Che mio padre fosse un uomo d’altri tempi me ne accorsi quando per salutare una signora si complimentò lodandone la robustezza. Figlio di contadini, cresciuto nella miseria vedendo morire fratelli e sorelle per malattie legate alla denutrizione, mai capì fino in fondo nè i rimproveri di mia madre a queste sue uscite nè tantomeno le reazioni più o meno infastidite delle malcapitate. Ai suoi occhi l’opulenza era il segno più desiderabile di una buona salute e quindi come tale cosa lodevole e segno di bellezza.
Nella nostra società di trasformazioni del genere ce ne sono state moltissime nel giro delle ultime decine di anni, come ad esempio l’abbronzatura tanto desiderata ai nostri giorni quanto evitata con le più minuziose cautele dalle nobildonne di una volta. Con il cambiare della società e delle sue abitudini, cambia il significato di tutti quei più o meno consapevoli messaggi che ciascuno manda agli altri ma che, agli occhi del medico, sono segni e sintomi da interpretare. Cosi mentre una volta il bambino malnutrito era magro, pallido e rachitico, oggi egli si presenta obeso. Gli effetti della malnutrizione che prima si esprimevano con la magrezza, oggi a causa del cibo spazzatura ci appaiono come il suo opposto. Per non parlare dell’esibizionista che ai tempi di Freud girava nudo onde suscitare la meraviglia delle svenevoli donne viennesi, mentre oggi all’epoca della nudità diffusa sarebbe più probabile rintracciarlo sotto un saio.
I sintomi non sono quindi che un linguaggio e come tale cambiano e si trasformano, ancora più nella società della sistematica soppressione di essi. Parliamo sia dei sintomi psichici che di quelli fisici. La tristezza e il lutto non sono più fasi della vita da attraversare ma depressione da curare, l’insicurezza e la delusione o il senso di colpa indistinti stati dell’essere da mettere a tacere tramite ansiolitici. A cefalea segue antinfiammatorio, ad allergia antistaminico e a sfogo cutaneo cortisone.
Cosi si cerca di cancellare un linguaggio o meglio la sua espressione, ricacciandolo nelle profondità dell’essere, ignorandone le cause e stando di risposta quindi in perenne lotta con gli effetti. Allora ci vogliono le analisi, come uno scandaglio su un mare che ci pare piatto ed indistinto, che almeno esse ci sappiano raccontare quello che succede a tutto quello che abbiamo ricacciato noi stessi nelle profondità e di cui ora chiediamo notizia.
Stare a passo con i tempi quindi non è facile per il medico che ricerca la guarigione dalle cause, questo significa non solo sviluppare un occhio attento ai piccoli sintomi che affiorano quasi impercettibili prima che siano soppressi da farmaci o chirurgie varie, ma anche sapere interpretare questi a seconda del contesto familiare e sociale nel quale si sviluppano. Abbiamo bisogno sempre di più di cure profonde, di medici che sappiamo scrutare il fondo dell’uomo, perché questa continua soppressione dei sintomi sta alimentando un distruttivo magma che cova come una rabbia repressa nel fondo dell’umanità. Omicidi e suicidi di cui si fa sempre più fatica a capirne il senso ne sono gli inevitabili sprazzi.