Non si parla d’altro che del passo diplomatico compiuto ufficialmente nella persona del responsabile della diplomazia vaticana, l’inglese monsignor Paul Richard Gallagher, nei confronti dello Stato italiano, con un documento consegnato all’ambasciata italiana in Vaticano nel quale si contesta il disegno di legge Zan attribuendo allo stesso, e in particolar modo all’articolo 7, niente di meno che la rottura dei patti Lateranensi firmati nel 1929 dal cardinal Gasparri e da Benito Mussolini, patti Lateranensi che sono poi stati rinnovati e riattualizzati dal cardinal Agostino Casaroli e da Bettino Craxi nel 1984.
Il passo diplomatico della Santa Sede, inutile sottolinearlo, è molto grave, e non sarebbe stato pensabile senza l’approvazione di papa Francesco. Sintetizzando, la chiesa con la maggioranza del mondo cattolico al seguito, teme forse con qualche ragione che le venga di fatto imposto di celebrare nelle scuole cattoliche paritarie, quella che lei giudica e vive come un’ideologia contraria ai suoi insegnamenti e alla sua dottrina. Teme che di fatto sia limitata e conculcata la sua libertà di pensiero e di insegnamento.
Da quel lontano 20 settembre del 1871, non è certo la prima volta che la chiesa romana entra in rotta di collisione con la politica dello Stato italiano; non è la prima volta che attraverso quella che fu e che rimane, anche se molto attenuata rispetto al passato, una presenza capillare nella società, essa cerca di influenzare gli eventi politici nello stivale; ma è la prima volta, e questa è sicuramente una assoluta novità, che la diplomazia vaticana intraprende un passo tanto clamoroso arrivando di fatto ad accusare lo Stato Italiano di violare attraverso quella che potrebbe presto essere una sua legge, cioè l’ormai arci famoso DDL Zan attualmente in attesa di essere discusso ed approvato in senato, gli accordi siglati nel 29 e attualizzati, e ribaditi con la revisione del 1984 firmata da Casaroli e Craxi.
Già nel fronte politico e culturale che appoggia a spada tratta la proposta di legge Zan e che ne ha fatto una sua irrinunciabile bandiera, si assiste a tutto un indignato lacerar di tuniche, e in modo abbastanza scontato sono già partite da varie parti le accuse di ingerenza negli affari interni italiani.
Fedez, la star indiscussa dei social e dello spettacolo, ha già lanciato i suoi proclami e ha dissotterrato l’ascia di guerra, che per la verità sull’argomento mai aveva sotterrato, chiamando a raccolta fans e followers, che in italiano sarebbero ammiratori e seguaci, per la santa crociata in difesa dei diritti degli omosessuali, e del variopinto mondo che a loro si apparenta.
La chiesa cattolica ebbe nel 1948 un peso determinante nella vittoria della Democrazia Cristiana contro il blocco social-comunista. Senza il massiccio impegno dei cattolici, dei comitati civici di Luigi Gedda, senza la presenza capillare della chiesa attraverso le parrocchie, senza le madonne pellegrine, l’Italia avrebbe visto la vittoria del partito comunista e dei suoi alleati, e questo è un dato di fatto incontestabile.
Tuttavia quella che sembrava essere un’influenza quasi incontrastata nella politica italiana si è andata via via attenuando e ha conosciuto la sua prima storica débâcle con il referendum sul divorzio del 1974; sconfitta che è poi stata ribadita nel 1978 con il referendum sull’aborto. Da allora l’influenza vaticana in Italia, anche se comunque importante, è andata sempre più affievolendosi.
La Chiesa Cattolica è stata costretta sulla difensiva da cambiamenti profondi nella sensibilità e nella mentalità degli italiani, cambiamenti promossi e veicolati da un mondo laico e da un’informazione sempre più schierati su una visione completamente areligiosa, quando non decisamente anti-religiosa, della politica e della vita in generale.
Le sconfitte subite dal mondo cattolico negli storici referendum del 74 e del 78, e una secolarizzazione sempre più vincente nella società italiana hanno messo la chiesa prudentemente sulla difensiva; il passo diplomatico compiuto da monsignor Gallagher va in controtendenza.
Vero è che all’articolo 2, i commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del concordato assicurano alla Chiesa «libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale» e garantiscono «ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione», e forse i timori del Vaticano non sono del tutto infondati.
Cosa prevede l’articolo 7 della proposta di legge Zan? L’istituzione di una giornata nazionale di lotta all’omofobia, alla bifobia, alla lesbofobia, alla transfobia. Qualcuno ha già fatto rilevare che queste parole significano rispettivamente paura/avversione per ciò che è uguale, per il numero due, per l’isola di Lesbo, per i cambiamenti; e le parole, specie quelle contenute in un testo di legge, non dovrebbero essere aria fritta.
La giornata del 17 maggio, prevista dal DDL per celebrare a livello nazionale la lotta a tutte quelle strane fobie di cui si è detto sopra, dovrà prevedere manifestazioni e lezioni ad hoc in tutte le scuole d’Italia, indipendentemente che esse siano scuole pubbliche o private, e ovviamente che siano di ispirazione laica o cattolica, o di qualunque altra tendenza religiosa o meno.
Il disegno di legge Zan viola dunque gli accordi siglati fra Stato italiano e Chiesa cattolica con i patti lateranensi? Probabilmente sì, ma al di là di questo, esso va ben oltre alla dialettica chiesa-stato mettendo questo rapporto in crisi. Pur limitandosi ad un’analisi sommaria, sicuramente la proposta di legge Zan ha una fortissima connotazione ideologica; è una legge superflua, ci sono infatti già norme e leggi sufficienti nell’ordinamento legislativo italiano per punire crimini d’odio con le aggravanti dei motivi futili e abbietti; è terribilmente divisiva, viola di fatto il principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, ed è fumosa e ambigua nella forma e nella sostanza.
L’opposizione a questa legge non dovrebbe essere compito del solo mondo cattolico.