Vinayak Damodar Sa-varkar negli Anni Trenta del secolo scorso fu il fondatore dell’ideologia nazionalista indù Si ispirò apertamente al fascismo ed al nazismo non solo in funzione antibritannica ma anche anti-islamica e anticristiana. Fu suo fratello invece pubblicista prolifico a fondare nel 1925 la Rashtriya Swayamevak Sangh (RSS, (“Organizzazione dei volontari per la nazione”) che propugna il riscatto della “nazione indù” affidato ai bramini di alta casta come lui e i suoi compagni di impegno.
La RSS ha attraversato novant’anni di storia diventando insieme laboratorio ideologico e centro propulsivo dell’estremismo induista che ha un obiettivo primario: l’hinduttva (induità ), ovvero fare dell’India una nazione esclusivamente indù, escludendo fedi come cristianesimo e islam, considerate deviazioni accidentali da un unico alveo induista. Si impegnano con ogni mezzo per il recupero dei cristiani (il 2,5% della popolazione), migrati dall’induismo a causa della discriminazione, basato su incentivi più che su minacce e violenza, che pure non mancano, ma non arretrano nemmeno nei confronti dei musulmani . Il concetto di appartenenza è stato raffinato all’estremo: le caste non sono più discriminatorie ma inclusive; farne parte anche se ai livelli più bassi porta a riconoscimento di ruoli e integrazione e non a sfruttamento e emarginazione. Con la sola vistosa eccezione dei dalit una sorta di fuoricasta i cosiddetti ‘’intoccabili ‘’ sottoposti ad ogni forma di angherie.
Un veleno sottile, quello estremista, che si diffonde colpendo minoranze già traumatizzate dai massacri anti-islamici del Gujarat del 2002 e da quelli anticristiani dell’Orissa del 2008.
L’estremismo nazionalista indù approfitta della legge, che riconosce benefici alle caste, un tempo dominanti e ora pressate dalla crisi, generando una situazione di sostanziale impunità per le violenze, gli stupri, le torture e i roghi ai danni degli appartenenti alle caste basse, dei cristiani, e dei musulmani.
Per rafforzare il quadro ideologico dell’estremismo, una commissione nominata dal primo ministro Narendra Modi sta lavorando da circa sei mesi per provare che gli indù sono diretti discendenti dei primi abitanti dell’India. Se i lavori della commissione dovessero confermare questa ipotesi, significherebbe riscrivere la storia del Paese .
Il Partito di Modi è un vero e proprio esercito: secondo i dati statistici attualmente disponibili, il RSS guida 30.888 shakhas (“unità”) e 42.682 diramazioni. È diffuso in 1.880 città e cittadine dell’India e può contare sulla forza di circa due milioni di swayamsevaks (“volontari”, membri del RSS) e 2.000 pracharakas (“comandanti”) che possono impadronirsi della nazione come una casta paramilitare . Nel Sangh Parivar, il RSS gioca il ruolo di incubatore per altri movimenti e provvede a che le forze a cui da vita collaborino insieme alla costruzione di un’identità collettiva indù fondata sull’hindutva ( fonte Peacelimk)
Fu V.D. Savarkar a coniare la parola “hindutva”, termine che racchiude un concetto e una filosofia di grande complessità. La parola fa riferimento a “una appartenenza indù di tipo nazionalistico”, comprensiva di diverse componenti: la razza, la fede indù, fattori di ordine geografico e culturale.
L’hindutva richiede quattro elementi: a) l’essere nati e cresciuti in territorio indiano; b) l’appartenenza alla razza indiana, vale a dire l’avere sangue indù; c) l’apprezzamento e la pratica di tutte le usanze e le tradizioni del sanskriti indù, e l’accettazione della sola India come propria patria (pitrubhu) e terra santa (punyabhu), e dei suoi eroi come persone degne di venerazione (virpurush), come pure del sanscrito come lingua comune; d) la fedeltà a una delle tradizioni religiose emerse dall’India, quali l’induismo o il buddhismo, il giainismo e il sikhismo, in quanto diramazioni dell’induismo (V.D. Savarkar, Hindutva: Who is a Hindu?, S.P. Gokhale, Pune 1947, 73, 92, 81-82).
Di conseguenza musulmani, cristiani e altri sono esclusi dall’ovile indù per diverse ragioni: a) non scorre nelle loro vene sangue indù; b) seguono una diversa fede o un diverso culto; c) considerano città sante luoghi come La Mecca e Gerusalemme.
La violenza di questa ideologia sta raggiungendo livelli impressionanti in India e sta colmando il vuoto di proposta politica lasciato dalla crisi del Partito del Congresso uno dei pilastri della democrazia in India
‘’Cristiani e musulmani stanno diventando troppo numerosi. Vanno sterilizzati con la forza”ha dichiarato il 27 aprile 2018, parlando con i giornalisti, Sadhvi Deva Thakur, vicepresidente del partito di estrema destra Hindu Mahasabha.
