Giorgia Meloni si è astenuta sulla commissione sull’odio promossa da Liliana Segre dichiarandosi contraria alla censura, ma da anni propone di istituire il reato di integralismo islamico, un altro reato d’opinione.
Il Parlamento ha approvato questa settimana la mozione, presentata dalla senatrice a vita Liliana Segre, che prevede l’istituzione di una commissione sulla propaganda dell’odio, rinominata anche commissione sul hate speech.
La commisione nelle intenzioni dei suoi promotori ha compiti di osservazione, studio e iniziativa per l’indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza nei confronti di persone o gruppi sociali sulla base di alcune caratteristiche quali l’etnia, la religione, la provenienza, l’orientamento sessuale, l’identità di genere o di altre particolari condizioni fisiche o psichiche.
La proposta ha incassato il voto favorevole delle forze di maggioranza mentre Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia si sono astenuti, astensione a cui hanno fatto seguito moltissime polemiche.
Matteo Salvini ha dichiarato che la commissione avrebbe un’impronta orwelliana e che ricorderebbe l’Unione Sovietica, mentre la leader di Fratelli d’Italia ha denunciato l’intento censorio della proposta e in una telefonata alla senatrice Segre avrebbe ribadito la sua contrarietà ad una legge che potrebbe trasformarsi in uno strumento di repressione del pensiero critico su questioni che stanno a cuore al suo partito, come la difesa della famiglia tradizionale.Ha alluso quindi alla futura possibilità di sanzionare dichiarazioni contrarie alla dittatura della propaganda gender.
Giorgia Meloni in un’intervista ad Avvenire ha dichiarato: “emerge la concreta possibilità che siano considerate ‘parole d’odio’ anche tutte quelle che riguardano la difesa dell’identità nazionale, della famiglia naturale e dei valori tradizionali. Il centrodestra ha deciso di non votare a favore di una commissione che introduce la censura politica in Italia…”
Nell’ambito del centro-destra italiano quindi si sono posti, la questione della libertà d’espressione da tutelare da strumenti di censura politica, argomentando giustamente, che nel nostro ordinamento esistono già gli strumenti normativi per sanzionare reati come l’istigazione all’odio e che sia del tutto inappropriato istituire tribunali politici ad hoc basati su parametri per forza di cose opinabili.
Fin qui tutto bene, ci sarebbe da chiedersi perché allora la liberale Giorgia Meloni, che oggi riscopre il valore della libertà d’espressione e teme le censure politiche, nel 2016 abbia presentato una legge per l’istituzione del reato di integralismo islamico.
La leader di FDI infatti chiedeva di punire con una pena di reclusione da 4 a 6 anni tutti coloro che fanno propaganda di idee a favore della pena di morte per apostasia, omosessualità, adulterio e blasfemia o l’applicazione di pene quali la tortura o la negazione della libertà religiosa.
Aggiungeva poi: “si tratta di un fenomeno “inserito nella cultura islamica, interno alla cultura islamica che prolifera ovunque ci sia un’importante comunità islamica e musulmana. Il che non vuol dire dire che tutti siano terroristi” ma che c’è una “specifica ideologia mescolata a una base religiosa”.
Quindi la stessa Meloni che oggi alza le barricate contro la censura del politicamente corretto e che sostiene vi siano già gli strumenti giuridici per sanzionare l’odio, vuole creare un reato d’opinione contro alcune idee che, per quanto condannabili, non sono più pericolose di quelle di chi vorrebbe bruciare i rom o mettere tutti i musulmani in campi di concentramento.
L’incoerenza non finisce qui però, la leader di Fratelli d’Italia si propone di mettere in galera chi promuove l’uso della tortura ma al contempo chiede venga abolito il reato di tortura in Italia perché a detta sua: “impedisce agli agenti di fare il loro lavoro“.
Anche la negazione dell’altrui libertà religiosa è nel mirino della proposta di legge Meloni che però sembra essere abbastanza confusa sul concetto, soprattutto perché negli ultimi anni si è sempre battuta contro la costruzione di moschee.
Il timore poi che le sue idee sulla “famiglia tradizionale” e quindi contrarie all’ideologia gender finiscano sotto la scure della commissione del politicamente corretto mal si concilia con le accuse di “omofobia” attribuite all’Islam e ai musulmani.
Niente di sorprendente, l’onorevole Meloni ci ha abituati ai suoi salti mortali ideologici, qui ne fa addirittura uno triplo, carpiato con tanto di avvitamento ma chi di censura ferisce, di censura perisce.
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