La tregua tra Israele e Libano nasconde una resa di Israele? 

Più di due mesi dopo l’escalation del conflitto diretto tra Israele e Hezbollah, e a oltre un anno dall’inizio del supporto di Hezbollah a Gaza dal sud del Libano, un cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti e dalla Francia segna una tregua significativa. L’accordo, ratificato in un contesto di violenti attacchi aerei israeliani su Beirut e altre zone del Libano, permette a Israele di concentrarsi sulla “minaccia iraniana”. L’accordo arriva in un momento in cui Israele ha condotto una serie di attacchi aerei contro i sobborghi meridionali di Beirut, la valle della Beqa’ e altre aree del Libano meridionale.

I 13 punti dell’accordo

  • Hezbollah e tutti gli altri gruppi armati presenti sul territorio libanese si asterranno dal condurre azioni offensive contro Israele.
  • In cambio, Israele non condurrà alcuna offensiva militare contro obiettivi in ​​Libano, sia sulla terraferma, in aria o in mare.
  • Sia Israele che il Libano riconoscono l’importanza della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
  • Questi impegni non rinunciano al diritto intrinseco di Israele e del Libano all’autodifesa.
  • Le forze di sicurezza libanesi e l’esercito libanese saranno le uniche entità autorizzate a trasportare armi o a schierare truppe nel Libano meridionale.
  • La vendita, la fornitura o la produzione di armi e materiale correlato in Libano saranno supervisionate dal governo libanese.
  • Tutte le strutture non autorizzate relative alla produzione di armi e materiali correlati saranno smantellate.
  • Tutte le infrastrutture e le posizioni militari non conformi saranno smantellate e tutte le armi non autorizzate saranno confiscate.
  • Sarà istituito un comitato approvato da Israele e Libano per supervisionare e assistere nell’attuazione di questi impegni.
  • Israele e Libano segnaleranno eventuali violazioni di questi impegni al comitato e alla Forza provvisoria delle Nazioni Unite in Libano, UNIFIL.
  • Il Libano schiererà le forze di sicurezza ufficiali e l’esercito libanese lungo tutti i valichi di frontiera e la linea definita per la zona meridionale, come delineato nel piano di dispiegamento.
  • Israele si ritirerà gradualmente dalla zona meridionale della Linea Blu entro un periodo massimo di 60 giorni.
  • Gli Stati Uniti intensificheranno i negoziati indiretti tra Israele e Libano per ottenere una delimitazione del confine terrestre riconosciuta a livello internazionale.

Dopo una riunione del gabinetto di sicurezza per ratificare il cessate il fuoco, mentre gli attacchi aerei su Beirut e altre località libanesi continuavano, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto un annuncio rilevante. 

Netanyahu ha dichiarato che l’accordo con il Libano permetterà a Israele di concentrarsi sulla “minaccia iraniana”, aggiungendo che Tel Aviv sta contribuendo a “trasformare il volto della regione.” Ha evidenziato che la tregua consentirà alle forze armate israeliane di riorganizzarsi e rifornirsi, preparandosi per possibili operazioni future.

Il Primo Ministro ha sottolineato che Hezbollah è stato gravemente colpito durante il conflitto, con gran parte della sua leadership eliminata e le sue infrastrutture compromesse. Ha affermato che Israele ha raggiunto numerosi obiettivi strategici, tra cui la separazione dei fronti di guerra e l’isolamento di Hamas. Ha avvertito che qualsiasi violazione dell’accordo sarà affrontata con decisione e ha dichiarato che Israele manterrà la libertà di azione contro Hezbollah, grazie al sostegno degli Stati Uniti. Netanyahu ha specificato che Israele risponderà immediatamente a qualsiasi tentativo del gruppo di riarmarsi, costruire tunnel o trasferire armamenti vicino al confine, aggiungendo: “Un buon accordo è quello che viene rispettato, e noi ci assicureremo che lo sia.”

In risposta alle critiche sull’efficacia del suo governo nel gestire il conflitto, Netanyahu ha concluso con un invito alla fiducia nella determinazione e nell’approccio strategico del suo esecutivo.

L’accordo prevede che Hezbollah sospenda tutte le attività offensive contro Israele, mentre Israele si impegna a non condurre operazioni militari in Libano, via terra, mare o aria. Tuttavia, sebbene Netanyahu abbia sottolineato che Israele si riserva la libertà di agire in caso di violazioni, questa clausola non è stata formalmente inclusa nel testo dell’accordo.

Libanesi sfollati tornano a sud, nelle loro case

Sebbene la pausa nei combattimenti abbia rappresentato un sollievo temporaneo, molti libanesi sfollati sono tornati per trovare le loro abitazioni distrutte e intere comunità ridotte in macerie.