Il piccolo partito radicale indù, ferocemente nazionalista, è famoso nel paese perché ad esso apparteneva Nathuram Godse, l’uomo che nel 1948 assassinò Mahatma Gandhi.
L’India di oggi sta vivendo una vera e propria ondata di attacchi contro le minoranze non solo ad opera degli estremisti indù ma anche a causa di leggi discriminatorie che negano importanti diritti a chi non appartiene alla maggioranza induista
La fondazione della Repubblica indiana, nel 1947, pur col travaglio della partizione col Pakistan voleva almeno formalmente dare vita a uno stato-continente di stampo laico e socialista, dove la miriade di minoranze etniche e religiose avrebbe potuto convivere e prosperare nel reciproco rispetto delle proprie sensibilità ma il sogno dei fondatori della nazione indiana sta soccombendo sotto i colpi del feroce nazionalismo monoconfessionale degli estremisti indù che sono arrivati ad attaccare fisicamente i membri delle minoranze religiose, a vietare il consumo della carne di mucca, a rivendicare guerre contro i musulmani a vietare le conversioni ,e a dichiarare che solo gli indù sono veri indiani
Quest’estate c’è stato un crescendo di episodi di violenza gratuita inaudita. Ha destato molto scalpore il video di un giovane musulmano terrorizzato, legato a un palo e essere pestato a sangue da un gruppo di altri uomini indù, il giovane è stato anche costretto a invocare una divinità del pantheon induista. E’ solo uno degli ultimi episodi di crescente violenza religiosa che, secondo quanto riferisce la BBC, si registrano in diverse regioni dell’India. Giugno, in particolare, è stato un mese particolarmente sanguinoso, con diversi attacchi.
l video del linciaggio, avvenuto un mese fa nello stato orientale del Jharkhand, ha avuto grande diffusione online. Il ragazzo è poi morto quattro giorni dopo per le ferite.
I suoi aggressori, mentre lo picchiavano, lo hanno costretto a cantare ripetutamente “Jai Shri Ram”, un’invocazione alla divinità indù Ram. Negli ultimi anni, sempre secondo la BBC, gli estremisti indù autori dei linciaggi a danno dei musulmani hanno trasformato il nome della divinità in un grido di violenza e minaccia.
L’anno scorso è stata stuprata ed uccisa una bambina Asita Bano appartenente ad una tribù nomade musulmana dell’India, discriminata quanto i Rom europei. Il fatto ha portato decine di migliaia di persone in piazza per protesta perché questi stupri restano nella maggior parte dei casi impuniti in quando sono opera di indù di casta alta e non è raro che ci si trovino implicati elementi legati al nazionalismo indù per i quali una donna o bambina non indù oppure appartenente alla casta Dalit ( i cosiddetti intoccabili ) non ha alcun valore.
Alla base di questa ideologia c’è un odio profondo per il diverso che spinge fino ad invocare un genocidio della popolazione musulmana indiana.
Michelle Bachelet, ha evidenziato la critica situazione delle minoranze indiane in un report presentato, lo scorso 6 marzo, a Ginevra durante la 40a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite: “Stiamo ricevendo segnalazioni che indicano crescenti molestie e attacchi alle minoranze – in particolare musulmani e persone di gruppi storicamente svantaggiati ed emarginati, come Dalit e Adivasi”, ha spiegato la Bachelet.
Un altro dogma del nazionalismo induista è la purificazione del sangue quindi la cacciata di tutti coloro che non sono indiani doc. magari perché sono entrati in India dal Bangladesh come due milioni di musulmani dell’Assam.
Dal 1 settembre scorso una legge nega la cittadinanza ai musulmani e a tutti coloro che sono immigrati in questo Stato dai paesi limitrofi negli ultimi 50 anni, ora quindi rischiano ufficialmente di perdere la cittadinanza indiana.
Le autorità locali hanno pubblicato la lista finale del National Registry of Citizens (Ncr), l’esito di un censimento indetto per individuare gli “immigrati illegali” nello Stato. La caccia agli immigrati bengalesi è uno dei cavalli di battaglia del partito di governo Bharatiya Janata Party (Bjp), guidato dal primo ministro Narendra Modi, che esprime anche il governo locale dell’Assam. Giocando sul sillogismo bengalese=immigrato musulmano, i politici locali del Bjp, partito di destra hindu, da anni promettono di rispedire tutti i bengalesi “a casa loro”. Chi è entrato in India dopo il 24 marzo 1971 secondo la legge non può essere indiano.
Un quadro desolante che si aggrava ogni giorno di più, intanto l’economia indiana decresce In questo quadro, la Banca centrale ha ridotto le stime di crescita per l’anno prossimo dal 7,2% al 7% ,un tasso che sembra fantascienza per noi europei ma che non riesce ad assorbire la disoccupazione indiana.
Fino a quando Narendra Modi coprirà la crisi di proposta politica col nazionalismo?
Ben preso ci auguriamo, l’India si risveglierà dall’incantesimo nero per riprendere la via tracciata dal Mahatma Gandhi, la Grande Anima.
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