L’Europa si blinda. Le frontiere dell’Unione e dello spazio Schengen sono chiuse dal 17 Marzo. Gli spostamenti limitati, in uno scenario che non ha eguali dalla Seconda Guerra Mondiale. E proprio il termine “guerra” è quello che il presidente francese Macron ha utilizzato per annunciare l’adozione di misure drastiche per contenere la diffusione del Coronavirus.
Durante il discorso alla nazione, Macron ha affermato che “Le frontiere dell’Europa e dello spazio Schengen resteranno chiuse” mentre in Francia, sulla scia delle misure italiane “i nostri spostamenti saranno fortemente ridotti per almeno 15 giorni”
Cos’è spazio Schengen e la sua chiusura
Lo spazio Schengen è un’area di libera circolazione di persone e merci tra paesi europei che hanno abolito i controlli alle frontiere. È uno dei risultati più importanti raggiunti dall’Unione europea, perché garantisce uno dei diritti fondamentali dei suoi cittadini: quello di spostarsi, vivere e lavorare in tutti i paesi che ne fanno parte. Oggi l’area Schengen comprende 26 paesi: 22 membri dell’Unione e quattro esterni (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). Con l’annuncio di Macron questo spazio è chiuso dall’esterno, dunque tutti i viaggi da paesi non europei ad europei sono sospesi. Non solo, anche tra i singoli paesi sono scattati i controlli alle frontiere per timore della diffusione del virus.
Bruxelles aveva chiesto un coordinamento tra i paesi Schengen per evitare il caos ma di fatto ogni paese sta agendo singolarmente. Ad oggi sono 11 i paesi dello spazio Schengen che hanno introdotto controlli serrati alle frontiere: Austria, Ungheria, Repubblica ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Estonia, Germania, Svizzera, Norvegia e Spagna.
Il rallentamento e stop delle merci: rischio black-out della Ue
In questo panico generale a rallentare e a volte fermarsi, non sono solo le persone ma anche le merci e i generi alimentari. Ad oggi infatti i controlli serrati alle frontiere tra i paesi stanno di fatto rendendo più difficile lo spostamento dei beni essenziali sottoposti a stringenti e lunghi controlli ai posti di blocco da parte delle polizie di confine. A denunciare questa situazione è Eric Mamer Portavoce della Commissione Europea che afferma come: “Abbiamo prove di chilometri e chilometri di code in alcuni posti di frontiera. I camion non sono stati in grado di passare a causa dei controlli a quella frontiera o dell’effetto domino a causa di frontiere chiuse in un altro Paese”. E in un mercato come quello europeo fortemente interdipendente, il fermo delle merci sarebbe di fatto catastrofico e minerebbe di fatto uno dei pilastri della Ue, lo scambio e il movimento libero di merci, oltre che persone.
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