Stiamo vivendo una fase fortemente critica della nostra contemporaneità, le scelte e i modi sciaguratamente servili di chi ci governa (non ci copriremo mai abbastanza il capo di cenere per avere contribuito a mandare un Di Maio alla Farnesina), rischiano di costituire per il Paese un gravissimo nocumento e condannarci ad una recessione di proporzioni inimmaginabili.
E’ vero che la storia è maestra inascoltata ma comunque sarà bene ricordare una persona e un metodo che impresse al nostro Paese una spinta tale da farlo diventare una potenza mondiale, operando in condizioni molto difficili, all’indomani di una sconfitta militare e politica che avrebbe dovuto determinare una condizione di subalterneità molto peggiore di quella che abbiamo scontato.
Penosa la condizione dei vinti, perchè occupati una seconda volta in due anni, si trovarono a dover ricostruire quello che i vincitori gli lasciarono ricostruire e bene o male ci riuscirono, pur cedendo parti importanti di sovranità, accettando uno sgabello alla tavola dei vincitori e ridotte sanzioni punitive.
Nel progetto degli Alleati l’Italia non doveva avere un’autonomia energetica; risorse nella fattispecie ne aveva pochissime, e ancora gliene mancano (secondo dati recenti ancora oggi copriamo solo il 27% del fabbisogno energetico: estraiamo metano per 5% del consumo, petrolio per 10%, il 2% viene coperto dalle centrali geotermiche e il resto è idroelettrico), e senza energia a prezzo equo non ci sarebbe stata industria competiva.
Enrico Mattei, un ex partigiano cattolico, figlio di un brigadiere dell’Arma, concepì e realizzò il sogno di far si che il nostro Paese potesse avere uno strumento capace di approvvigionarlo energeticamente e che, al contempo, diventasse nel Mediterraneo e non solo, un attore politico di una qualche importanza.
Questo strumento lo chiamò ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), e raccolse i resti di quella che era stata l’industria italiana del settore: AGIP (Azienda Generale Italiana Petroli, fondata nel 1926), la petrolchimica ANIC (Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili, nata nel ’36) e SNAM (Società Nazionale Metanodotti, fondata nel 1941)
Nell’immediato dopoguerra Mattei, era stato nominato commissario liquidatore dell’AGIP, considerato un carrozzone fascista che non aveva ragione di essere, anche nella convinzione che non ci fossero nel sottosuolo, né offshore risorse utili.
Mattei disobbedì, sostenuto da una parte del suo partito, la Democrazia Cristiana, di cui fu anche deputato al Parlamento e non ostacolato dalla sinistra: Fu contrastato invece dal capitalismo privato che intravedeva nel progetto una forma di statalismo o almeno di dirigismo che osteggiava con tutte le sue forze.
Il manager recuperò persone e know how, impianti e materiali e avviò ambiziosi progetti: nuove trivellazioni in Val Padana, realizzazione di una rete di metanodotti e quella dei distributori AGIP dove il celeberrimo cane a sei zampe era l’immagine della SUPERCORTEMAGGIORE, la potente benzina italiana.
Invero petrolio ce n’era poco, come detto più sopra, ma quelle attività e quel marchio riuscirono a creare nell’opinione pubblica l’impressione che anche in quel campo l’Italia poteva essere all’altezza delle sue speranze di ricostruzione e giocare un ruolo in Europa e nel Mediterraneo.
Era questa la convinzione di Mattei che ebbe la capacità di operare a 360 gradi sia a livello indutriale, che commerciale e finanche politico. Famosa una sua boutade sui partiti che equiparò ai taxi… “li prendo, li pago e scendo”.
Dovendo competere con il quasi monopolio mondiale di quelle che lo stesso Mattei definì le Sette Sorelle del petrolio (Royal Dutch Shell, Standard Oil of New Jersey (poi Exxon) e la Anglo-Persian Oil Company, diventata poi British Petroleum, Mobil, Chevron, Gulf e Texaco), l’imprenditore italiano si mosse sui mercati dell’Africa offrendo agli Stati esportatori migliori condizioni generali: non solo royalties più favorevoli, ma anche supporto nella progettazione (con SNAM Progetti), fornitura di tecnologie studiate appositamente per il contesto locale.
Operò non solo in Africa, ma anche con l’Unione Sovietica, grazie alla mediazione di un altro ex partigiano, Luigi Longo, già comandante generale delle brigate Garibaldi ed esponente di primissimo piano del PCI. Mattei ottenne petrolio a basso costo aggirando il cartello delle Sorelle, i russi invece ebbero materiali e tecnologie per la costruzione di oleodotti e alcune petroliere costruite da Fincantieri.
Perchè ricordare ora queste vicende, Mattei fu ucciso nel 1962, sono passati 60 anni e la sua storia rimane purtroppo una delle poche nella quale possiamo trovare l’attenzione competente agli interessi nazionali, la capacità di coagulare intorno ad essi forze politiche ideologicamente ostili le une alle altre, la visione strategica e il coraggio di perseguirla anche al prezzo della vita.