Il bilancio è devastante, l’assedio israeliano ha causato oltre 1,2 milioni di sfollati, con 100.000 unità abitative danneggiate o distrutte. I danni economici sono stimati in 3,2 miliardi di dollari, secondo la Banca Mondiale. Tuttavia, rimane incerto chi finanzierà la ricostruzione. L’Iran ha offerto aiuti, ma le sanzioni occidentali e la crisi economica interna limitano il suo intervento. Hezbollah ha promesso soluzioni abitative temporanee, ma le risorse sono insufficienti rispetto ai bisogni della popolazione.

Il 27 novembre, con l’entrata in vigore del cessate il fuoco, migliaia di libanesi hanno fatto ritorno nei propri quartieri. Video mostrano residenti della periferia sud di Beirut, delle città del Libano meridionale e delle regioni orientali, mentre rientrano salutando con il grido “vittoria alla resistenza”. Il presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, e il Primo Ministro Najib Miqati hanno accolto con favore il cessate il fuoco, invitando all’unità per affrontare le sfide della ricostruzione.

Nonostante l’accordo, sono state segnalate violazioni da parte di Israele. Ad al-Khyiam, le truppe israeliane hanno aperto il fuoco sui civili, e a Kfar Kila hanno bombardato la città, impedendo temporaneamente ai residenti di tornare. Il Ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha giustificato le azioni come misure preventive contro Hezbollah. L’esercito israeliano ha confermato che manterrà la propria presenza lungo il confine, limitando i movimenti nelle aree evacuate, con la promessa di informare i residenti di una “data sicura” per il rientro definitivo.

Le reazioni del mondo politico internazionale

I leader mondiali hanno accolto con favore un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah, entrato in vigore mercoledì mattina. Per gli Stati Uniti e la Francia, la tregua tra Israele e Libano proteggerà Israele dalla minaccia del gruppo militante Hezbollah sostenuto dall’Iran e creerà le condizioni per una “calma duratura”, hanno affermato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il presidente francese Emmanuel Macron prima dell’entrata in vigore della tregua.

“L’annuncio di oggi cesserà i combattimenti in Libano e proteggerà Israele dalla minaccia di Hezbollah e di altre organizzazioni terroristiche che operano dal Libano”, hanno affermato i leader in una dichiarazione congiunta.

Gli Stati Uniti e la Francia lavoreranno “per garantire che questo accordo sia pienamente implementato” e guideranno gli sforzi internazionali per “rafforzare le capacità” dell’esercito libanese, hanno aggiunto.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ringraziato il presidente degli Stati Uniti per il suo “coinvolgimento nel garantire l’accordo di cessate il fuoco”. Ha detto a Biden in una chiamata che apprezza la “comprensione del leader degli Stati Uniti che Israele manterrà la sua libertà di azione nell’applicarlo”, secondo l’ufficio di Netanyahu. 

Il primo ministro libanese Najib Miqati ha affermato che il cessate il fuoco era un “passo fondamentale” verso il ripristino della stabilità nella regione. Ringraziando Francia e Stati Uniti per il loro coinvolgimento, Miqati ha anche ribadito l’impegno del suo governo a “rafforzare la presenza dell’esercito nel sud”.

L’Iran ha accolto con favore la fine dell’aggressione di Israele in Libano, dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco: 

Accogliendo con favore la notizia” della fine dell'”aggressione di Israele contro il Libano”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Esmaeil Baghaei, sottolineando il “fermo sostegno dell’Iran al governo, alla nazione e alla resistenza libanese”.

L’Arabia Saudita ha accolto con favore il cessate il fuoco e ha elogiato i paesi coinvolti nella negoziazione. Il regno saudita “apprezza tutti gli sforzi internazionali compiuti in tal senso”, ha affermato il ministero degli Esteri in una dichiarazione pubblicata sui social media, riferendosi all’accordo raggiunto con il sostegno degli Stati Uniti e della Francia.

Per l’Unione Europea, Ursula von der Leyen ha salutato le “notizie molto incoraggianti” del cessate il fuoco, affermando che avrebbe aumentato “la sicurezza interna e la stabilità” del Libano.

“Il Libano avrà l’opportunità di aumentare la sicurezza interna e la stabilità grazie alla ridotta influenza di Hezbollah”, ha affermato.

Un alto funzionario delle Nazioni Unite ha accolto con favore l’accordo di cessate il fuoco, ma ha avvertito che “c’è ancora molto lavoro da fare” per implementare l’accordo.

“È richiesto solo l’impegno totale e incrollabile di entrambe le parti”, ha affermato la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert.

La resa di Israele in Libano

Diversi analisti sottolineano le difficoltà incontrate da Israele nel sud del Libano quasi due mesi dopo aver lanciato un’offensiva terrestre nell’area, nonostante il vantaggio della supremazia aerea. Effettivamente Israele non è riuscito a conquistare alcuna città del Libano meridionale né a fermare gli attacchi missilistici di Hezbollah verso i territori israeliani.

