I media occidentali all’unisono ci bombardavano quotidianamente con notizie false o incomplete, trasmissioni faziose e di pura apologia americana e antirussa ma invece di creare nuovi spauracchi bisognerebbe ricercare l’origine di questo conflitto nelle continue provocazioni della NATO.
In Russia vivono decine di popoli diversi, minoranze etniche con proprie lingue e costumi, e così anche in Ucraina. Solo chi non conosce la storia di territori storicamente e culturalmente tanto affini può pensare che l’Ucraina possa esistere come entità storico-culturale autonoma. L’iper nazionalismo illusorio della dirigenza ucraina copre un’identità debole e facile preda delle suggestioni globaliste.
In un suo recente discorso pubblico il presidente russo ha ricordato i legami secolari che fanno di russi ed ucraini etnicamente lo stesso popolo (perlomeno nella sua componente slava) e destinati ad essere uniti e ad esprimere un’opposizione radicale al mondo globalizzato.
È a partire dal IX secolo, con il Re Oleg, che si iniziò a parlare della Rus di Kiev, un principato costituito da Russi: un popolo di origine nordica che si fuse ben presto con la componente locale slava. Questo territorio quindi è la culla dell’identità russa assai più di Mosca. Un’identità ricca di componenti, prima bizantine poi addirittura asiatiche.
Nella crisi dell’Ucraina – repubblica sovietica fino al 1990, anno in cui fu proclamata l’indipendenza – oltre ai legami storico culturali si deve tener conto anche e soprattutto della questione geopolitica. La Russia è di fatto accerchiata da potenze filo occidentali, essendo la Nato penetrata profondamente nella cintura di sicurezza intorno al Paese, e dopo aver attirato nella propria orbita molti paesi dell’Est Europa e mantenendo importanti basi in Turchia. La Russia avverte come una minaccia alla sua stessa esistenza qualunque mutamento geopolitico, incluse le incessanti minacce americane al governo iraniano e la politica di destabilizzazione occidentale in Asia Centrale.
Come possiamo dimenticare che sono state proprio le forze occidentali a scatenare gli orrori della guerra nella ex Jugoslavia? La Russia non è stata da meno nella stessa guerra balcanica e peggio ancora in Siria ed in Afghanistan. Tuttavia va riconosciuto il suo diritto ad esistere e a governarsi secondo propri principi morali e politici, come tutti i paesi del mondo. Ed è del tutto ovvio che non può tollerare l’installazione di missili nucleari a poca distanza dai propri confini.
Il Governo della Turchia, pur criticando la politica di Putin sulla questione ucraina, si è da subito proposto come mediatore per un futuro accordo di pace, visto che la Turchia – come l’Italia – riceve quasi il 50% del gas dalla Russia ed è un suo importante partner economico. Se l’Europa non fosse ridotta a quello che è, cioè un’entità finanziaria in mano ad una élite assetata di potere e denaro, dovrebbe infine sottrarsi dal servilismo verso l’imperialismo americano e promuovere una politica indipendente che tuteli gli interessi dei suoi popoli.
Intanto però la popolazione europea si accinge a subire i danni derivanti dalle sanzioni nei confronti della Russia insieme agli spaventosi aumenti delle materie prime, che già colpiscono pesantemente famiglie ed imprese.
Senza una politica tesa a salvaguardare gli interessi dell’Europa ci avviamo ad un inevitabile declino economico e politico, frutto di un collasso etico e spirituale causato dai disvalori delle ideologie iperliberiste occidentali.
Forse una strategia di tipo euroasiatico risulterebbe più conveniente per l’Europa rispetto all’atlantismo ottuso, praticato finora, visto che gli USA non esiterebbero a sacrificare l’economia di un continente – il nostro – per difendere la propria.