Dopo i virologi, ecco il turno di medici e psichiatri, chiamati a rispondere al prezioso quesito: Putin è malato? E se la follia fosse conseguenza della malattia? Ma quanto è facile tirare in ballo la psichiatra per capire il male!
Se è la follia a provocare il male, allora il cattivo di turno è capito, smascherato e ogni cosa torna in ordine. I conflitti svaniscono, il male non esiste più e il benessere torna a splendere. L’uomo è salvo.
Com’è difficile invece di osservare le cose dalla prospettiva di una noiosa psicopatologia del quotidiano, in cui vedersi riflessi. Nevrosi, paura, censure, semplicismo, regressione infantile, acriticità, mancanza di astrazione e tanti altri piccoli fastidi che coinvolgono il comune vissuto, sviliscono il buon senso. Nessuno escluso, dalla Russia all’Europa, dall’Ucraina agli Usa, passando per il resto del mondo. Si tratta di malesseri sempre più profondi ma tenuti ben nascosti allo sguardo dell’opinione pubblica e rigettati dalla lingua privata. La narrazione della guerra, della pandemia così come d’ogni altro evento, riflette il più grave tic di questo tempo: la logica binaria.
Cambiano gli eventi ma la logica binaria non muta, slitta e trasloca soltanto: se non neghi affermi, se non sei contro sei a favore. Se osi sottrarti al piagnisteo quotidiano sei un carnefice. Se sollevi dubbi, susciti interrogativi, sei un negazionista. Così è nato l’ultimo dei linciaggi mediatici contro alcuni storici e professori, rei di averci semplicemente ricordato le nostre responsabilità nello scoppio dell’ultima guerra: dalle scelte della Nato all’invio di armi in Ucraina, oppure il rischio di una strategia che tenga in vita un’inutile mattanza, facendo lievitare il numero di morti.
I più audaci si sono perfino spinti a sostenere che bisogna trattare ad ogni costo col nemico, col male in persona, a costo di cedere qualcosa. Il risultato: svergognati, estromessi dal dibattito pubblico oppure diventati eroi virali dei seguaci della negazione. Il tutto per aver banalmente proferito idee di normale buon senso, da cui nasce l’inquietante domanda: e se tra il sì e il no, l’ideale acritico della pace provocasse più morte o dolore?
Intanto perdiamo l’ennesima occasione per riflettere su questo strano tempo. La logica binaria acceca e impedisce di vedere cosa ci attende: una nuova configurazione mondiale. La Russia è espressamente o tacitamente appoggiata da Cina, India, Brasile e da diversi ricchi paesi arabi. Un blocco dall’enorme potenziale, che dalla sua ha demografia, gioventù, produttività, risorse energetiche, una certa sete di rivincita e fame di vendetta nei confronti dell’Occidente. Bisogna inoltre aggiungere un altro fattore imprevedibile, insondabile per molti di essi: un’immediata transizione da una disciplina religiosa a una profonda etica capitalistica, mentre noi ci abbiamo messo secoli…
Dall’altra parte la vecchia configurazione mondiale, che pensavamo eterna, capeggiata dagli Usa, seguiti dal resto del mondo anglosassone e la vecchia Europa. Proprio lui, il Vecchio Continente incapace di nuovi slanci, ha finito con l’attribuirsi, come tutti i vecchi, la più preziosa delle doti: la saggezza. Una virtù buona a nascondere l’arteriosclerosi dell’intero organismo. E la saggezza, figlia dell’esperienza, detta da anni l’agenda valoriale all’intero globo terrestre.
Dopo secoli di veleno sparso su terra, aria e acqua, la saggezza decide che è sbagliato inquinare, dopo milioni di persone sterminate attraverso colonizzazione e guerre d’ogni sorta, afferma che è sbagliato fare la guerra e occupare, dopo millenni di discriminazioni nei confronti di donne e omosessuali, sostiene che il genere sessuale non deve esistere più e sussurra perfino che, dopo aver fondato e diffuso il monoteismo, Dio dev’essere considerato definitivamente deceduto.
Le giovani, millenarie e forti nazioni, nel pieno vigore della loro veemente per quanto sciagurata espansione, si vedono raggirate, arginate dalla vecchia saggezza. Se decidessero di chiudere per un istante il rubinetto delle risorse e delle materie prime, i vecchi saggi finirebbero col mangiarsi l’un l’altro. Dal canto loro, i vecchi occidentali non hanno che due rubinetti da poter arrestare: i conti bancari e l’immaginario digitale. Entrambi facilmente sostituibili a lungo termine.
In sintesi da due anni il terreno novecentesco sta definitivamente franando. Terremoti piccoli e grandi continueranno a scuotere l’antico equilibrio per produrne gradualmente uno nuovo. E intanto noi ci ostiniamo a guardare le cose da una prospettiva binaria. Deviati e stremati da battaglie contro nemici visibili e invisibili, persuasi a vedere un’eterna lotta del bene contro il male, i fastidi potrebbero mutare in cancri. Eppure proprio noi dovremmo esserne consapevoli, noi che tra le altre cose abbiamo scoperto e lanciato nel mondo la filosofia, finendo con l’uccidere anche lei. Ma tanto a cosa servono le domande se il digitale ci fa toccare con mano le risposte. Affermazione o negazione?