La manifestazione delle sardine – movimento apartitico popolare contro i discorsi d’odio – del 14 Dicembre a Roma è stata accompagnato da alcune controversie oltre alle ricorrenti critiche di superficialità sollevate. La protagonista di queste controversie è Nibras Asfa, giovane ragazza musulmana che in occasione della manifestazione ha crticato dal palco Giorgia Meloni facendo il verso al “Io sono Giorgia” divenuto virale. Fra gli attacchi più deumanizzanti e feroci che Nibras ha ricevuto non vi è il commento di un estremista di estrema destra ma di un islamofobo tutto di sinistra, Paolo Flores d’Arcais. In un articolo pubblicato per MicroMega, D’Arcais ha attaccato la ragazza accusandola di essere un’oppressa
Nibras ha ricordato di essere di essere una donna musulmana e di essere contro i discorsi d’odio, messaggio quest’ultimo che rappresenta il cuore del movimento delle Sardine. All’indomani della manifestazione Nibras ha subito innumerevoli messaggi di minacce ed insulti.
La ragazza, di origine palestinese, è stata anche al centro di discussioni in merito ad alcuni commenti sui social da parte del marito Sulaiman Hijazi in supporto della causa palestinese, contro l’occupazione israeliana e per aver chiamato “martiti” i combattenti di Hamas uccisi dall’IDF. Lorenzo Donnoli, l’esponente delle Sardine che ha invitato Nibras sul palco, ha difeso la giovane donna giudicando come inaccettabili gli attacchi subiti dalla ragazza. In merito al marito di Nibras, Donnoli ha ricordato che Hijazi chiama martiri tutti i palestinesi ucciso dai coloni israeliani e vittime del complesso conflitto.
Fra gli attacchi più deumanizzanti e feroci che Nibras ha ricevuto non vi è il commento di un estremista di estrema destra ma di un islamofobo tutto di sinistra, Paolo Flores d’Arcais. In un articolo pubblicato per MicroMega, D’Arcais ha attaccato la ragazza accusandola di essere un’oppressa, affermando che una donna col velo non può occupare spazi come il palco delle Sardine, e citando con una maestria d’odio ed un’ingoranza seconda solo a quelli della Fallaci versi del Corano di cui evidentemente d’Arcais non è certo un esperto. Lui che da ateo militante ha più volte espresso la sua posizione materialista ed anti-religiosa.
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Per comprendere l’attacco di Flores D’Arcais contro una ragazza musulmana, che potrebbe avere l’eta di sua figlia e che egli attacca solo perché decide di dire la sua dalla propria posizione epistemica ben lontana dall’ateismo bigotto del filosofo in questione, bisogna comprendere meglio la posizione fallace ed estremista del personaggio.Flores D’Arcais nel 2016 ha descritto la sua visione del mondo e la sua interpretazione di ateismo. D’Arcais segue il copione dell’ateo militante alla lettera: materialista e con una concezione ingenua e ingiustificabile di etica e morale.
Nell’intervista, D’Arcais cita ad esempio Camus travisandone l’idea e rendendola sempliciotta come lo è il suo stesso ateismo. Camus infatti fece molte riflessioni, come anche David Hume e Nietztsche, sull’assurdità del concetto di etica, giustizia e morale in una concezione atea del mondo. Fu lo stesso Nietzsche a ricordare come l’Occidente doveva alla tradizione giudaico-cristiana (propria anche dell’Islam) la morale che l’ateismo moderno avrebbe preso in prestito prima di piombare nella realizzazione che l’ateismo non è capace di giustificare alcuna etica e giungere ad una società incentrata sulla brutalità, sulla forza, sull’edonismo più smodato. Questa la religione dell’ubermensch Nietztschiano.
Nell’attaccare Nibras, d’Arcais cita il laicismo estremista e dal fare secolar-salafita della Francia. Quello stesso laicismo che ha negato di recente l’accesso ad una casa di riposo ad una suora col velo e che una commissione speciale dell’ONU ha giudicato come violazione dei diritti umani proprio in un caso giudiziario sulla criminalizzazione francese del velo islamico.
D’Arcais cita versi del Corano facendo affidamento su traduzioni ben lontane dal corpus secolare di interpretazioni in materia e che secondo l’improvvisato esperto di islamistica permetterebbe la violenza domestica ad esempio in Corano IV, 34. D’Arcais ignora non solo il corpus letterario di base ma anche le fonti islamiche più elementari sul tema della violenza domestica. Egli ignora ovviamente, nella bolla della sua ingenua ignoranza e del suo ateismo anti-islam, anche l’interpretazione di coloro che hanno sottolineato che il verso legifera sui casi in cui l’uso della forza è permesso anche nei confronti delle donne ma si tratta di contesti di crimine o di ribellione violenta che mette a rischio la sicurezza pubblica, per capirci l’intervento delle forze dell’ordine prevede l’uso della forza ma con dei limiti ben precisi.
