Durante la puntata del 24 aprile del 2019 della trasmissione televisiva Fuori dal coro, il conduttore, il giornalista Mario Giordano, ripeteva in modo ossessivo per un tempo che televisivamente è un’eternità, con la sua vocetta squillante e sgradevolmente penetrante, “terroristi islamici”. Lo ripeteva fino allo sfinimento, sembrava non volersi più fermare. Una scena studiata per suscitare ansia e un senso di rivolta e di repulsione nello spettatore.
Con la stessa coerenza logica si potrebbe ripetere l’esibizione di Giordano in occasione di una qualsiasi sanguinosa impresa di un suprematista bianco gridando all’infinito “terroristi cristiani”. Ma la logica qui c’entra poco, c’entrano invece molto ideologia e propaganda.
Giorgia Meloni riprendeva il video di quel Mario Giordano assatanato -per la verità non era la prima e non sarebbe stata l’ultima volta che Giordano si esibiva in simili performance- sulla sua pagina Facebook e così commentava: “Chiamiamo le cose con il loro nome: TERRORISMO ISLAMICO.” Un grande Mario Giordano smonta la narrazione buonista in merito alla strage di cristiani in Sri Lanka. Con Fratelli d’Italia andremo in Europa per dire NO al processo di islamizzazione in corso. Vogliamo un’Europa che difenda le comunità cristiane perseguitate nel mondo!
Già, Giorgia Meloni, proprio lei, l’imperturbabile signora che mette nel programma elettorale del suo partito il reato di “integralismo islamico”; l’imperturbabile signora che pretende che i sermoni in moschea siano predicati in italiano e non in arabo, come se l’arabo non fosse la lingua canonica dell’Islam, e in generale una lingua attualmente parlata dal mar Rosso fino alle estreme propaggini occidentali dell’Africa atlantica da centinaia di milioni di esseri umani, ma fosse invece un codice segreto utilizzato per trasmettere messaggi che né lei né la Digos possano comprendere.
La destra italiana, la destra di oggi, di cui Giorgia Meloni insieme a Matteo Salvini ne ha l’indiscussa leadership, ha scelto di presentarsi agli occhi del suo potenziale bacino elettorale come punto di riferimento e bastione contro un supposto e incombente pericolo islamico, combattendo l’Islam sul piano della propaganda come nella pratica, conculcando ad esempio il diritto dei musulmani ad erigere propri luoghi di culto, in questo confortata da una corrente di pensiero neo conservatrice di cui il ricercatore accademico Lorenzo Vidino è il rappresentante più noto.
Corrente di pensiero, che la destra italiana ha fatto sua, che ha elaborato la teoria di un Islam subdolo e pervasivo, che si imporrebbe in occidente utilizzando un doppio binario: da un lato gramscianamente mirerebbe alla conquista pacifica delle casematte del potere, entrando in centri culturali, case editrici, università; aprendo ovunque moschee, magari coi soldi del Qatar e di chissà chi altro, e estendendo così la sua sfera di influenza; dall’altro opererebbe su un piano squisitamente militare, infiltrando potenziali terroristi sui barconi di disperati che solcano soprattutto nella bella stagione quotidianamente le acque del Mediterraneo, portando poi violenti attacchi terroristici volti a seminare il panico nelle popolazioni e a disgregare le difese occidentali e cristiane.
L’Islam, secondo questa narrazione, di cui già la Fallaci si faceva portavoce, seguirebbe dunque una strategia articolata di doppio binario. La massa dei musulmani che negli ultimi decenni si è riversata in Italia e in Europa in conseguenza del processo migratorio, l’apertura di moschee e di centri culturali, e i dolorosi e sanguinosi episodi di tipo terroristico costituirebbero un unico disegno eversivo volto a fare dell’Europa e di tutto l’occidente nient’altro che un Dar al Islam, una terra islamica.
Tutto ciò presupporrebbe un centro decisionale in grado di coordinare le strategie e le azioni volte alla conquista del mondo. Niente di più lontano dalla realtà. Il mondo musulmano conta oltre un miliardo e mezzo di fedeli, ma è un mondo articolato e complesso, dove le differenze e le rivalità sono numerose e immaginare un unico centro occulto che coordina e dirige le azioni necessarie alla conquista dei territori non-islamici, semplicemente non ha senso.
