Che cosa hanno in comune l’astrofisico Michio Kaku, l’ingegnere elettronico Igor Aleksander, il fisico Antonino Zichichi, l’indiscusso mandarino tecnologico Bill Joy e una serie di altri personaggi tra cui biologi, filosofi, bio-ingegneri, futurologi che ho incontrato negli anni della mia formazione?
Hanno in comune, indipendentemente dalla loro consapevolezza del Sacro, la certezza inconcussa che “senza fede non esisterebbe scienza”. Per dirla (vado a memoria) con lo stesso Kant, ogni volta che seguiamo un’intuizione scientifica, stiamo testimoniando un atto di fede.
È impossibile per l’Uomo, perfino per quello che si dichiara agnostico, non credere.
Anche quando semplicemente mettiamo i piedi giù dal letto ogni mattina, lo facciamo per un atto di fede. “Credere in Dio è più logico e scientifico che credere nel nulla.” (Antonino Zichichi)
In noi vive la memoria del soffio che ci ha dato la Vita.
Questa è la Verità. E in ogni cellula del nostro corpo, e in tutti i nostri organi vitali noi portiamo questa informazione. È una matrice concreta.
Questa informazione è certa, e è ciò che continua a tenere insieme tutte le parti del nostro organismo, il quale, se non fosse certo di appartenere all’Amore creativo, crollerebbe e si sfalderebbe in un mucchietto di terra.
Possiamo dire che questa certezza è il potere che tiene salda l’interezza del nostro sistema neurovegetativo.
Dunque, che possiamo accettarlo o no, con la nostra razionalità egoica, la nostra biologia conosce la Verità.
È per questo motivo che chi ha l’orgoglio di rifiutare Dio, ha bisogno di credere in qualunque altra cosa. Anche la più miserabile.
Chi si considera troppo intelligente per credere nell’Ente Supremo, si abbassa a credere nelle strutture della mondanità. Crede alla pubblicità, alla politica, alle istituzioni, allo scientismo, ai poteri terreni.
Chiunque deve credere in qualcosa.
In buona sostanza, per acquietare la fame intima e profonda di affidarsi, abbassa il proprio onore di Creatura, consegnandosi a impalcature teorizzate e allestite dalla pochezza umana.
Con questo atto, intanto disonora se stesso, in quanto commette il sacrilegio di innalzare un suo pari a una posizione che spetta soltanto a Dio.
Si illude, compiendo questa sostituzione, di essersi sbarazzato dell’Ordinatore dell’Universo, dell’ Intelligenza d’Amore che lo ha creato.
Purtroppo, la soluzione oltre che disgraziata, non pacifica quel bisogno innato, e rende l’individuo preda abituale di cui poter abusare sempre con continue e nuove bugie.
E così, rifiutare Dio avrebbe dovuto farlo sentire libero?
No! È schiavo. Preda recidiva di sempre nuove menzogne dell’umana miseria.
Negare Dio no rende liberi.
In verità, l’Uomo appartiene a Dio, e solo in virtù di questo è intoccabile e libero per diritto di nascita.