La liberazione della Siria è passata dalla Palestina, perché non c’è causa che giustifichi l’oppressione

Tessono strategie e anche Dio ne tesse. Dio è il migliore degli strateghi! Corano 3-53

Condivido la gioia dei miei fratelli e sorelle siriani nei giorni in cui sono riusciti a liberarsi di un regime che li ha oppressi per 50 anni. La gioia di chi finalmente torna a casa, di chi viene liberato, a volte dopo decenni, dalla prigionia, la gioia di chi si ricongiunge dopo anni con un fratello. É caduto un regime dispotico, empio e criminale che ha usurpato un intero paese e non si è fatto scrupoli nel bombardare la propria gente già dagli anni 80 per continuare dal 2011 fino a ieri una guerra spietata contro il suo popolo pur di restare al potere.

A chi ha sostenuto questo regime ho sempre detto che nessun sostegno di una causa giusta poteva giustificare un’ingiustizia di tale dimensione ed il riferimento è chiaramente alla causa del popolo palestinese.

Continuare a tirare in ballo la questione palestinese è disonesto, la questione palestinese sta a cuore a tutti i musulmani ed i regimi arabi che si proclamino baathisti, socialisti, filo-americani, che siano monarchie sunnite che rivendicano una discendenza dal nostro amato Profeta (pbsl), non hanno fatto altro che impiegare i loro eserciti per reprimere i loro popoli e garantire Israele. Quindi per liberare la Palestina occorre liberarsi dai tiranni.
Nel frattempo la Palestina ha liberato la Siria, l’azione del 7 ottobre ha avuto un impatto che nessuno poteva prevedere, per questo il credente inserisce nell’equazione la volontà divina che è imperscrutabile e procede nella sua lotta per la giustizia anche quando sembra non esistano possibilità di successo. Questa è una grande lezione.
Nella guerra siriana ci sono state strumentalizzazioni di ogni tipo, interessi geopolitici contrapposti che si sono scontrati sulla pelle dei siriani, chi voleva rovesciare Assad, colpire l’Iran e quindi la Russia non ha esitato ad armare i peggiori fanatici infangando così le legittime aspirazioni del popolo siriano.

Oggi tutti parlano di Hayʼat Tahrir al-Sham, ma l’opposizione al regime ha comunque molte anime, che spesso sono state dimenticate dal racconto mediatico, per poter affibbiare a tutti l’infame qualifica di tagliagole.

Da quanto riesco a capire, la regia turca è molto importante in tutto ciò che sta avvenendo anche per quanto riguarda HTS, e non si tratta solo del supporto tecnico militare ma di una preciso indirizzo politico-religioso che è stato impresso alle forze che hanno marciato su Damasco.

C’è stata una grossa operazione di pulizia da elementi deleteri e alla lunga sono rimasti soprattutto i siriani che lottano per la propria terra e la propria gente e anche l’approccio religioso nella conquista e nei confronti delle minoranze sembra essere improntato alla wasatiyyah (il giusto equilibrio) e all’esempio profetico.

Restano ancora molte incognite rispetto al futuro, rifuggo da facili entusiasmi e da una visione manichea delle cose, cercando di mantenere sempre l’onestà intellettuale di vedere le cose per come sono senza cadere in complottismi né in demonizzazioni di questo quel popolo sulla base del settarismo.

Umar ibn al-Khattab divenuto Califfo disse: “Obbeditemi finché obbedisco a Dio e al Suo Messaggero. Se vedete che mi allontano dalla retta via, allora correggetemi.” Un uomo si alzò tra la folla e rispose:”Se ti vediamo deviare, ti correggeremo anche con le nostre spade.”

Umar rispose: “Lode a Dio che ha messo nella comunità qualcuno che mi correggerà se devio.” Quindi se vale per Umar (che Dio sia soddisfatto di lui) figuriamoci se non vale per chi avrà la responsabilità della Siria.

Purtroppo i popoli musulmani sono troppo spesso in balia degli interessi delle potenze occidentali e delle potenze regionali che giocano sulle divisioni e sul settarismo, quanto prima riusciremo a superarlo, quanto prima riusciremo a prendere in mano il nostro destino.