Dico NO all’ambigua manifestazione “Una piazza per l’Europa” del 15 Marzo 2025. Non si può fingere di non vedere un rilancio dell’europeismo parallelo e finzionale al riarmo dell’Unione Europea. Non si può dare credito ai sedicenti pacifisti europeisti che scenderanno in piazza il 15 marzo. Dico NO e dico ALLAHU AKBAR!!!
Il tempismo di Repubblica
La sera del 27 febbraio (un minuto prima della mezzanotte) Repubblica ha messo on-line un appello del giornalista Michele Serra dal titolo Una piazza per l’Europa. All’indomani era previsto l’incontro-scontro tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca. Un calcolo perfetto, tra fuso orario ed orari di stampa dei quotidiani, oltre che una scommessa vinta sull’incontro che avrebbe generato una scossa planetaria.
L’appello di Michele Serra è un treno di cose scontate: “una grande manifestazione di cittadini… zero bandiere di partito… qui o si fa l’Europa o si mure…”; con una credibilità pari a quella di una banconota da tre euro: “io non ho idea di come si organizzi una manifestazione, non è il mio mestiere…”; il finale poi è da portare alla trasmissione di Maria De Filippi: “il mio sassolino nello stagno l’ho lanciato, speriamo che piovano pietre” (evocazione non proprio pacifista). Gradualmente, manco a dirlo, fioccano le adesioni: il Sindaco di Milano Beppe Sala, quello di Roma Roberto Gualtieri, il giurista Gustavo Zagrebelsky, l’ANPI, le associazioni Lgbtq+ (oltre 30 sigle), lo scrittore Erri De Luca, il Partito Democratico… la squadra al completo insomma.
La fuga in avanti della Von Der Leyen
Nel frattempo il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, approfitta dell’ondata di europeismo “difensivo” e lancia il Piano ReArm Europe, approvato dal Consiglio Europeo il 6 marzo 2025: 800 miliardi di euro per la spesa militare europea. Inizia così il balletto pacifista degli aderenti alla Piazza per l’Europa convocata da Michele Serra. Ognuno col suo distinguo “pacifista” però tutti tengono unita la piazzata dei serrapiattisti. Non si può certo perdere l’occasione di rilanciare l’europeismo proprio adesso che Trump ha offerto una spinta emotiva continentale. E poco importa se poi le armi in realtà le compriamo dagli Stati Uniti. I pacifisti con l’elmetto non sono certo campioni di logica e coerenza.
La linea tracciata da Michele Serra
Nella puntata di Piazzapulita del 6 marzo Corrado Formigli intervista Michele Serra (e gli annuncia la sua adesione per il 15 marzo). Ben 17 minuti di manfrina che a confronto le interviste preconfezionate potrebbero dirsi improvvisate. Dal primo minuto Formigli “sbaglia” e chiama più volte “marcia” la manifestazione, con Serra che prende le distanze dalla Marcia su Roma del 1922. Ad un certo punto Formigli rinviene e “capisce” da dove arriva il lapsus, dalla Marcia di Assisi! Serra annuisce, gradisce, e l’ibrido militarista-pacifista è servito. Si susseguono comodamente le domande “scomode” a cui vengono date risposte certosine che tracciano la linea. Sugli 800 miliardi di euro per il Piano ReArm Europe Michele Serra dice che “non è una risposta entusiasmante… von der Leyen poteva proporre di mettere insieme una difesa comune europea… per difendere un patrimonio di valori…”. Un passaggio quest’ultimo da politico di professione, quale Serra nella stessa intervista dice di non essere. Una presa per i fondelli in piena regola. Perché un esercito che non c’è quando si formerà dovrà pur essere armato.
Quindi la cinica von der Leyen è stata fin troppo “onesta”. Per Serra però sarebbe stato meglio non presentare subito il conto, non mentre lui organizzava la manifestazione. Ma giacché il dado era tratto, i due giornalisti affrontano anche il nodo che ci sarebbe stato pur senza il Piano ReArm Europe. Così Formigli gioca a fare l’avvocato del diavolo e parla di Trump come “l’unico che cerca la pace”. Ed è qui che emerge il pacifismo a geometria variabile di quelli alla Michele Serra. Questi risponde che “pace è una parola complicata, tutti dicono che è bello, poi bisogna vedere cosa c’è dentro”. Certo è facile parlare di pace giusta e si potrebbe anche concordare sul fatto che l’accordo Trump-Putin sarebbe ingiusto. Ma non c’è una controproposta pacifista, non da parte Michele Serra per il quale, dopo 3 anni di “cessate il fuoco”, a questo punto sembra essere meglio, cioè per lui più giusto, che la guerra tra Russia e Ucraina continui, magari finché non ci sarà un esercito europeo pronto a scendere in campo.
La compagna Ilaria Salis
L’antifascista ed eurodeputata Ilaria Salis si è espressa sul Piano ReArm Europe prima che il Consiglio Europeo lo approvasse. Candidata da Alleanza Verdi e Sinistra mentre era agli arresti nell’Ungheria di Orban (da dove è venuta via con l’immunità, quando è stata eletta), non ha dato prova di marcato radicalismo pacifista. Come tutti, non ha minimamente toccato il tema dell’Unione Europea che non ha un Governo (inteso come espressione di un voto democratico) né una Costituzione (elemento base delle moderne democrazie). Non ha fatto cenno alla Moneta Unica (l’Euro) che ha già dimostrato di essere fuori dal controllo, e non esattamente a favore, dei popoli dell’Unione. Quindi neanche lei ha colto la pericolosità di un Esercito Unico che risponderebbe non si capisce bene a chi. La sinistra e il centrosinistra ci martellano con le preoccupazioni per l’ascesa della destra in Germania così come per anni hanno fatto con l’Ungheria di Orban (per non parlare del premier Meloni e di Salvini). Qua e la qualcuno da del pazzo al presidente francese Macron. Nessuno però sembra preoccupato di far spuntare un nuovo e potente esercito in mezzo a questo circo. Infatti la Salis ha scritto il suo manifesto contro il riarmo fatto di 5 punti e tanta incoerenza. Il punto 1 è sull’autonomia europea e sull’uscita dalla Nato. Il punto 3 è il no al riarmo mentre, nel mezzo, il punto 2 è a favore di un esercito europeo definito come “un male necessario”. Anche lei fingendo che un esercito, una volta nato, non necessiti di essere armato, con armi americane.
Manca un orizzonte di senso… ALLUHU AKBAR!!!
È più che evidente che sia arrivato, a reti unificate, un ordine di scuderia europeista. Ma non un comando diretto, non un ordine esplicito. Non è necessario, perché chi non ha una rotta lo ridirigi a piacimento anche con un soffio. Neanche al manicomio si parlerebbe di un esercito nucleare di pace. Tutta questa incoerenza e questa illogicità, spacciate per valori pacifisti anche con veemente convinzione, non possono che dipendere dalla mancanza di un orizzonte di senso. Sono cioè totalmente assenti il senso della misura e quello del limite. Manca un metro di paragone per misurare le cose a noi prossime e la certezza dell’esistenza di limiti invalicabili all’orizzonte.
Mi sento quindi privilegiato a vivere nella certezza che Dio è al di sopra e di là da tutto (per l’appunto, Allahu Akbar). Non trovo quindi altre parole pacifiste che ALLAHU AKBAR!!! NO ALLA PIAZZA DI MICHELE SERRA, NO AL REARM EUROPE.