Il secolo di Youssef Nada, il mediatore dei due mondi: una vita di sfide e visione globale

E’ andato oltre questa vita la notte scorsa, Youssef Nada, testimone di quasi un secolo della dolorosa e grandiosa storia della Fratellanza islamica, prima egiziana e poi mondiale.

Era nato ad Alessandria d’Egitto 93 anni orsono e da decenni viveva a Campione in una villa sul lago che aveva voluto chiamare Villa Italia anche in segno di gratitudine per il Paese, il nostro, che gli aveva concesso la cittadinanza.

Oggi le cronache parlano di lui come un imprenditore di successo, senza trascurare la sua appartenenza, mai negata, al movimento fondato nel 1928 da Hassan El Banna, pochi ricordano che è stato un perseguitato, incarcerato, torturato ai tempi di Nasser, liberato e poi di nuovo condannato e infine costretto all’esilio permanente dal suo Paese d’origine.

Si stabilì in Libia avviando una proficua attività d’importazione di cemento che incontrava i grandi progetti di sviluppo che Muhammar Gheddafi stava realizzando. Ma non solo in Libia, con molti Paesi africani, compresa la Nigeria e con gran parte del Medio Oriente.

Un mediatore tra Oriente e Occidente

Niente come buoni affari migliorano e relazioni tra le persone e gli Stati e, sfruttando quella sua capacità di proporli e gestirli con rigore e correttezza, Nada si accreditò come ambasciatore informale o piuttosto mediatore e facilitatore. Per molti anni intrattenne relazioni con capi di Stato e leader politici, con cui negoziò progetti economici strategici. Il suo ruolo di mediazione lo portò anche a interagire con dirigenti europei e arabi, favorendo il dialogo in contesti di tensione internazionale. In particolare, Nada ebbe un ruolo chiave nelle negoziazioni tra governi europei e il mondo islamico durante gli anni di maggiore ostilità, offrendo una prospettiva basata su moderazione e collaborazione.

Dialogo intra-islamico un impegno concreto

Convinto che le divisioni settarie fossero uno dei maggiori impedimenti allo sviluppo armonioso e proficuo del mondo islamico e, in definitiva, facessero solo l’interesse dei suoi antagonisti Nada s’impegnò strenuamente nel dialogo sunnita-sciita organizzando incontri tra leader religiosi di entrambe le comunità, creando spazi di confronto che miravano a superare le divisioni storiche. In particolare, favorì l’incontro tra rappresentanti iraniani e del Golfo, evidenziando la necessità di trovare punti di convergenza per affrontare minacce comuni e limitare l’ingerenza di potenze esterne.

Un simbolo di resilienza contro le accuse

Un’altra prova tuttavia lo aspettava al varco e fu lui stesso a raccontarcela mentre ancora la stava vivendo.

“Era una sera del mese di Ramadan, mi trovavo a Londra e avevo rotto il digiuno a casa di un amico. Quando uscìì per tornare a casa mi vennero incontro alcuni uomini che si qualificarono come agenti di polizia. Mi chiesero il portafogli e di consegnare tutto il denaro che avevo su di me. Mi dissero che c’era un provvedimento del Ministero del Tesoro USA nel quale venivo indicato come uno dei finanziatori di Al Qaida e che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione 1267 mi aveva inserito nell’elenco dei terroristi. Mi lasciarono li senza neppure i soldi per poter pagare un taxi e tornare a casa”.

Cominciò così la sua ultima grande battaglia contro un nemico che sembrava invincibile, per affermare la sua innocenza, la sua piena onorabilità, il suo diritto a viaggiare e il recupero dei suoi beni messi sotto sequestro.

Fece causa alla Svizzera che lo aveva costretto ad una residenza obbligata. Campione infatti è un’enclave italiana in un territorio elvetico che gli era precluso: non potendo attraversarlo era di fatto agli arresti domiciliari

Nel 2009 gli inquirenti svizzeri e quelli italiani archiviarono le accuse nei suoi confronti in quanto non era stata trovata alcuna prova a sostegno delle accuse degli Stati Uniti.

I due Paesi presentarono una petizione al Comitato antiterrorismo delle Nazioni Unite per rimuovere il nome di Nada dalla lista nera della risoluzione 1267 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ma per volonta USA la richiesta fu bloccata fino al settembre 2009.

Mai nessuna prova è ma stata prodotta a sostegno di quelle accuse e in un rapporto del senatore svizzero ed ex procuratore Dick Marty per conto dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa è stato scritto espressamente che le procedure di suo inserimento nella lista nera del terrorismo delle Nazioni Unite erano state “completamente arbitrarie” e violavano i diritti umani.

L’eredità di un visionario

Youssef Nada lascia un’eredità di impegno, coraggio e visione strategica. La sua vita rappresenta un modello per chiunque creda nella necessità di un contributo islamico in grado di emancipare le società musulmane e capace di dialogare positivamente con quelle occidentali.

Attraverso le sue relazioni internazionali, il suo lavoro come mediatore e la sua dedizione ai valori dell’Islam, Nada ha operato su due fronti: contro l’estremismo ammantato da finalità religiose e contro la propaganda islamofoba.

Il suo pensiero e la sua azione continueranno ispirare generazioni di leader musulmani.

Le esequie si terranno martedì 24 dicembre alle ore 14 presso il cimitero islamico di Lugano.

Dio abbia misericordia di nostro fratello Youssef accetti ogni suo bene e lo accolga tra i ravvicinati. Alla sua famiglia le più sincere condoglianze dell’editore, della direzione e di tutti i redattori e collaboratori de laluce. news.