E’ stato assolto in primo grado dall’accusa di truffa il medico giordano Imad El Joulani imputato a Bergamo, per il quale il PM aveva chiesto la condanna a due anni e due mesi di reclusione. Resta invece aperta la causa civile promossa dal Centro Islamico di via Cenisio, causa per cui i conti di Jolani e l’immobile acquistato con i fondi della Qatar Charity sono sotto sequestro.
Questa la sentenza del Tribunale di Bergamo che mette un primo punto fermo sulla vicenda del finanziamento di Qatar Charity sentenziando sulla questione che ha investito la comunità dei musulmani di Bergamo i giudici hanno stabilito che non ci sono elementi per dimostrare la truffa ad opera di Joulani.
D’altronde l’accusa di truffa era stata un’iniziativa del PM che aveva agito d’ufficio ed evidentemente era molto difficile da dimostrare visto che l’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche in Italia) girava i milioni della Qatar Charity Foundation senza preoccuparsi né di stipulare un contratto nè, nel caso specifico di verificare l’IBAN del destinatario (i circa 5 milioni di euro sarebbero stati versati alla nuova associazione di Joulani attraverso ben 7 bonifici)
Le somme sequestrate sui conti riconducibili a Joulani e l’immobile di via san Fermo che aveva acquistato all’insaputa del Centro Islamico di cui era presidente e che aveva intestato ad altro soggetto, rimangono comunque bloccati in attesa del giudizio della causa civile ancora in corso.
Siamo perplessi da questa sentenza- ha dichiarato Mohamed Saleh, attuale presidente del Centro Islamico di via Cenisio- speravamo in un pronunciamento che avesse soprattutto un valore morale
Sul prosieguo legale, Saleh non si sbilancia: “Il procedimento penale prese avvio per decisione della Procura, pertanto il PM ha la possibilità di ricorrere contro la sentenza. Anche noi che ci siamo costituiti parte civile ne abbiamo la possibilità ma ancora non sappiamo quali siano le motivazioni della sentenza. I nostri avvocati studieranno il dispositivo e, di concerto con Qatar Charity, decideremo il da farsi”.
Rimane sullo sfondo la denuncia per la forzatura e l’incendio del Centro di via Cenisio del 22 luglio del 2016
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