La brama infinita dell’uomo di avere di più è una malattia, come afferma un Hadith (tradizione profetica islamica), “Nulla riempirà la bocca del figlio di Adamo tranne la sporcizia della tomba, se qualcuno avesse una montagna d’oro ne desidererebbe solo un’altra”.
Per chi fosse neofita del termine liberismo, è quell’ideologia, per molti divenuta una vera e propria fede, che afferma la più grande idiozia del nostro tempo, ovvero, che il mercato senza controllo, coordinamento e disciplina da parte dello Stato possa creare benessere e ricchezza diffusa.
Il mercato in realtà, se libero, sconta le stesse dinamiche a cui possiamo assistere ad una partita a Monopoli. La ricchezza si accentra nelle mani di un solo giocatore e tutti gli altri falliscono, è solo questione di tempo. Di fatti oggi i dati, che ci fornisce lo stesso fondo monetario internazionale, creatura liberista, ci dicono che otto persone al mondo hanno la ricchezza della metà della popolazione mondiale, tale andamento peggiorerà se non si cambiano le regole del gioco.
Prima di porsi la domanda del perché siamo arrivati a ciò, occorre un’analisi storico-economica dei livelli di disuguaglianza; Il vertice della disuguaglianza fu toccato alla vigilia della Prima guerra mondiale quando il 10% della popolazione Europea deteneva il 90% della ricchezza continentale. Al termine della Seconda guerra mondiale la distanza tra ricchi e poveri si era ridotta nettamente, soprattutto, nel blocco occidentale: Usa, Europa, Canada e in particolare in Italia, si sviluppò una struttura economica privato/pubblico, dove prevaleva l’interesse pubblico su quello privato. Ciò portò all’ascesa della classe media, che fece la fortuna di questo paese trasformandolo da nazione agricola e analfabeta alla quarta potenza industriale.
Questo fu reso possibile grazie alle ricette economiche, rivoluzionarie dell’economista britannico John Maynard Keynes, soprannominato l’Einstein dell’economia, espresse nei saggi: Teoria generale dell’occupazione e Teoria dell’interesse della moneta, con tale pensiero innovativo ha di fatto reso la teoria economica neoclassica (liberista) obsoleta e superata, anche se oggi è tornata alla ribalta, seppur l’evidenza scientifica ed empirica ha dimostrato il suo fallimento.
Keynes sosteneva che la necessità dell’intervento statale in economia doveva avvenire con misure di politiche di bilancio e monetarie, qualora un’insufficiente domanda aggregata (beni e servizi), non riesca a garantire una piena occupazione nel sistema capitalistico, soprattutto, in una fase di crisi del ciclo economico.
Non bisogna dimenticare che la carta costituzionale italiana ha una forte impronta socialista-keynesiana, infatti, l’iniziativa privata quando entra in contrasto con l’utilità sociale (sicurezza sanitaria, sicurezza alimentare, sicurezza nazionale, delocalizzazione del Know-how) lo Stato ha l’obbligo e il potere di arginarla, art. 41 della Costituzione. Per di più, l’art. 47, non lascia spazio ad interpretazioni: “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”, in contrasto con l’attuale struttura finanziario-economica italiana, dove la sovranità monetaria è esercizio di un ente sovranazionale BCE.
La decadenza politica ed economica in Italia e in Europa, a favore del famoso l’1% dell’élite globalista transnazionale, comincia con il subentro dell’egemonia culturale neoliberista. Avvalora questa tesi anche l’ex Ministro dell’economia Giulio Tremonti. Nel suo libro Mundus Furiosus denuncia il pericolo di guerre globali per via del sistema mercantilista basato sull’esportazione, il ruolo dell’élite finanziarie nel controllo dell’economia globale e nell’imposizione di una visione culturale, il fallimento dell’UE come sistema e come organizzazione basata su un insieme di trattati: Maastricht, Lisbona, MES (fondo salva stati), Fiscal Compact, pensati per far si che chi detiene il capitale possa controllare la politica di ogni singolo Stato, in spregio dei più elementari principi democratici.
Aspetto da non sottovalutare è l’appartenenza della stragrande maggioranza dei funzionari dell’UE alla classe dominante finanziaria. Jose Barroso, dopo due mandati da Presidente della Commissione Europea, ebbe spalancate le porte della banca d’affari Goldman Sachs. Lo stesso destino toccò a Romano Prodi, Mario Monti, Mario Draghi e molti altri ancora.
L’attuale ordine/disordine mondiale non è retto da organizzazioni intergovernative, internazionali ma da sovrastrutture sovranazionali: FMI, Banca mondiale, Banca dei regolamenti internazionali e il WTO. Queste organizzazioni oltre ad alimentare la discordia mondiale, intraprendono delle scelte politiche che hanno un forte impatto sulla popolazione. Citiamo l’esempio del WTO (organizzazioni mondiale del commercio), che prevede il libero commercio in assenza di barriere doganali e dazi. Il libero commercio è dannoso per l’equilibrio geopolitico mondiale, questo è quanto affermò un pacifista convinto, che attraversò due guerre mondiali Keynes.
Nel 1933 pubblicò un saggio scientifico, denominato L’autosufficienza nazionale, le cui considerazioni non sono solo economiche, egli analizza due aspetti la pace e il capitalismo concorrenziale basato sul Laissez-faire, definendolo né giusto, né virtuoso ma dannoso.
La dottrina dell’epoca, come quella attuale, affermava che l’integrazione, l’interconnessione economica e gli intrecci degli interessi avrebbero reso difficile se non impossibile la guerra. Lo scoppio della Prima guerra mondiale è avvenuto proprio in un periodo di crescente interdipendenza economica tra nazioni.
Perciò il mantra che ci viene ripetuto continuamente “dove non passano le merci passeranno gli eserciti”, è completamente menzognero.
L’elaborazione di Keynes, esposta anche in sede internazionale, Conferenza di Bretton Woods 1944, sosteneva il sanzionamento dei paesi esportatori, in quanto, distruttori delle economie che invadono. Inoltre, affermava, la contrarietà alla libera circolazione dei capitali e che questi fossero solo nazionali ed iper tassati, per impedire accentramenti di capitali che si traducessero in un potere politico. Suo pensiero era che la libera circolazione, dovesse riguardare le idee, cultura, tecnologia e prodotti di nicchia. Propose l’uso di una moneta neutrale di riserva mondiale (Bancor), con il fine di compensare il commercio mondiale tra debiti e crediti esteri.
Purtroppo, con gli accordi di Bretton Woods, prevalse la linea del rappresentante statunitense Harry White, favoriva un sistema liberista seppur temperato e l’uso del dollaro come moneta di riserva mondiale, oltre alla creazione del FMI e della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, che invece di debellare la povertà l’accentuò.
L’evidenza storica ci dimostra che tali condizioni hanno alimentato due conflitti mondiali. Oggi stiamo inesorabilmente dirigendoci verso lo stesso destino, per questo oggi prima di domani bisogna conoscere per poter rinascere.
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