La provincia multietnica di Milano diventa palcoscenico di una battaglia ideologica combattuta a colpi di prepotenze ed abusi di potere.
Il preside della scuola Iqbal Masih di Pioltello decide di sospendere le attività didattiche il 10 aprile, in occasione della festa di fine Ramadan. Un gesto che, oltre ad essere di umanità e civiltà, risulta anche formalmente impeccabile: i giorni di discrezionalità previsti dalle norme sull’autonomia scolastica gli concedono pieno diritto di agire in base alle esigenze del territorio.
Eppure, invece di essere applaudito per la sua sensibilità e attenzione alle diverse esigenze presenti nella comunità, il preside si trova sotto il fuoco incrociato della politica. Il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, decide di intervenire, dimostrando una mancanza di decenza sconvolgente.
Utilizzando il suo potere politico per intimidire un funzionario pubblico che sta semplicemente facendo il suo dovere, Valditara mostra un’arroganza indegna del suo ruolo e un servilismo nei confronti di certi capi partito davvero intollerabile.
Ma non è finita qui, su impulso del ministro, si mobilita anche L’Ufficio Scolastico Regionale Lombardo, utilizzando il proprio potere per attaccare la scuola di Pioltello con intenti chiaramente politici. Un abuso di potere che rivela la prepotenza di un sistema politico che non tollera la legittima autonomia decisionale delle istituzioni scolastiche.
E cosa dire dell’uso infame dei dati delle prove Invalsi per screditare la scuola? I numeri, presentati in modo distorto e strumentalizzato, non tengono minimamente conto del contesto socio-economico e culturale unico in cui opera la scuola di Pioltello. Il preside e gli insegnanti, anziché ricevere lodi per il loro lavoro eroico nel fronteggiare le sfide quotidiane, vengono invece calunniati e denigrati per un crimine che non hanno commesso.
Il Ministro sembra incapace di comprendere la complessità dei dati delle prove Invalsi, tanto che il preside è costretto a spiegarglielo. Una dimostrazione lampante della sua incompetenza e incapacità di gestire questioni che vanno oltre il suo angusto orizzonte politico.
Questa vicenda, oltre a mettere in luce la corruzione morale dei politici che si piegano ai desideri dei loro padrini politici, rivela anche un’oscura realtà sociale: l’Italia deve ancora fare enormi passi avanti nel riconoscimento e nell’accettazione del pluralismo religioso e culturale. L’islamofobia e l’intolleranza sono ancora ben radicate nel tessuto della nostra società, e questa vicenda ne è una triste testimonianza.