Le genti del Maghreb e dell’Africa subsahariana vengono in Europa alla ricerca di un lavoro e di una vita dignitosa, portando con sé la loro storia, i loro costumi, e soprattutto la loro fede, ma desiderando profondamente la pace e la civile convivenza nei paesi di accoglienza. Il cosiddetto “terrorismo islamico”, quando pure non è, come qualcuno sospetta e insinua, fomentato e organizzato proprio in funzione anti-musulmana, altro non è che una reazione infinitamente minoritaria, parliamo di qualche migliaio di individui su una massa di oltre un miliardo e mezzo di musulmani, reazione che spesso è stata provocata da un occidente rappresentato principalmente dagli Stati Uniti, e che mai ha rinunciato ai suoi sogni di egemonia coloniale, ricorrendo sistematicamente all’uso di bombardamenti disumani, e alla costruzione di carceri dove si praticava e si pratica la tortura come Abu Grahib e Guantanamo, assolutamente spregiando l’anima, l’umanità e la dignità di intere popolazioni musulmane.
Per limitarci a parlare solo degli ultimi decenni, alla ferita permanente alla pace inferta con la fondazione dello Stato sionista e con la sua politica estremamente aggressiva di annessione neocoloniale dei territori palestinesi, si sono aggiunte nel tempo l’aggressione all’Iraq e all’Afghanistan.
Questa destra ha rievocato tutti gli stereotipi antimusulmani di un armamentario che dovrebbe ormai appartenere al passato; ai secoli delle crociate, allo scontro navale di Lepanto, e all’assedio di Vienna, et pour cause, dicono i francesi.
Matteo Salvini, in cerca di consenso, esibisce teatralmente il rosario e si affida al cuore immacolato di Maria rivolgendosi a quella parte del mondo cattolico che ha maldigerito la chiesa del post-concilio, e che va dai sedevacantisti a ecclesiastici dissidenti come monsignor Viganò; un mondo cattolico ormai da tempo profondamente diviso tra bergogliani più o meno progressisti e conservatori di vario grado ed intensità.
Probabilmente Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono ben coscienti che una cristianità occidentale non esiste più da secoli, che il processo di secolarizzazione è andato avanti a rullo compressore e che il mondo moderno è un mondo che non solo ha relegato al privato ogni dimensione spirituale, ma è sostanzialmente rivolto alla sua totale soppressione.
E proprio qui sta l’essere totalmente altro dell’Islam, qui sta la vera alterità islamica, un’alterità molto mal sopportata nei paesi dell’occidente laico e areligioso, un’alterità che è il rifiuto di una religione ridotta a puro fatto privato, insieme al rifiuto dei due piani separati: quello statale e laico e quello spirituale e religioso. Se c’è un Creatore, nulla c’è che non gli appartenga.
E come dimenticare, come digerire -ma di questo poco si parla- il rifiuto islamico della riba, cioè del prestito ad interesse, in un mondo, quello occidentale, dove la finanza, l’usura, la creazione dal nulla del denaro ne costituiscono le colonne portanti?
Tuttavia per gli alfieri di questa destra non la secolarizzazione, non una società che sta avviandosi verso un futuro inquietante dove l’essere umano conosciuto finora si vorrebbe sostituito da una creatura slegata da ogni definizione sessuale e da ogni funzione riproduttiva, un mondo dove erotismo e funzione riproduttiva sono d’hors et dejà completamente separati, un mondo dove di fatto la scienza e la tecnica sono le uniche religioni approvate e indiscusse, ma sarebbe invece l’Islam, secondo la premiata ditta Meloni-Salvini la vera e terribile minaccia per un mondo che esiste solo nella loro testa.
La destra italiana, con Salvini che agita il rosario ed il Vangelo, ha rievocato una cristianità occidentale tutta da reinventare. Non a caso papa Giovanni Paolo II, ben cosciente del fatto che il mondo occidentale è un mondo ormai totalmente scristianizzato, parlava di nuova evangelizzazione, di un mondo cioè da evangelizzare nuovamente.
La cristianità occidentale ha ormai da tempo immemorabile dovuto soccombere, non a un inesistente conquista islamica, ma ad un processo di secolarizzazione profondo e pervasivo. Un processo di secolarizzazione che parte da lontano, da molto lontano.
Storicamente i primi segni di un cambiamento profondo nella società europea, che vede un potere laico sempre più dominante rispetto a quello ecclesiastico, si hanno fin dalla fine del tredicesimo secolo, in quello che il grande storico Johan Huizinga nella sua opera più nota chiamerà l’autunno del medioevo.