L’accordo di unità nazionale tra le fazioni palestinesi, incluso Hamas, rappresenta un momento storico e di speranza per il popolo palestinese e una vittoria diplomatica significativa per la Cina. Dopo tre giorni di intensi colloqui a Pechino, 14 fazioni palestinesi, tra cui Hamas, Fatah e altre, hanno firmato la “Dichiarazione di Pechino”, un documento che segna un passo avanti cruciale verso l’unificazione e la preparazione di elezioni nazionali.
La Dichiarazione di Pechino, sebbene ancora vaga nei dettagli pratici su come realizzare l’unificazione palestinese, è stata descritta come un “momento storico importante nella causa della liberazione palestinese” dal ministro degli esteri cinese, Wang Yi. Questo accordo non solo mostra l’impegno delle fazioni palestinesi a lavorare insieme per un futuro comune, ma rafforza anche il ruolo della Cina come mediatore globale, particolarmente nel Medio Oriente.
Negli ultimi anni, la Cina ha cercato di rafforzare la sua posizione come alternativa agli Stati Uniti nella risoluzione dei conflitti internazionali. Dopo aver mediato con successo un accordo tra Arabia Saudita e Iran, Pechino si posiziona ora come un attore chiave nel complesso scenario israelo-palestinese. La Cina sostiene la soluzione dei due Stati e ha chiesto un cessate il fuoco a Gaza, promuovendo un approccio di pace e cooperazione in una regione devastata dalla guerra e dalla sofferenza.
L’accordo di Pechino rappresenta il tentativo più avanzato di riconciliazione tra le fazioni palestinesi dal conflitto del 2007, che ha visto Hamas assumere il ruolo di governo della Striscia di Gaza. L’accordo va oltre qualsiasi altro accordo passato tra le parti dal conflitto del 2007. Questo nuovo tentativo di unificazione è un segno tangibile della volontà delle fazioni palestinesi di superare le divisioni interne e lavorare insieme per un futuro di pace e autodeterminazione accelerato e motivato dalla situazione a Gaza.
Il regime israeliano ha respinto fermamente l’idea di qualsiasi ruolo di Hamas nel futuro governo post-bellico di Gaza. Il ministro degli esteri israeliano, Israel Katz, ha affermato che “il controllo congiunto di Gaza dopo la guerra non avverrà perché il dominio di Hamas sarà schiacciato”.
D’altro canto, le fazioni palestinesi, attraverso la Dichiarazione di Pechino, hanno riaffermato il loro impegno per la creazione di uno Stato Palestinese indipendente con capitale Al-Quds (Gerusalemme Est), in conformità con le risoluzioni internazionali. Hanno anche sottolineato il diritto del popolo palestinese alla resistenza contro l’occupazione, in linea con le leggi internazionali e la Carta delle Nazioni Unite.
E’ probabile che il prossimo passo per le parti dell’accordo sarà ricercare il sostegno della comunità internazionale rispetto a questo sforzo di unificazione e lavorare per mettere fine al terribile assedio ed il genocidio che affliggono la popolazione di Gaza e della Cisgiordania.
La Cina, con la sua crescente influenza globale, ha dimostrato ancora una volta con questo accordo la sua capacità di mediare in situazioni complesse e di promuovere la pace in regioni storicamente travagliate. Questo approccio trova la sua ratio negli sforzi cinesi di sostituire gli USA come prima potenza mondiale ponendosi come alternativa non solo economica – come avvenuto negli ultimi decenni tramite i cospicui investimenti cinesi in Africa e Medio Oriente – ma anche politica e questo rappresenta l’inizio di una nuova fase nell’ascesa di Pechino.
Crediti immagine copertina: Pedro Pardo/AFP/Getty Images