Nel mezzo delle molte controversie attorno all’organizzazione dei mondiali in Qatar spicca quella recente sulla censura del Corano da parte dei media anche nostrani.
Durante la cerimonia di apertura, in particolare, il celebre attore Morgan Freeman inscena un dialogo con la giovane star del Qatar e influencer internazionale Ghanim Al Muftah affetto da disabilità. Durante lo scambio Freeman si chiede come possano così tante civiltà che si riuniscono in questo contesto a vivere in pace quando ognuna afferma di essere nel giusto. Il giovane risponde prima rimarcando la necessità del rispetto reciproco e poi con una emozionante recitazione del Corano. I versetti incriminati e censurati dai media occidentali sono quelli della Surah 49 versetto 13:
“O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Dio, il più nobile di voi è colui che più Lo teme. In verità Dio è sapiente, ben informato.”
La recente censura dell’Islam nei media in Italia e più in generale in Occidente ha disturbato molti. In Italia l’Istituto Islamico di Studi Avanzati diretto dall’accademica, autrice, e teologa Francesca Bocca ha commentato la vicenda affermando:
“Nella mente degli ideatori, sono sicura, era l’occasione di una vita. Recitare un versetto del Corano in diretta mondiale, parlare a tutti della bellezza del messaggio coranico. Ma non conta soltanto la grandiosità del gesto, conta soprattutto se il messaggio arriva.
Ovviamente, in Italia, il messaggio non è arrivato. Sì, perché la Rai ha a tutti gli effetti operato una censura dell’Islam dalla cerimonia. Prima, attraverso un penoso “Ciao a tutti” per tradurre la basmala, poi con un’omissione di traduzione e attribuzione del Corano.
E c’è chi si è stupito. Era il minimo che poteva succedere. Parlare di Islam in Italia è molto difficile, lo sappiamo tutti, ma perché? Perché altri Paesi hanno normalmente tradotto il versetto e la basmala?”
Nelle ultime settimane vi sono state molte critiche in merito ai dati sulle vittime sul lavoro nel contesto della costruzione degli stadi, altre critiche relative alle differenze culturali e valoriali tra l’Occidente secolar-liberale e l’islamico Qatar, e ai doppi-standard occidentali in merito alla legittimità dell’Emirato a ospitare i mondiali denunciati anche dal giornalista britannico Piers Morgan come segno di ipocrisia e suprematismo razzista occidentale.
Lo stesso presidente della Fifa Infantino, ha contestato le forti critiche dei media occidentali mettendo in discussione la presunta e auto-percepita superiorità morale dei critici alla luce della storia del tutto “amorale” dell’Occidente. Basti ricordare il colonialismo e l’inferno causato nel MENA (Middle East and North Africa) nel contesto della cosiddetta “guerra al terrore”.
L’Emiro del Qatar Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani, parlando di recente all’assemblea generale dell’ONU, ha detto che il Qatar avrebbe aperto le “porte a tutti i fan senza discriminazione alcuna per godersi le partite di calcio e la grandiosa atmosfera del torneo”. Pur tuttavia nel contesto di un Qatar che, come molti altri Paesi, non accetta la normalizzazione LGBT nel proprio ordinamento e nella propria cultura.
Il genere di attacchi color arcobaleno dei media occidentali contro Paesi con valori e culture diverse sono stati analizzati con chiavi di lettura che parlano di “omonazionalismo”, ben esposto dall’accademica Jasbir Puar come strumento neo-colonialista utilizzato per demonizzare altre culture e giustificare nuove politiche coloniali. Tutto ciò nel contesto di fittizie interpretazioni dei diritti umani e della loro applicazione (forzata) negli ordinamenti dei vari Stati del mondo.
Mentre il mondiale continua e le tensioni ideologiche aumentano ci sarà da aspettarsi altri scontri di questo genere che caricheranno il valore simbolico dei mondiali rivelando sempre più le contraddizioni della nostra società e portando – si spera – alla riflessione, l’autocritica, e la crescita reciproca.