E’ chiaro il messaggio che il Presidente turco Erdogan ha lanciato dal palco della recente manifestazione indetta per il sostegno a Gaza, ad Istanbul, alla quale hanno partecipato migliaia di persone. Riferendosi all’Occidente e ad Israele ha detto: “volete tornare ad una guerra tra la croce e la mezzaluna? Sappiate che la umma (la comunità dei credenti musulmani) è forte e non si piegherà”.
Ha inoltre richiamato l’attenzione del ruolo della Turchia nello scacchiere mediorientale: “Così come siamo in Libia e nel Nagorno Karababk, ed in Armenia, ci saremo anche in Medioriente”.
“Hamas non è un’organizzazione terroristica,” ha chiosato “e so che queste parole hanno molto infastidito Israele, ma io lo dico liberamente”.
Il ruolo della Turchia in Libia e Armenia
La Turchia è presente in Libia dal Novembre del 2019 con truppe a sostegno del governo di Tripoli internazionalmente riconosciuto.
La capitale Tripoli ed il nord-ovest del paese sono controllati dal Governo di unità nazionale (GNU), attualmente guidato del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah.
Il governo di Dbeibah occupa il seggio della Libia alle Nazioni Unite e all’Unione africana. L’intervento militare di Ankara è servito a mantenere il controllo delle aree sotto giurisdizione di Tripoli che rischiavano di cadere sotto il controllo dell’ex generale di Gheddafi, Khalifa Haftar, che nell’est del paese ha creato un governo autoritario parallelo sostenuto da Egitto, Emirati Arabi e Russia. La Turchia è presente in Libia anche con importanti accordi commerciali ed economici.
Il messaggio di Erdogan rientra in una politica di accentramento della Turchia che vuole essere un punto di riferimento, assieme al Qatar, del mondo sunnita, soprattutto in politica estera e nei temi caldi come la causa palestinese e le rivoluzioni arabe, in discontinuità con molti paesi arabi che con Israele intrattengono attive e dirette collaborazioni militari, economiche e commerciali.