“Dottore, non ho niente che non va, ma non mi sento in salute!” Cosi esordisce timidamente una paziente al proprio medico. Chissà quante volte si è chiesta, prima di pronunciare questa frase, se fosse saggio farlo. Di questi tempi nulla è più pericoloso che aprire ai medici l’ignoto che ci abita. Chi vi si arrischia ne paga le amare conseguenze. Si rischia di venir mal capiti e quindi mal curati, per non dire massacrati.
Dopo aver fatto tutte le analisi del sangue, la TC, la MOC, l’EMG, l’ECG, l’RM, l’ecografia, la gastroscopia e la colonscopia, c’è da chiedersi cosa ci sia da augurarsi, perché delle due l’una, o l’analisi trova qualcosa, e allora saremmo costretti ad imbottirci di farmaci, seguire protocolli, follow up, Trial, per curare qualcosa che non sapevamo di avere, quasi di estraneo da noi, oppure tutti questi fantastici esami, queste indagini ipertecnologiche, non trovano nulla, allora significa venir derubricati, se va bene, come ipocondriaci, se va male, inseriti nella categoria dei matti ma non più da legare, oramai i manicomi non esisto più, da sedare piuttosto.
È infatti l’organo che si ammala, o il sistema immunitario o la cellula che impazzisce, qualcosa che quindi non appartiene veramente a noi, qualcosa di cui bisogna liberarsi, senza sapere in fondo perché proprio a noi, e se uno lo sa è come se non lo sapesse, visto che non è provato scientificamente.
Ciò che non si può misurare non esiste
L’idea di malattia che abbiamo è evidentemente riduttiva, insufficiente, fondamentalmente sbagliata, ma invece di cercarne una migliore cerchiamo di spingere tutto dentro le griglie di una concezione figlia di una scienza statica, solo quantitativa, riduttiva, tetragona. Ciò che non si può misurare non esiste, ciò che non si può riprodurre non è scientifico, di ciò che non si può spiegare bisogna tacere.
Allora, chi sente il disagio di vivere nello spazio angusto della medicina scientifica, forse può trovare sollievo nelle parole di uno dei grandi medici omeopatici del passato, J.T. Kent: “
“Lo stato interno dell’uomo precede ciò che lo circonda. Perciò l’ambiente non è la causa, ma fa soltanto, per cosi dire, da cassa di risonanza: reagisce all’interno e lo riflette. Ove esiste il precedente, l’interno, si può avere il conseguente, l’esterno. Lo stato interno imprime la propria forma alla pelle, agli organi, al corpo dell’uomo. L’influsso percorre sempre il cammino di minima resistenza: si muove perciò secondo gli affetti dell’uomo, secondo ciò che l’uomo ama.
Le malattie corrispondono agli affetti dell’uomo
Le cose fluiscono nella direzione in cui egli vuole che fluiscano. Le malattie corrispondono agli affetti dell’uomo. Le malattie che affliggono oggi il genere umano sono le manifestazioni esteriori dell’interno dell’uomo, la rappresentazione delle sue forze interne. L’uomo odia il suo prossimo ed è disposto a violare qualsiasi comandamento: tale è la condizione dell’uomo oggi. E questa si riflette nelle sue malattie.”
Nessun commento