pogrom.” Queste affermazioni, al di là della retorica polemica, rappresentano un attacco frontale non solo al Pontefice, ma alla libertà di espressione e al diritto alla verità.
Israele Senza Filtri vanta i suoi collegamenti politici portando l’indignazione contro il Papa direttamente al Ministro Affari Esteri Israeliano Gideon Sa’ar
La reazione sionista: odio, diffamazione e minacce
Il gruppo Israele Senza Filtri non si è fermato a critiche verbali. All’interno delle loro chat, si promuovono apertamente iniziative per hackerare pagine web e piattaforme che denunciano i crimini israeliani, come “Israel Genocide Tracker” o specifiche voci di Wikipedia. Tra i commenti degli utenti emergono richieste di contattare gruppi di hacker come “We Evil” e suggerimenti di finanziare attività di cyber-attacco per silenziare le voci critiche.
Non è la prima volta che Israele Senza Filtri si trova al centro di controversie. Già in passato, il gruppo è stato denunciato per aver lanciato sondaggi discutibili in cui si ipotizzavano scenari violenti contro attivisti pro-palestinesi in Europa. Ora, il loro attacco al Papa evidenzia una strategia volta non a discutere i fatti, ma a screditare chiunque osi sollevare dubbi sulla condotta israeliana a Gaza.
Commenti della community del gruppo Telegram di Israele Senza Filtri in reazione all’intervista del Papa
Le accuse di Daniele Nahum: un tentativo di depistaggio
Anche figure politiche come Daniele Nahum, noto per le sue posizioni filo-israeliane, si sono unite al coro di critiche contro il Papa. Nahum ha accusato il Pontefice di aver provocato “un’ondata di antisemitismo preoccupante” e ha citato un presunto “rapporto ONU” che ridimensionerebbe il numero di vittime civili a Gaza. Tuttavia, queste affermazioni vengono messe seriamente in dubbio da un recente rapporto del Comitato Speciale delle Nazioni Unite, pubblicato il 14 novembre 2024, che descrive la guerra di Israele a Gaza come “coerente con le caratteristiche di un genocidio.”
Il rapporto ONU documenta l’uso della fame come arma di guerra, la distruzione sistematica di infrastrutture vitali e l’interferenza con gli aiuti umanitari. Inoltre, denuncia l’uso di bombardamenti massicci che hanno causato un’enorme devastazione ambientale e sanitaria. Dichiarazioni che mettono in luce non solo l’ampiezza della crisi umanitaria a Gaza, ma anche di chi, come Nahum, tenta di spostare il dibattito dalla realtà dei fatti verso accuse infondate di antisemitismo.
La reazione di Daniele Nahum all’intervista del Papa
Il coraggio del Papa e la responsabilità della comunità internazionale
Le parole di Papa Francesco, che invita a indagare sul presunto genocidio a Gaza, non sono una condanna preventiva, ma una chiamata alla responsabilità. In un contesto di sofferenza umana senza precedenti, il Pontefice ha avuto il coraggio di chiedere trasparenza e giustizia, un passo essenziale per affrontare una tragedia che sta segnando la storia contemporanea.
Il Papa non è nuovo a gesti di umanità e coraggio che sfidano le convenzioni politiche. Le sue parole non istigano all’odio, come sostengono i detrattori, ma invitano alla riflessione. Riflettere sull’uso spropositato della forza, sull’embargo imposto a Gaza, sulla fame e sulle condizioni di vita disumane di milioni di palestinesi non è un atto politico, ma un dovere morale.
La verità non si hackererà
Le reazioni scomposte e violente della comunità sionista, che passa dall’insulto al sabotaggio, rivelano un nervosismo crescente. Nel frattempo, la domanda posta da Papa Francesco rimane aperta: quello che sta accadendo a Gaza è genocidio? L’unica risposta accettabile è un’indagine seria e imparziale, lontana da polemiche e manipolazioni e che ad oggi vede i maggiori organi e organizzazioni internazionali confermare la realtà del genocidio in attesa del giudizio della Corte di giustizia Internazionale che in questi mesi lavora sulla causa iniziata dal Sud Africa e che accusa Israele di genocidio contro i palestinesi.