Hezbollah, al contrario, ha intensificato i propri attacchi, colpendo in profondità il territorio israeliano e causando gravi disagi nelle principali città. L’analisi rileva anche un elevato numero di perdite israeliane sul campo e la mancata creazione delle condizioni necessarie per il ritorno di decine di migliaia di coloni israeliani evacuati dal nord del paese a causa dei bombardamenti.

Mercoledì Hezbollah ha dichiarato di aver ottenuto una “vittoria” su Israele e che i suoi combattenti erano pronti, dopo che è entrata in vigore una tregua tra le due parti.

“La vittoria di Dio Onnipotente è stata l’alleata della giusta causa”, ha affermato una dichiarazione del gruppo sostenuto dall’Iran, aggiungendo che i suoi combattenti “rimarranno totalmente pronti ad affrontare le ambizioni del nemico israeliano e i suoi attacchi”.

Si può quindi attribuire la decisione di accettare il cessate il fuoco alla pressione politica ed economica su Israele, inclusa la stanchezza tra le sue forze armate e le difficoltà legate al richiamo massiccio delle riserve. Secondo l’analisi di BBC Arabic, queste dinamiche hanno contribuito a spingere il primo ministro Benjamin Netanyahu verso l’accordo. 

Tuttavia, Israele considera il cessate il fuoco un fallimento, avendo mancato i suoi obiettivi strategici, indebolire significativamente Hezbollah, distruggere le sue infrastrutture e ottenere una chiara vittoria militare nel Libano meridionale.

Il cessate il fuoco di 60 giorni, per contro, rappresenta una potenziale opportunità per Hezbollah, consentendogli di riequipaggiarsi e ricostruire le proprie capacità militari, nonostante le difficoltà nel reperire nuove armi a causa delle sanzioni e delle restrizioni internazionali. Al contrario, Israele, supportato dall’arsenale statunitense, ha mantenuto un approvvigionamento costante di equipaggiamenti militari.

L’analisi evidenzia che Israele ha storicamente violato accordi precedenti, come dimostrano oltre 30.000 infrazioni all’accordo del 2006, e che Hezbollah rimane vigile, pronto a reagire. Inoltre, viene ipotizzato che l’attuale tregua nel Libano meridionale potrebbe trasformarsi in una pausa anche a Gaza, a seconda dell’evoluzione del conflitto.

Nel frattempo, Hamas, ha ribadito il proprio rifiuto di accettare accordi che legittimino l’occupazione israeliana di Gaza. Il movimento insiste sul ritiro completo delle forze israeliane e sulla ricostruzione di Gaza come prerequisiti per eventuali negoziati sul rilascio di prigionieri israeliani.

La situazione umanitaria rimane critica, con il genocidio israeliano a Gaza che, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, ha causato oltre 44.211 vittime dirette palestinesi dal 7 ottobre 2023 (più di 200.000 includendo le vittime indirette, secondo l’analisi di The Lancet). Donne e bambini costituiscono quasi il 70% delle vittime. Una delegazione di sicurezza egiziana dovrebbe incontrare le autorità israeliane per discutere di un accordo di scambio di prigionieri, ma le tensioni nella regione restano altissime.

Israele e la violazione dell’accordo di tregua

Il 28 novembre, Israele ha condotto un attacco aereo nel distretto di Saida, nel sud del Libano, rappresentando l’incursione più profonda nel territorio libanese dall’inizio del cessate il fuoco con Hezbollah, entrato in vigore solo il giorno precedente. La città di Saida, situata a circa 280 chilometri dal confine meridionale del Libano, è stata teatro di un bombardamento mirato nell’area di al-Bazriyyeh. L’attacco ha provocato una grande esplosione, con una nube di fumo visibile a distanza e documentata in numerosi video condivisi sui social media. 

Israele ha giustificato l’operazione affermando di aver colpito una struttura di Hezbollah che ospitava razzi a medio raggio. Parallelamente, l’esercito israeliano ha intensificato le restrizioni nel sud del Libano, emettendo avvertimenti ai cittadini libanesi di evitare spostamenti a sud del fiume Litani durante le ore notturne, tra le 17:00 e le 7:00. Questo avviso rafforza il coprifuoco già imposto il giorno precedente.

L’attacco a Saida si inserisce in una serie di operazioni militari israeliane nel sud del Libano, che includono bombardamenti e attacchi di artiglieria in altre zone. Inoltre, episodi precedenti hanno visto le truppe israeliane aprire il fuoco su giornalisti libanesi nella città di al-Khiyam e attaccare residenti sfollati che tentavano di tornare alle proprie abitazioni. Queste azioni mettono ulteriormente alla prova la fragile tregua in vigore.

Crediti immagine copertina: Adnan Abidi/ Reuters