Abbiamo intervistato Marco Rizzo, a lungo parlamentare della Repubblica, storico protagonista della sinistra italiana e leader del partito Democrazia Sovrana Popolare che il 26 novembre ha preso parte a Roma ad una tavola rotonda sulla Palestina con Gianni Alemanno ed il sindaco di Betlemme.
Cosa è cambiato in Italia e nel mondo che spieghi i motivi del radicale mutamento della posizione della sinistra maggioritaria (PD e non solo) rispetto alla questione palestinese?
La sinistra è cambiata radicalmente, il Partito Comunista Italiano, ma lo stesso Partito Socialista di Craxi, erano assolutamente per la parte palestinese. C’è stata una mutazione genetica di tutta la sinistra, non solo sul tema della Palestina, ma sul tema della Nato, dell’Unione Europa e sul tema dei diritti sociali. La sinistra, il PCI e tutto quello che era attorno è diventato un partito radicale di massa. Nel tempo si è trasformato in PDS, DS, PD e quella roba lì è diventata l’antitesi di quella da cui era nato. Uno stravolgimento radicale che, per altro, in tempi più brevi ha toccato anche gli altri partiti.
La Meloni, per esempio, ha vinto le elezioni e sta facendo il contrario di quello che aveva detto. I 5 stelle hanno vinto le elezioni e poi hanno fatto il contrario di quello che avevano detto. Diciamo che è una caratteristica della politica italiana, ma a sinistra la cosa è stata più pesante perché c’era una strutturazione più forte, un’ideologia più forte e questo mutamento generale ha fatto sì che mutasse anche la posizione sulla Palestina. Se non stanno più con gli operai, come potrebbero stare con i poveri palestinesi?
Secondo lei perché questo mutamento?
Perché le fortezze si conquistano dall’interno: la cultura del neo liberismo è entrata dentro la sinistra. Dapprima in maniera sottile, cercando di allargare le tematiche dei diritti civili, poi sostituendo le dinamiche dei diritti civili con quelle sociali. Nel fare ciò ha anche ampliato il parterre internazionale di riferimento: le banche, la Nato, l’Unione Europea.
Quando si fece l’Unione Europea il Partito Comunista votò contro. In Italia l’unica parte politica che negli anni 50 votò contro l’Unione Europea fu il PCI, anche il MSI votò a favore. (Il trattato che istituiva la Cee fu infatti approvato in parlamento con un’ampissima maggioranza, con 311 voti favorevoli di democristiani, repubblicani, socialdemocratici, liberali e persino monarchici e missini, con l’astensione dei socialisti e con 144 voti contrari del gruppo comunista. Ndr). Oggi sono il partito più conseguente all’UE. E’ cambiato tutto, è cambiata la politica internazionale e sono cambiati anche i votanti: le periferie non votano più il Partito Democratico. Si pensa che il PD sia il discendente del PCI, ma il PD lo votano le ZTL dei centri ricchi. Oltre alla mutazione genetica delle idee c’è stata una mutazione genetica delle classi. Hanno tradito gli operai, figurati se non tradiscono la Palestina.
Secondo lei come dovrebbe posizionarsi l’Italia rispetto al mondo arabo (nord africa ed asia occidentale) ed islamico in genere? Su cosa dovrebbe fare leva la politica estera italiana? quali politiche ed atteggiamenti dovrebbe evitare?
Noi siamo per un mondo multipolare. Vogliamo la pace tra tutti i popoli, vogliamo poter commerciare liberamente con tutti: con la Francia, gli Stati Uniti, il Nord Africa, la Germania, la Cina e la Russia, vogliamo la pace con tutti. Riguardo al tema del nord Africa e dell’Africa tutta vogliamo una vera indipendenza di quelle nazioni. Esse subiscono dall’occidente un rapporto economico falsato. Se andiamo a vedere per esempio il Niger, è uno tra i più grandi produttori di uranio al mondo, ma è al 186 posto come ricchezza, quindi è fra i paesi più poveri al mondo. Ma come fa ad essere uno dei paesi più poveri al mondo essendo tra i principali commercianti di uranio? Semplice: perché ha un gruppo dirigente corrotto, che svende le risorse all’occidente (la Francia che ha anche i soldati lì) lasciando affamato il popolo che in massa si riversa in Europa. Noi siamo per un’Africa libera, indipendente affinché gli africani restino in Africa, in modo che rendano ricco il loro continente, forse il continente più ricco del mondo. Non devono essere costretti a venire a fare gli schiavi qui per avere delle condizioni di lavoro e di non lavoro mostruose. Noi siamo per la libertà e l’indipendenza dell’Africa tutta.
Dal suo punto di vista di comunista come vede i movimenti di resistenza, di lotta al colonialismo e all’imperialismo che si rifanno a principi religiosi o spirituali e non alla classica lotta di classe?
Mi definisco comunista nella sua accezione più attuale che è quella del sovranismo popolare. Da ragazzo conoscevo la resistenza palestinese laica, ed ho anche visto come gli israeliani abbiano in qualche modo favorito la de-laicizzazione dei movimenti di resistenza (per dividere la resistenza palestinese), pensando probabilmente di controllare questi movimenti che adesso sono divenuti maggioritari e fuori controllo. Bisogna ragionare su una frase importante, detta da Hillary Clinton sull’Afghanistan: “noi abbiamo creato i mujaheddin, ma poi ci sono sfuggiti di mano”.
