Non è passato nell’opinione pubblica il concetto che dopo tre mesi di pandemia esistono in Italia terapie efficaci per curare la piccola parte di ammalati che soffre di effetti collaterali gravi.
Scorrendo FB tra un articolo dedicato a Giulietto Chiesa e l’ennesima follia giuridica partorita da una pletora di esperti sui generis, mi imbatto in un commento agghiacciante che purtroppo esprime un sentire diffuso ed è la prova di un trauma collettivo di fronte al quale non esiste la contezza che il Covid non è la peste e che non rischiamo la vita come in guerra.
Non è passato nell’opinione pubblica il concetto che dopo tre mesi di pandemia esistono in Italia terapie efficaci per curare la piccola parte di ammalati che soffre di effetti collaterali gravi. Una utente FB rispondendo a chi spiegava che la gestione dell’emergenza ha comportato gravi lesioni delle libertà democratiche ha risposto ‘ ‘hai ragione ma ora siamo in pandemia e poi saremo in un dopoguerra (sic): dobbiamo fare sacrifici e ringraziare se siamo vivi”. Il commento dimostra la morte della democrazia nella mente di gran parte dell’opinione pubblica, la sudditanza a prescindere ed una folle paura di morire. Mio nonno combattente dalla parte sbagliata mi diceva sempre che chi ha paura di combattere è il primo a cadere in guerra, come se chiamasse a sé la morte. Dolores Ibarruri la Pasionaria della rivoluzione spagnola del 1936 che si batteva dalla parte opposta a quella di mio nonno e che non si piegava ad essere umano disse a ragione: “Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio”.
A quale vita animale, a quale porca vita direi, l’essere umano si adegua accettando la distruzione dei suoi più elementari diritti per conservare il diritto alle funzioni animali? Ben altro è la vita!
Ma noi più che di Covid rischiamo di morire di finanza usuraria, di distruzione del sistema produttivo e di ipersfruttamento da parte di gente senza cuore e senza morale. Questa non è una guerra, noi non dobbiamo ringraziare altri se non il Signore se siamo vivi, non certo un Governo, che qualcosa ha fatto di certo, ma che ha gravi limiti e incertezze. Nonostante la grande popolarità del Premier questo è, e rimane, un Governo liberticida. Oltretutto non è affatto vero che non sapevano niente della pandemia. Esiste dal lontano 2006 come dimostra il Codacons (codacons.it) che sta preparando ricorsi contro lo Stato.
Un Piano Anti Pandemia datato 2006 rimasto sepolto in qualche dorato cassetto del Ministero della Salute e mai preso in considerazione. Ci sono solo state sottovalutazione e trascuratezza che hanno causato un grave ritardo, o sotto c’è altro ? Se a febbraio si fossero isolati subito i piccoli focolai della Lombardia la situazione del Nord sarebbe stata controllabile come è oggi nel Centro Sud. Pochi contagiati pochi malati e pochi decessi. Invece oggi stiamo in uno stato d’eccezione dove sembra che non ci sia un domani mentre invece esistono già nuove terapie efficaci.
Grazie ad esse i decessi e ricoveri in terapia intensiva saranno notevolmente minori anche in caso di ondate successive di pandemia.
L’ intervista al dr. Stefano Manera, anestesista che lavora da settimane alla cura dei malati di Covid presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, prova che nonostante questa malattia sia nuova esistano già delle terapie e che di Covid si guarisce di più e si muore di meno. Che le migliaia di morti in Italia come altrove sono da attribuirsi in parte a malasanità ed in parte ad un errore diagnostico fatto all’inizio dai medici cinesi e poi ripreso anche da noii finché, le autopsie hanno acclarato l’origine della malattia.
Infatti è proprio a Bergamo che i medici si sono accorti che questa patologia prima curata come polmonite interstiziale è in realtà una sindrome sistemica che provoca trombosi dei vasi sanguigni in vari organi e che se si interviene nelle prime due fasi con anticoagulanti ed altri farmaci la malattia si supera addirittura a casa o comunque nella maggior parte dei casi senza terapia intensiva esattamente come una forte influenza.
Su Panorama online il 26 aprile è stato pubblicato un articolo su Covid19: “Noi curati a casa con la clorochina” in cui si riferisce del protocollo medico messo a punto da un centinaio di medici lombardi. I sanitari, stufi di veder morire le persone a casa, hanno curato un gran numero di pazienti con la clorochina.
Su Affari Italiani Antonio Amotoso ci riferisce che la cura c’è ma non se ne parla, che negli ospedali di Pavia e Mantova sono diverse settimane che non muore più nessuno perché il virus viene stroncato in pochi giorni con la sieroterapia. Analoghe sperimentazioni con buoni risultati ci sono in Friuli ed in Campania. Ma se i medici lo sanno perché i media e gli stessi esperti continuano a parlare della pandemia come se l’unica cura possibile fosse il vaccino e come se noi dovessimo rimanere mesi e mesi agli arresti domiciliari e privati dei nostri più elementari diritti ?
Finita la campagna di terrore costruita sulle cifre inizialmente fornite dalla Protezione Civile (che includono tutte le morti nelle RSA di quando di questo virus non si sapeva nulla) adesso stanno preparando la popolazione ad accettare il vaccino, l’App per tracciare gli spostamenti ed una bella finanziaria lacrime e sangue per rientrare del PIL massacrato dal lockdown.
Tutto ciò mentre tutti gli altri Paesi, USA esclusi, stanno meglio di noi. Proprio il modello italiano di autoaffondamento della nazione.
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