Manifestazione per l’Europa: il ritorno del suprematismo liberale

Sabato 15 marzo scorso, in Piazza del Popolo a Roma, si è tenuta la manifestazione per l’Europa, promossa su iniziativa di Michele Serra, che ha riunito varie forze della società civile, politiche e sindacali, in particolare della sinistra, compresa l’ANPI.

La manifestazione è stata un chiaro esempio di come ormai esista una vera e propria “santa alleanza” tra forze politiche, sindacali e parte della società civile, tutte orientate verso il sostegno a un’Europa delle multinazionali, guerrafondaia e protesa al riarmo. Con il pretesto di un possibile scontro tra USA e Cina o tra USA e Russia, queste forze vogliono trascinare l’Europa in un conflitto con Mosca per conto di Washington, utilizzandola come testa di ponte per la distruzione della Russia e sacrificando milioni di giovani europei, con il solo scopo di accaparrarsi le immense ricchezze russe e lucrare sulla ricostruzione post-bellica.

Abbiamo già vissuto un periodo simile ai tempi delle guerre americane contro l’Iraq, quando veniva propagandata la teoria di un presunto “scontro di civiltà”. Ora lo stesso argomento viene riesumato, nonostante chiunque, anche senza aver letto tutti i numeri di Eurasia, dovrebbe sapere che i legami culturali e religiosi tra Europa e Russia sono storicamente ben più profondi di quelli con gli anglosassoni americani. La Russia è pienamente Europa.

Eppure, molti tra gli intervenuti, in particolare il cantautore Roberto Vecchioni (storicamente di sinistra) e il giornalista Corrado Augias, hanno espresso visioni neocoloniali degne degli anni Trenta, quando Mussolini si affacciava su Piazza Venezia e alla radio si cantava Faccetta Nera, bella abissina, mentre l’esercito occupava Asmara.

Vecchioni è intervenuto esaltando la democrazia liberale nata ad Atene, affermando che “solo noi l’abbiamo” (?), citando Cervantes e Shakespeare come se gli “altri” vivessero nelle caverne. Peccato che la Russia abbia prodotto decine di scrittori e scienziati famosi, da Dostoevskij a Tolstoj (solo per citare i più noti). Il cantautore ha poi dichiarato: “solo noi europei abbiamo un pensiero continuo che si autocorregge”, aggiungendo che “gli altri non ce l’hanno”. Un’affermazione che, di fatto, richiama la visione suprematista di Hitler sugli Untermenschen, i “subumani” che possono essere eliminati senza problemi. E infatti, questi stessi “paladini della democrazia” sono rimasti zitti di fronte al genocidio a Gaza e davanti agli oltre 35 conflitti generati dalla sete di potere dell’Occidente, dal Congo al Medio Oriente, dal Myanmar al Corno d’Africa.

Nel frattempo, in Europa assistiamo a rozze campagne di stampa: prima contro i musulmani, ora contro i russi. Il partito Azione sta persino proponendo una legge per escludere dalle elezioni i candidati sgraditi alle forze globaliste, come già accaduto in Romania con Georgescu. Parallelamente, si perseguita e si censura chiunque critichi Israele, responsabile del genocidio di oltre 100.000 palestinesi a Gaza, senza contare le migliaia di vittime dal 1948 a oggi.

Questa sarebbe la democrazia?

Questo è il nocciolo fascista, nel senso più autentico del termine, di questo suprematismo becero e trasversale che riemerge in Europa ogni volta che il capitalismo entra in crisi e ha bisogno di una guerra per rilanciare il ciclo economico.

Quel che è peggio è che chi si vanta di essere “cittadino del mondo”, poi finisce per fare questi discorsi da bar su un palco pubblico, abbassandosi al livello del Ministro della Pubblica (D)istruzione di questo governo da avanspettacolo, che nelle linee guida per l’insegnamento della storia ha avuto la spudoratezza di dichiarare che “solo l’Europa conosce la storia”. A rispondergli è stata Renata Pepicelli su Il Manifesto, smontando la superficialità delle sue argomentazioni.

Ad un certo punto, Vecchioni ha persino attaccato il movimento pacifista, affermando testualmente che “non c’è corrispondenza tra pace e pacifismo”. Il sottinteso? I pacifisti sarebbero “anime belle” nella migliore delle ipotesi (e forse su questo ha ragione), ma nella peggiore sarebbero quinte colonne putiniane e disfattisti. Poi ha aggiunto che “dobbiamo difendere una civiltà solo nostra”, escludendo russi e musulmani, e che “non siamo disposti ad accettare qualsiasi pace”. Tradotto: il riarmo servirebbe per imporre una pace basata sulla forza, esattamente la stessa linea di Donald Trump.

Peccato che analisti come Fabio Mini e Gianandrea Gaiani abbiano già spiegato chiaramente che una guerra con la Russia è impossibile da vincere per l’assenza di profondità strategica dell’Europa e perché, semplicemente, negli arsenali europei non c’è quasi nulla di utile.

Questa sinistra, che oggi ricalca il suicidio della socialdemocrazia tedesca del 1914, quando votò i crediti di guerra, non ha alcuna intenzione di lottare per un’Europa unita, sovrana e neutrale. Preferisce invece trascinare il continente in un’ennesima carneficina inutile, preparata dagli anglosassoni per i loro interessi, usando gli europei come carne da cannone.

Ma questa non è la nostra guerra.

Non lo è né per noi europei, né per noi musulmani.

Questa è la guerra degli usurai, non del popolo.