Mustapha Barghouti, candidato al premio Nobel per la pace e membro dell’ANP (affiliato all’partito dell’Iniziativa Nazionale Palestinese) nella recente intervista dello scorso venerdì per Al Jazeera ha rivelato uno degli elementi più brutali dell’oppressione israeliana nei confronti dei palestinesi.
La testimonianza di Barghouti rivela che i prigionieri palestinesi che devono scontare una pena nelle carceri israeliane vengono tenuti nelle prigioni anche dopo la morte fino al completamento del termine della pena che può arrivare anche a più di 100 anni. Oltre al trauma profondo nei confronti dei familiari a cui viene negato di visitare i loro cari, questo rappresenta uno degli aspetti disumani dell’apartheid israeliano che in questi giorni stanno emergendo in seguito all’escalation del conflitto che ha spostato l’attenzione del mondo sulla Palestina. Ecco dunque la testimonianza di Barghouti.
Ti dirò qualcosa che shoccherà chi ci ascolta. Israele non imprigiona solo i palestinesi che sono vivi, ma imprigiona anche i morti – i martiri. 398 palestinesi che sono già morti nelle carceri israeliane – o che sono stati sparati dall’esercito israeliano – sono tenuti in prigione!
Quelli che muoiono nelle prigioni israeliane a causa di malattia o tortura devono rimanere in prigione nei frigoriferi per finire la loro sentenza, che potrebbe essere anche di 100 anni.
Alla domanda dell’intervistatrice che chiede come possa Israele giustificare il fatto di tenere i corpi dei palestinesi nelle prigioni israeliane o in generale le persone che sono morte nella loro custodia Barghouti risponde:
Nessuna giustificazione. 142 palestinesi uccisi di recente – e la maggio parte giovani di cui molti bambini – sono tenuti nei frigoriferi ed Israele si rifiuta di liberarli come forma di tortura psicologica contro i familiari e come forma di punizione collettiva contro le famiglie. Inoltre, 256 sono tenuti in quelli che loro chiamano ”cimiteri numerati” in cui ad ogni morto viene assegnato un numero ed i morti restano lì. Alcuni di loro sono tenuti lì per più di 40 anni.
Questo è un tipo di pratica orribile che ovviamente non sarebbe mai riservato ad un ebreo israeliano.