Negli ultimi giorni sono arrivati i primi tristi numeri delle vittime civili del conflitto nel Nord della Siria.
I canali di informazioni curdi Hawar e Rudaw hanno riportato la morte di un gruppo di civili, fra cui l’attivista Hevreen Khalaf, in seguito ad un assalto di alcune milizie di mercenari locali che la stampa italiano ha associato all’esercito turco. Nelle ultime ore è anche giunta notizia di 14 ulteriori vittime civili, di cui 4 combattenti, in seguito ad un raid aereo turco nell’area di Ras al Ain.
Sono anche arrivati i numeri delle vittime civili fatte dai curdi del YPG/PKK. Dopo ore di attacchi di mortaio verso numerose città turche al confine con la Siria sono vari i feriti ed i morti. Fra questi ultimi vari sono i morti nel distretto di Suruc.
Decine sono le vittime degli attacchi curdi, fra cui un bambino di 9 mesi e tre bambine sotto i 15 anni, anche nelle aree di Nusaybin, Sanliurfa e Mardin.
Familiari piangono sulla bara della vittima di 9 mesi Muhammed Omar Saar, ucciso dagli attacchi di mortaio dei terroristi del YPG/PKK. Crediti foto metro.co.uk
A pochi giorni dall’inizio dell’operazione militare, le vere vittime di un conflitto storico, quello fra Turchia e separatisti curdi, e di una zona martoriata da interessi internazionali iniziano ad emergere ed il sangue continua a scorrere. Intanto le forze politiche in Europa riportano la criticabile intenzione di non supportare l’intenzione della Turchia di far rientrare i rifugiati siriani nel loro territorio, attualmente controllato dalle forze del YPG-PKK.
Potrebbe apparire più sensata l’intenzione di limitare con un embargo la vendita di armi, intenzione che però rimane limitata alla Turchia e non anche ai al PKK che vede fra i maggiori fornitori di armi stati europei quali la Repubblica Ceca.
In queste ore di caos mediatico e di notizie contrastanti appare vitale mantenere toni bilanciati e concentrarsi sulla promozione della fine del conflitto il prima possibile, al fine di evitare ulteriori vittime.
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