Non ce l’ha fatta Mustafa Qasem, il cittadino americano residente a New York, arrestato nel 2013 in Egitto, con l’accusa di voler rovesciare il regime al Sisi. E’ morto nel carcere Al Aqrab, uno dei più duri del paese.
Il suo fermo era avvenuto all’interno di una ampia ondata di arresti che il generale egiziano Al Sisi aveva messo in atto a seguito del colpo di stato militare nel Luglio 2013. A finire nella rete della polizia giornalisti, cittadini egiziani e stranieri come Mustafa accusati di essere degli oppositori.
“Sono cittadino americano”, poi le botte
Durante il processo, durato dal 2013 al 2018, Mustafa Qasem si è dichiarato sempre innocente, e ha sostenuto di non appartenere a nessun partito politico. Ha raccontato i dettagli del suo arresto avvenuto in maniera immotivata e violenta: “Ero a centinaia di kilometri di distanza dalle manifestazioni e un poliziotto mi ha fermato chiedendomi i documenti. Una volta mostrato il passaporto americano sono stato picchiato e portato via con la violenza”.
Durante la mia permanenza in carcere venivo spesso torturato senza pietà, e non mi venivano date medicine essendo diabetico e malato di cuore.
L’appello a Trump per il rilascio
Nelle sue lettere dal carcere come riporta la BBC, Qasem ha chiesto più volte a Trump di intervenire. “Mostra ai poliziotti egiziani che mi hanno picchiato perchè avevo il passaporto americano che metterai al primo posto gli americani come me. Non so se uscirò di qua, non so se riuscirò a vedere i miei figli di nuovo a New York”.
Purtroppo i suoi appelli non l’hanno salvato. É morto dopo aver indetto lo sciopero della fame nel Dicembre 2019, in protesta per la condanna a suo carico di 15 anni comminata dal tribunale del Cairo per il suo presunto coinvolgimento nelle manifestazioni contro il generale egiziano.
Dopo la morte, il Segretario di Stato americano Pompeo si è detto preoccupato per la stretta sui diritti umani in Egitto, mentre le autorità egiziane hanno informato che sarà aperto un fascicolo per capire le responsabilità nella morte di Qasem. Niente di nuovo insomma. Nelle carceri egiziane sarebbero almeno 100mila i detenuti per motivi politici.
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