La lista delle elementari fonti primarie che provano di volta in volta la portata dell’ignoranza di d’Arcais è lunga. Ibn Abbas, uno dei maggiori commentatori del Corano, compagno e studente diretto del Profeta Muhammad (pbsl) commenta il versetto in questione chiarendo che il gesto è solo simbolico. L’allievo di Ibn Ababs conferma ed elabora la posizione di Ibn Abbas affermando che “l’uomo non picchia la moglie. Semplicemente egli esprime di essere deluso da lei”. Le corti giudiziarie islamiche nei secoli hanno sempre criminalizzato la violenza domestica ed il Corano e l’Islam sono espliciti su cosa debba guidare i rapporti matrimoniali :
“Fa parte dei Suoi segni l’aver creato da voi, per voi, delle spose, affinché riposiate presso di loro, e ha stabilito tra voi amore e tenerezza. Ecco davvero dei segni per coloro che riflettono”. Corano XXX, 21
Lo stesso Profeta Muhammad (pbsl) è stato chiaro sulla questione affermando più e più volte frasi ed ordini quali:
“nessuno le colpisce (le donne) se non il peggiore fra voi” (da Suyuti, Jami al Saghir 1088), “non colpite le serve di Dio (le donne)” (da Sunan Abi Dawud 2146), “non colpite le donne e non insultatele” (da Sunan Abi Dawud 2144) “come potete colpire le vostre mogli come fossero cammelli e poi sperare di abbracciarle?” ( da sahih al Bukhari 6042)
Aisha, moglie del Profeta, disse di suo marito: ” egli non ha mai colpito un servo o una donna”(da sunan ibn Majah 2060)
Flores D’Arcais che cita i movimenti del ’68 travisa l’idea stessa dietro il movimento, che non mirava a denudare le monde secondo le pulsioni patriarcali di D’Arcais, ma a assicurare la libertà di scegliere. L’approccio di D’Arcais è più simile a quel comunismo ateo marxiano e stalinista che oggi guida la politica di oppressione contro gli Uiguri in Cina o la violazione dei diritti umani francesi.
D’Arcais infatti non manca di citare l’esempio francese dicendo che il velo in Francia è “giustamente messo al bando.” ma dimentica che anche su quello integrale l’ONU su questo ha dato ragione alle donne musulmane.
La costituzione italiana fortunatamente non segue le pulsioni ateo-militanti di D’Arcais e nemmeno l’esempio post-coloniale e patriarcale della Francia quando afferma che “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume” (art 19. e che “Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività” (art 20).
Una chiave di lettura del discorso d’odio di D’Arcais è da trovarsi probabilmente in quella tendenza post-coloniale e patriarcale che mira a negare lo spazio pubblico alle donne, in questo caso musulmane. Le donne musulmane devono essere oppresse per poter giustificare l’estremismo laico-salafita di d’Arcais. Esse non possono scelgiere di indossare un capo d’abbigliamento meno rivelatorio decidendo di negare alla vista altrui una parter del corpo intima che a loro appartiene e che loro decidono se mostrare, a chi e quando.
La donna “libera” di d’Arcais è una donna sottomessa al suo patriarcato e allo Stato. Una donna che per dimostrare fedeltà a questo idolo deve denudarsi o essere reclusa. Poco importa se questo significa negare la voca alle donne, vietare loro l’accasso al mondo del lavoro o violare diritti umani. Questo estremismo che non appartiene e non è mai apparternuto allo Stato Italiano d’Arcais non lo troverà mai qui, lui che la fedeltà alla Francia l’ha già giurata. D’Arcais disse in un’intervista per Le Figaro nel 2006 :“Ascolta, questa “occidentalità” di cui parlo mi sembra abbastanza ben riassunta dal trittico “Libertà, Uguaglianza, Fraternità” che adorna i frontoni dei luoghi pubblici in Francia. Il paradosso è che in Italia come in Francia, alcuni conservatori – o “neoconservatori” – usano e abusano dell’espressione “valori occidentali”. In verità, nessuno è più lontano da questa “occidentalità” di questi nuovi difensori del clericalismo, molti dei quali gravitano, in Italia, attorno a Forza Italia. Tutto nelle posizioni assunte da queste persone contribuisce alla cancellazione della distinzione tra temporale e spirituale. Il leader di un movimento di difesa occidentale, il presidente del Senato, Marcello Pera, è emblematico di questa tentazione neoliberale che invade l’Italia. Quando dialoga con Benedetto XVI, è meno come un interlocutore indipendente e critico e più come un fedele che viene a baciare il mulo del Papa! Il clericalismo, alleato del peronismo, costituisce un pericolo dal quale Prodi è chiamato a liberare l’Italia.”
La visione pericolosa di d’Arcais è una visione liberista illiberale, atea, dogmatica, estremista e staliniana simili al salafismo e all’estremismo di destra. Che vada dunque in Francia a predicare la sua religione, magari in qualche mercato del pesce. Li le sardine sono senza vita e senza cervello, proprio come piacciono a d’Arcais.
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