Non si tratta di tirare fuori il trito “tappiamoci il naso”, la puzza che emana la politica nel nostro Paese è insopprimibile.
Si tratta invece di capire il senso della hudna ( la tregua).
In questi ultimi anni la nostra comunità ha sofferto una quantità di ingiustizie a livello locale che si sono inasprite quando abbiamo avuto i governi di centro destra.
Come tutte le minoranze abbiamo l’irrinunciabile necessità della pace, o almeno della non ostilità preconcetta, foriera di dialogo con le istituzioni e capace di creare un clima più favorevole all’implementazione dei nostri diritti costituzionali nel quadro delle leggi dello Stato.
Il governo (Conte 1 e 2) ci ha dato orecchio attento e perfino collaborativo. Anche quando Capitan Fracassa spadroneggiava sulla terra e sui mari e suonava i campanelli, con altri soggetti si era costruito un canale di comunicazione che ha prodotto importanti risultati.
Per la prima volta in quasi trent’anni sono stati fatti reali passi avanti verso quell’adempimento costituzionale che ci spetta: un intesa ex art. 8 tra almeno una parte di rilievo della nostra Comunità e lo Stato italiano.
Se ora avessimo un governo dimissionario, calcolando i tempi tecnici per lo scioglimento delle Camere, le elezioni e la formazione di un nuovo esecutivo, saremmo di fronte a 6 mesi di vuoto… e non solo per noi ma per l’intero Paese.
E poiché una regola aurea del fiqh (giurisprudenza Islàmica) recita: “tra due beni il maggiore, tra due mali il minore”, nonostante le molte pecche di questa raffazzonata maggioranza politica, benvenuto Conte 2.5
Se dopo i sei mesi di sospensione ci saremmo ritrovati Salvini e Meloni dietro i cannoni delle Istituzioni, siamo pressoché certi che saremmo stati nel mirino.