La crisi del Coronavirus ha fatto emergere alcune delle problematiche strutturali in Europa ed in Italia legate non solo all’inadeguatezza dei sistemi sanitari, ma anche alla capacità dello Stato di affrontare fenomeni come le fake news, che in un contesto di crisi come quello attuale hanno aumentato il loro impatto negativo nelle società.
Tutti abbiamo visto le innumerevoli sponsorizzazioni per la vendita di mascherine che all’indomani della crisi hanno inondato i social a suon di musiche drammatiche ed immagini da film distopici e post-apocalittici. Questi spot non hanno avuto riserve nell’attuare del terrorismo psicologico esplicito mirato a spaventare la popolazione ed usare la paura per vendere. Inoltre, escludendo qualche debole impegno, i social quali Facebook e Youtube non hanno attuato delle politiche di controllo più severe in un momento in cui tutti i governi d’Europa arrancano per non fare sottovalutare il virus alla popolazione ed evitare al contempo il panico.
Sfruttare il terrore delle persone pur di ottenere visibilità
Il forte desiderio degli utenti online di conoscere il virus, le sue caratteristiche e i modi di affrontare e riconoscere i sintomi hanno rappresentato un terreno fertile per le fake news e per audio e video pseudo-scientifici che hanno fatto il giro dei social diventando virali pur di ottenere visibilità e mettendo a rischio la vita degli altri. Il Governo italiano d’altronde, che già è sotto i riflettori essendo il più importante caso studio europeo nella sfida contro il virus, non ha fatto fin ora molto per affrontare la questione specifica delle fake news.
La democrazia è in terapia intensiva
Uno dei motivi è probabilmente da ricercare nelle critiche che vari giornali hanno sollevato verso le misure “draconiane” di restrizione di alcune libertà democratiche chiave come la libertà di spostamento o di assembramento. Politico.eu, ad esempio, sottolinea in un articolo intitolato “la democrazia è in terapia intensiva mentre il coronavirus arresta i governi” come molti governi stiano utilizzando la crisi per far passare politiche e impiego di tecnologie che altrimenti avrebbero richiesto tempo e fatica, oltre che uno scrutinio democratico ben più severo.
Anche per questo il Governo italiano sta usando i guanti di velluto in questo contesto, soprattutto dopo alcune critiche in materia sollevate dal nostro Parlamento.
Il Twitt del commissario europeo per i diritti umani Dunja Mijatovic
Queste misure in alcuni casi potrebbero risultare in cambiamenti a lungo termine che potrebbero avere effetti ben oltre la fine della crisi, che ci si augura arrivi presto. Sempre Politico.eu riporta il caso del Primo Ministro ungherese Viktor Orbán che sta usando la crisi per far passare delle legislazioni che gli darebbero il potere di comandare il paese senza passare per le procedure democratiche, già in affanno in Ungheria, per un periodo relativamente esteso. La stesso commissario europeo per i diritti umani Dunja Mijatovic ha commentato ha twittato al riguardo:
“La Legge #COVID19 T / 9790 in nel Parlamento dell’Ungheria concederebbe ampi poteri al governo per decidere con decreto e senza una chiara data limite né garanzie. Anche in caso di emergenza, è necessario osservare la Costituzione, garantire il controllo parlamentare e giudiziario e il diritto all’informazione.”
Emblematico il commento di uno degli utenti che conferma la fondatezza delle preoccupazioni del Commissario rispondendole “fatti i fatti tuoi. Ecco!”.
Il Covid-19 come manna dal cielo per lo stato di Israele
Un altro paese che sta vivendo la crisi del Covid-19 come una “manna dal cielo” è Israele. Lo slogan con cui il marketing governativo ha tentato di presentare Israele, e cioè “l’unica democrazia del medio-oriente”, ha da tempo mostrato la sua ipocrisia e infondatezza. Lo slogan, che già da tempo ha toccato il fondo annegando nel mare del sangue, delle lacrime, degli arti spezzati e delle libertà calpestate dei palestinesi, ha subito un ulteriore colpo con la crisi del coronavirus.
Controllo di massa di tutti i cittadini
Il governo di Netanyahu ha infatti fatto passare una misura di emergenza per controllare in massa tutti i telefoni di chi è sospettato di avere il Coronavirus, che includendo gli asintomatici significa tutti. La tecnologia che verrà utilizzata per attuare questo controllo di massa è stata progettata per scopi di antiterrorismo. Il virus dunque ha dato modo al governo di testare la nuova tecnologia prototipo ignorando le voci che hanno criticato questo sgambetto legislativo in merito all’enorme violazione della privacy che ne deriva.
La democrazia scompare alla prima emergenza
In questo contesto la domanda sorge spontanea: la democrazia funziona solo quando non vi sono crisi? In caso di guerra (o nel caso di una pandemia come quella che stiamo vivendo) non è difficile immaginare come i problemi sopra descritti possano moltiplicarsi qualitativamente e quantitativamente in modo esponenziale. Un ulteriore spunto di riflessione riguarda noi come Occidente e la nostra relazione con i paesi non o meno democratici.
Visti gli anni di incessanti crisi, bombardamenti e postumi legati al colonialismo il difetto di elementi democratici nei paesi del Medio Oriente e Nord Africa è forse da ricercarsi non in una inferiorità intrinseca di questi popoli, non in un malato e masochistico piacere derivato dal vedere le priorie libertà limitate e la propria voce soffocata da parte dei regimi al potere, ma semplicemente dal fatto che la Democrazia non è in grado di affrontare queste crisi.
Forse, così come i padri fondatori della democrazia moderna proposero questo sistema dopo aver osservato le insufficienze delle monarchie del passato, ora tocca a noi riflettere per migliorare la democrazia se vogliamo essere più conservatori, o trovare un nuovo sistema se vogliamo essere più audaci. A noi dunque l’ardua sentenza!
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