Ventisette anni fa, nel luglio del 1995, 8.372 musulmani, uomini e ragazzi, il più giovane aveva 12 anni, il più anziano 77, furono trucidati nei boschi che circondano la città di Srebrenica all’estremo est dell’attuale Federazione di Bosnia ed Erzegovina, attualmente nel territorio della Republika Srpska.
I Giovani Musulmani di Rimini e la Comunità Islamica dei Bosniaci Italiani, in collaborazione con l’Assessorato per le Politiche Giovanili, di Pace e Cooperazione internazionale del Comune di Rimini, organizzano una conferenza pubblica “IN MEMORIA DI SREBRENICA” sabato 23 luglio alle ore 18 nella sala Manzoni, via IV Novembre 35, a Rimini.
Fu una tragedia che riuscì a destare un certo shock nelle coscienze europee anche per il il fatto che il contingente di caschi olandese facente parte del UNPROFOR (United Nations Protection Force) colà distaccato a protezione della popolazione civile non mosse sostanzialmente un dito per impedire il massacro e, inoltre, non furono bande irregolari cetniche ad agire (anche se erano presenti) ma truppe regolari serbo-bosniache agli ordini diretti di Ratko Mladic, il loro comandante in capo.
Nel 2007 una sentenza della Corte internazionale di giustizia e diverse altre del Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (ICTY), hanno stabilito che il massacro, essendo stato commesso con lo specifico intento di distruggere il gruppo etnico dei bosgnacchi, costituì un “genocidio”.
Sconvolgente l’atteggiamento delle autorità militari dei Paesi Bassi che decorarono 500 loro uomini presenti a Srebrenica con la motivazione di ricompensare i soldati per le ingiuste critiche ricevute. “Ma c’è di peggio” come scrisse nel 2014 Alberto Negri su Il Sole24ore, sono “le foto dell’epoca che mostrano il generale Mladic che a Potocarì brinda allegramente con gli ufficiali olandesi mentre i Caschi blu stavano respingendo centinaia di bosniaci che premevano per entrare nella base e scampare alla morte”.
Solo molto di recente il governo olandese si è scusato per la prima volta con i parenti delle vittime del genocidio. “La comunità internazionale non è riuscita a proteggere la popolazione di Srebrenica”, ha dichiarato la ministra della Difesa Kajsa Ollongren in una cerimonia avvenuta in occasione del ventisettesimo anniversario del massacro.