Per quanto riguarda i movimenti di resistenza che non si rifanno alla lotta di classe leggo il mondo con occhi moderni, io sono per la pace, non per la guerra, ma per fare la pace bisogna essere in due.
Secondo lei il popolo palestinese ha al giorno d’oggi diritto a resistere anche e soprattutto in modo armato all’occupazione dei terrotori riconosciuti palestinesi dal diritto e dalla comunità internazionale?
Esistono delle risoluzioni dell’ONU che condannano Israele e consentono ai palestinesi una propria terra e queste risoluzioni sono disattese, sono 75 anni di occupazione. Quello che è insopportabile è la vicenda dei due pesi e due misure: si applica un doppio standard, le cose che capitano in Ucraina sono aggressione, se capitano a Gaza in Palestina sono autodifesa. La lettura dei movimenti di resistenza non è un dato oggettivo, ma un dato soggettivo, riguarda principalmente i rapporti di forza. La nascita di Israele è stata costellata anche da eccidi. Tu non puoi non vedere da dove proviene la visuale, l’angolo da cui nasce la descrizione del movimento della resistenza. I media mainstream non ci fanno capire bene la realtà, né le ragioni dei palestinesi né la reale situazione. Noi non sappiamo niente di quello che sta succedendo a Gaza, vediamo solo immagini ed è come se avessero tirato una bomba atomica.
Cosa pensa della politica italiana verso il mondo arabo ed islamico della prima repubblica? Ci sono lezioni da apprendere per i politici di oggi?
I politici di oggi dovrebbero apprendere dalla prima Repubblica, sono dei nani seduti sulle spalle di giganti. Dovrebbero imparare non solo riguardo la politica estera nei confronti della Palestina, ma riguardo la politica in generale: politica culturale, economica, industriale ed anche politica estera. La definizione di neo atlantismo fu coniata dalla democrazia cristiana e dal partito socialista, per differenziarsi da una politica atlantica di puro schieramento. Il nostro paese aveva la capacità di stare dentro la Nato e di essere alleata con i palestinesi, di parlare con gli israeliani ma di consentire una rappresentanza a livello di ambasciata (informale) agli stessi palestinesi: era una politica intelligente, superiore, c’è solo da imparare dalla prima repubblica.
Con il riaccendersi della questione palestinese i media italiani all’unisono hanno riscoperto e ripreso i loro attacchi islamofobici contro la comunità musulmana italiana che viene descritta come il nemico interno. Lo scontro di civilità è riemerso più virulento di prima: Israele viene dipinto come l’occidente, mentre i palestinesi sono dipinti come fanatici che odiano la democrazia e le libertà. Cosa pensa di questa lettura che ne danno i media? Di questo fomentare continuo dell’islamofobia?
Oggi i media, in Italia ed in occidente, costituiscono il partito più agguerrito. Quando guardiamo ai media dobbiamo guardare come ad un partito politico, ma questo produce un’incapacità di lettura e di analisi della realtà poiché i media non informano, ma parlano come un partito, fanno propaganda. Se si osserva lucidamente si nota una pianificazione delle emergenze (che da mediatiche diventano politiche): siamo passati dall’emergenza covid a quella dell’Ucraina. Fino al 24 febbraio 2022 nei media c’era solo il covid, mattina pomeriggio e sera, poi da questa data il covid scompare e per colazione pranzo e cena ci parlano solo della guerra in Ucraina. Poi, ad un certo punto, scompare anche la guerra in Ucraina che viene mixata con l’emergenza clima. Finito il clima è iniziata l’emergenza della guerra israelo-palestinese. Ora anche il patriarcato! C’è sempre un’emergenza, una politica di emergenza, un uso strumentale dell’emergenza.
Il partito dei media è un partito unico, ormai la sinistra e la destra non esistono più, sulle questioni fondamentali di politica estera la destra e la sinistra, la Schlein e la Meloni dicono la stessa cosa: sulla politica economica dicono le stesse cose, sono entrambe interne al sistema liberista, sulla politica estera (Nato, Ue), sulla politica sanitaria (OMS) dicono le stesse cose. La destra e la sinistra sono due facce della stessa medaglia. Sopra di loro c’è il partito dell’informazione (drogata) e sopra di questo ci sta l’economia e la finanza, le multinazionali che sono quelle che comandano.
Alla presentazione del nuovo Movimento Indipendenza è stato invitato anche il sindaco di Betlemme, ci spiega le ragioni ed il messaggio che volete dare?
Ho partecipato ad una tavola rotonda, e non esiste nessuna fusione tra Democrazia Sovrana Popolare e il partito di Alemanno. La pace in Palestina era il tema della tavola rotonda, un tema molto importante per questo ho sentito il dovere di partecipare. Se Alemanno parla della pace in Palestina, io sono molto interessato a questa discussione, ma questo non significa che ci siamo sposati politicamente, sebbene i media ne abbiano dato una lettura diversa.
La tavola rotonda era molto importante, c’era un rappresentante dell’Unesco, c’era il sindaco di Betlemme che dava l’idea di questa attenzione, anche da parte di Alemanno. Se Alemanno è per la pace e contro la guerra in Palestina io vado a stringergli la mano, chi mi deve autorizzare? La Schlein? Fratoianni? Bonelli? Ma chi sono? Sono dei nani che parlano rispetto alla mia coerenza: il loro antifascismo è da passerella, elettorale, fa ridere.