Un incontro che potrebbe far presagire la ripresa di un dialogo tra i musulmani in Italia e le istituzioni dello Stato, quello che si è tenuto venerdì al Viminale e che ha visto protagonisti il ministro dell’Interno prefetto Luciana Lamorgese, affiancata da alcuni collaboratori e alcuni membri della direzione nazionale U.CO.I.I. (Unione delle Comunità Islamiche d’Italia) con alla testa il presidente Yassine Lafram.
Dallo scarno comunicato diramato dall’U.CO.I.I. non è dato apprendere quale sia stata l’agenda dell’incontro, oltre alle espressioni di rito sul clima disteso e collaborativo in cui sono state discusse “alcune istanze relative alla comunità islamica italiana e di competenza del dicastero”. Sembrerebbe però che al centro del colloquio ci sia stata l’annosa questione dell’intesa e le esigenze dei luoghi di culto islamici.
Può avere invece importanza il fatto in se e cioè che dopo la parentesi del primo governo Conte, quando l’inquilino (si fa per dire) del Viminale era Matteo Salvini, un esponente apicale del Governo della Repubblica abbia accettato comunque di confrontarsi con una delle maggiori organizzazioni dei musulmani in Italia.
Certamente sono molte le istanze inascoltate dei musulmani, a partire dalla questione fondamentale dei luoghi di culto, fino agli spazi cimiteriali dedicati.
E sempre sullo sfondo quell’inadempienza costituzionale che nessun governo ha mai voluto affrontare: la piena applicazione dell’art. 8 della carta fondamentale che prevede “apposite intese” con le comunità religiose che vivono nel nostro Paese.
Anche una legge sulla libertà religiosa che potrebbe, con un atto di volontà politica, riempire molte delle carenze di diritti civili di cui soffrono i musulmani, ha avuto un percorso accidentato per un paio di decenni e ormai non se parla quasi più.
Sono circa 2,6 milioni i musulmani nel nostro Paese, oltre un milione hanno la cittadinanza italiana e il trend è in crescita, nonostante un certo rallentamento delle immigrazioni, a causa del maggior tasso di natalità del comparto e per le raggiunte condizioni che autorizzano la richiesta di citttadinanza di molte famiglie d’origine straniera.
Al di là della reppresentatività degli attori, certamente l’U.CO.I.I. ha molte caratteristiche positive in proposito, il problema della rapresentanza democratica non è mai stato affrontato dovutamente ed è compito dei musulmani, prima ancora delle istituzioni, saper dare risposte coerenti e convincenti.
La soluzione anzitutto di stabilire un percorso di emersione dei luoghi di culto informali e di evitare ogni ingerenza straniera, la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha praticamente azzerato la legge anti moschee della Regione Lombardia ha ristabilito una speranza di certezza del diritto. Come disse quel contadino che aveva un contenzioso con l’imperatore prussiano… “ci sono ancora giudici a Berlino”.
Nessun commento