A proposito della propaganda che trasforma i giochi dei bambini palestinesi in molotov per giustificare le stragi

Ad aprile, Open pubblicava un articolo che rappresenta un esempio lampante di come il giornalismo italiano si sia reso complice nel legittimare le atrocità commesse contro il popolo palestinese. Questo testo, mascherato da analisi, non solo distorceva la realtà, ma contribuiva a costruire una narrativa utile a deumanizzare le vittime del genocidio a Gaza.

A distanza di mesi, e con decine di migliaia di bambini palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani, è necessario riflettere su come questa propaganda abbia sostenuto mediaticamente le violenze e i crimini di guerra, fornendo una copertura ideologica al massacro in corso.

Il ruolo dei media italiani: Open come caso emblematico

Uno degli esempi più eclatanti di questa complicità mediatica è l’articolo di Open che, ad aprile, utilizzava un video innocuo di bambini palestinesi per costruire una narrazione tossica. L’articolo suggeriva che i bambini di Gaza stessero usando gli aiuti umanitari per costruire molotov, un’accusa priva di fondamento e basata su una palese manipolazione.

In realtà, il video mostrava bambini che giocavano, cercando di esorcizzare la paura dei bombardamenti incessanti. Persino chi filmava la scena rideva in modo naturale, colpito dalla creatività e dalla resilienza dei piccoli protagonisti. Eppure, Open ha scelto di trasformare questo momento di umanità in un pretesto per giustificare ulteriori violenze.

La disinformazione come strumento di oppressione

L’accusa secondo cui gli aiuti umanitari vengono utilizzati per costruire armi non solo è priva di prove, ma è anche moralmente riprovevole. In un contesto in cui Gaza è sottoposta a un blocco devastante, gli aiuti rappresentano una delle poche risorse vitali per la sopravvivenza della popolazione. Diffondere queste menzogne serve unicamente a legittimare ulteriori bombardamenti e restrizioni.

Il silenzio sui crimini israeliani

Ad aprile, come oggi, Open e molti altri media mainstream hanno scelto di ignorare i crimini di guerra israeliani e di concentrarsi su narrazioni distorte contro le vittime. Mentre si accanivano su un video di bambini, non hanno speso una parola sui massacri di civili, sulla distruzione di ospedali, scuole e abitazioni, e sulla sistematica violazione dei diritti umani.

Questa scelta non è casuale: fa parte di un più ampio schema mediatico che mira a disumanizzare i palestinesi e a dipingerli come responsabili delle proprie sofferenze.

Il pericolo della disumanizzazione

La narrativa proposta da Open ad aprile è solo un tassello di un processo più ampio di disumanizzazione. Dipingere i bambini palestinesi come minacce o futuri terroristi non è solo falso, è un atto che giustifica implicitamente ogni atrocità contro di loro. Questo tipo di propaganda è stato un pilastro fondamentale nel supportare mediaticamente il genocidio a Gaza.

L’articolo di Open ad aprile, come molti altri pubblicati negli ultimi mesi, rappresenta un monito sulla potenza distruttiva della propaganda. Mentre il genocidio a Gaza si consuma, i media italiani dell’establishment hanno spesso scelto di sostenere, piuttosto che denunciare, le atrocità commesse.